Lo spostamento della linea ferroviaria così com’è stato proposto non basta e non sarebbe conveniente alle esigenze dei viaggiatori di Pietra Ligure.
di Mario Carrara
Partiamo da un dato di fatto evidente: le poche stazioni rimaste della parte di linea FS del Ponente, già spostate “a monte”, cioè tra Andora ed il confine di Stato sono “in quota”, sopraelevate di una dozzina di metri, rispetto al piano del terreno, e sono ubicate talmente “fuori” dal contesto urbano da sembrare come “cattedrali nel deserto”. Citiamo due casi ad esempio: Taggia-Arma e la stessa Andora. Tutta la nuova linea sembra stata concepita solo come unicamente protesa verso un collegamento che raggiunga velocemente il confine, a prescindere dalle esigenze di una connessione accettabile con gli abitati dei vari territori attraversati dal nuovo percorso della linea stessa. C’è il “ribaltamento”, all’opposto, del concetto che aveva retto l’idea della vecchia linea ferroviaria, cioè un collegamento che, oltre all’obiettivo della meta finale “capolinea”, fungesse anche da “metropolitano” tra le varie, piccole località che il percorso attraversava.
È il concetto che, pur con un forte potenziamento della linea che va verso Roma, è ancora ben valido e saldo nel Levante della Liguria.
Quello che si vede nel progetto dello spostamento della tratta Finale-Andora, presentato ai Comuni, è anche per Pietra Ligure proprio questo passo finale: una stazione in quota sopraelevata, avulsa dal contesto urbano. Ma servirebbe a Pietra una struttura del genere? Migliorerebbe il servizio per l’utenza ferroviaria? La risposta è no. Le uniche stazioni ferroviarie “complete” ove fermerebbero tutti i treni e soprattutto i rapidi, gli intercity o quant’altro verrà istituito in futuro, sarebbero quelle di Finale Ligure e di Albenga. Le poche altre sulla linea sarebbero, più che altro, delle semplici “fermate” per treni locali; ma, probabilmente, tra i treni locali, per pochissimi di essi; un po’ la malinconica fine che hanno fatto adesso le stazioni di Borgio Verezzi, Borghetto, Quiliano-Vado, ecc, presso le quali, basta guardare un orario ferroviario, i treni che si fermano si possono contare sulle dita delle mani.
E la realizzazione di una stazione nuova, di quelle dimensioni, che occuperebbe interamente tutto lo spazio dei terreni racchiusi tra le due strade che portano, da una parte nella Valmaremola e, dall’altra, a Giustenice, avrebbe pure un impatto ambientale devastante. Per vari motivi; tra essi il fatto che, distruggendo totalmente l’unica area agricola o verde rimasta integra all’espansione edilizia, creerebbe nient’altro che, come scritto prima, un’altra “cattedrale nel deserto”, lontana da tutto, sia dal centro urbano che dall’ospedale Santa Corona, con collegamenti pubblici viabilistici tutti da inventare, specie per le ore notturne e, tutto ciò per quei pochi treni locali che ad essa fermerebbero.
Oltre a ciò si deve pensare che chi prende il treno, oltre ovviamente alla stazione di partenza, deve pensare a quella del ritorno e, come detto, a Pietra Ligure i treni in fermata sarebbero pochissimi, mentre a quella di Finale Ligure fermerebbero tutti. Si immagini di un viaggiatore che, prendendo il treno a Pietra lasci la sua automobile parcheggiata lì e, pur avendo previsto il ritorno alla stessa stazione, sia poi costretto, per imprevisti, a servirsi di un treno che ferma solo a Finale… magari di notte, d’inverno e con l’automobile parcheggiata lassù, nei parcheggi della nuova stazione di Pietra Ligure. E come ci arriva?
Ma la cosa più grave è che proprio in tutto il sottosuolo interessato dagli sbancamenti per edificare le poderose costruzioni delle strutture su cui si poserebbero i binari e la stessa stazione, è pressoché certo che vi siano le vestigia di consistenti rovine di epoca romana. Ciò era stato già riscontrato all’epoca della realizzazione del metanodotto, quando furono rinvenute tante tombe risalenti all’antica Roma. E dove i Romani edificavano le loro tombe? Lungo le strade ma, comunque, nei pressi o non lontano dai luoghi abitati.
Che nel sottosuolo di tutta quella vasta area, mai esplorato compiutamente, vi siano le rovine di una stazione romana o, addirittura, dell’antica Pollupice, tanto ricercata dagli archeologi nei secoli passati, ma mai trovata, è una cosa, come dicevamo, molto probabile. Un terreno compreso tra due fiumi ed alla confluenza dell’antica strada romana che, provenendo dai monti, trovava proprio lì l’unico sfogo pianeggiante, per poi proseguire di nuovo nel suo percorso in collina, pare il luogo ideale per aver ospitato la leggendaria “mansio” romana tanto ricercata.
Ebbene, tutto questo patrimonio storico culturale verrebbe probabilmente irreparabilmente distrutto. Per cosa? Per costruire una struttura ferroviaria che servirebbe ben poco alle esigenze degli utenti Pietresi, ai lavoratori pendolari, agli studenti, agli stessi turisti. Questi ultimi, per la maggior parte utilizzando i veloci Intercity, della stazione di Pietra Ligure probabilmente non se ne servirebbero quasi mai.
Appare, quindi, che avere una stazione come quella descritta rappresenterebbe soltanto la smania campanilistica di mettere una “bandierina” su Pietra Ligure, con la scritta “stazione”, senza che, quest’ultima serva granché. E per di più con tutte le criticità che abbiamo descritto.
Alla luce di tutto ciò è sembrato molto più realistico e ragionevole proporre una soluzione alternativa, ipotizzando uno spostamento “ancora più a monte” in una linea parallela a quella seguita dal tracciato dell’autostrada, con gallerie che escano e rientrino nella montagna, intervallate da un viadotto per il breve tratto all’aperto.
Ciò vuol dire e comporta: rinunciare alla stazione.
Il Consiglio comunale di Pietra Ligure, ben noto luogo democratico di battaglia e contrapposizione, sotto il profilo dialettico, delle posizioni rappresentate, per una volta e su un tema molto importante, si è ritrovato unitario ed unito nel sostenere questa posizione. Ha approvato all’unanimità, per le ragioni fin qui esposte, la mozione che, appunto, trattava dell’argomento; mozione che costituirà, essa stessa col suo dispositivo, il documento da inviarsi alla Regione Liguria alle Ferrovie ed alla Sovrintendenza ai monumenti della Liguria. Per una volta, tutti i consiglieri, che rappresentano tutti i cittadini di Pietra Ligure, hanno condiviso una scelta nell’interesse del futuro della città.
Mario Carrara, consigliere comunale
19/6/2025