Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

Settimanale d’informazione senza pubblicità, indipendente e non a scopo di lucro Tel. 350.1018572 blog@trucioli.it

‘La toga strappata’. A 42 anni dal ‘caso Teardo’. Non è stata sconfitta l’emergenza morale e democratica. Falcone a Del Gaudio: ‘Andare avanti a qualsiasi costo, ma è veramente difficile’


14 giugno 1983, scoppia a Savona il “caso Teardo” – Il libro La toga strappata di un magistrato coraggioso, Michele Del Gaudio.

di Ezio Marinoni

Il 14 giugno 1983 i carabinieri, su mandato dei giudici Francantonio Granero e Michele Del Gaudio, arrestano nella sua casa di Albisola Superiore Alberto Teardo, Presidente della Regione Liguria dal 28 settembre 1981 al 25 maggio 1983, esponente della P2 (ma ha sempre negato) e del PSI, insieme ad altri compagni di partito, tra i quali il Sindaco di Albissola Marina, Borghi.

Nei giorni seguenti si verificano altri arresti di esponenti del PSI e della DC: alla fine del processo quasi tutti gli imputati sono condannati per corruzione e associazione a delinquere semplice (non viene riconosciuto lo “stampo mafioso”): risultano assolti l’ex-deputato socialista Paolo Caviglia e il sindaco di Borghetto Santo Spirito, l’architetto Bovio, iscritto al PCI.

Al momento dell’arresto Teardo si trova in campagna elettorale, dopo l’esperienza di assessore e di Presidente della Regione Liguria: il fatto è una vera e propria “bomba” sull’intero sistema politico savonese e ligure; quasi nessuno vuole riconoscere la dimensione di quell’episodio che risulta anticipatore di “Tangentopoli”.

Due anni prima, nel 1981, il magistrato Gherardo Colombo aveva sequestrato, a Castiglion Fibocchi in provincia di Arezzo, le liste degli appartenenti alla loggia massonica segreta P2 di Licio Gelli. In quegli elenchi figurava anche il nome di Alberto Teardo.

Ha scritto Franco Astengo: «La “questione morale savonese” presentava, rispetto ad altri fenomeni evidenziatisi proprio in quel periodo, come il caso “Biffi Gentili” a Torino (laddove fu il sindaco Novelli ad attivare il meccanismo di riferimento alla magistratura), elementi di assoluta originalità.

Si trattava infatti dell’esistenza, non tanto e non solo di una “centrale” collettrice di tangenti, ma di un fenomeno di contropotere organizzato in cui erano poteri extra-legali (appunto le logge massoniche “coperte”) a determinare gli assetti politici e gli atti concreti della Pubblica Amministrazione al di fuori da qualsiasi possibilità di controllo democratico.

Lo stesso rapporto con la società che era stato instaurato da questo potere extra-legale non risultava essere di natura classicamente clientelare (per cui si sarebbe potuto parlare semplicemente di reciproco favoritismo tra società civile e ceto politico) ma si trattava, invece, di un fenomeno di vera e propria “progettualità criminale” che puntava a contaminare (realizzando l’obiettivo) i diversi settori della politica, delle professioni, dello stesso mondo del lavoro.

Era quello il punto, che riconosciuto adeguatamente, avrebbe dovuto portare da subito a considerare Savona un “caso nazionale” (oggi mai citato nelle vicende nazionali dai maggiori mass media, tv incluse).

Ultima pagina di copertina del libro

Si può ipotizzare che sia stato, all’epoca, il processo di deindustrializzazione savonese il vero punto di copertura dell’intreccio politica – affari? Quanto la liberazione delle aree si è collegata alla speculazione edilizia? A distanza di tanti anni, quel ragionamento si ripropone non solo per scrivere la storia o per mettere i tasselli giudiziari al loro posto rispetto a quell’assetto sociale: l’emergenza morale e democratica esiste ancora. Ad esempio, la finta telefonata truffa con la voce falsificata del Ministro Crosetto poteva essere lo spunto per una nuova inchiesta, ma tutto è già finito nell’oblio: nessuno si è chiesto per quale motivo un imprenditore di successo paghi a importi consistenti sulla base di una semplice telefonata ricevuta da un politico?

Dopo 42 anni, il “caso Teardo” può aiutare a riprendere in esame la “questione morale” e progettare un’alternativa politica credibile, rispetto a chi ci ha governato o ci governa oggi.

Per capire meglio i termini della questione e cercare di immedesimarmi in quel clima, ho letto un pamphlet scritto dall’allora magistrato Michele Del GaudioLa toga strappata (1992), pubblicato in appendice al periodico “Avvenimenti”, da Tullio Pironti Editore. Si tratta di un lungo epistolario, dal quale si possono trarre emozioni “in diretta” di un giudice in prima linea contro il crimine e il malaffare, oltre a un insegnamento sottotraccia valido anche per i nostri tempi.

«Per me le cose diventano sempre più complicate. Ogni giorno di più ci rendiamo conto di essere in presenza di un’associazione mafiosa. (…) » (pag. 27)

«Savona, 20 giugno ‘83

Cara Lu,le indagini vanno bene, nonostante le intimidazioni di potenti uomini politici. (…) » (pag. 31)

Il riferimento è alle roventi dichiarazioni di Bettino Craxi contro i magistrati e alle parole dell’On. Gaetano Scamarcio, sottosegretario alla Giustizia.

Un anno e mezzo dopo la giustizia inizia un nuovo percorso sui fatti contestati nel 1983 a Teardo e agli altri imputati nel primo processo.

«Savona, gennaio ‘85

Cara Lu, è partita la Teardo Bis, che racchiude tutti i fatti reato che sono stati stralciati da quella principale, perché abbisognavano di ulteriori accertamenti e verifiche. (…) » (pag. 56)

E si arriva alla sentenza.

«Savona, agosto ‘85

Cara Lu, come avrai letto dai giornali il Tribunale ha condannato a pene molto severe, anche 12 anni di reclusione, gli imputati, ma li ha assolti dall’accusa più grave, l’associazione di tipo mafioso. (…) » (pag. 59)

Nell’ultima pagina del libro leggiamo le amare conclusioni del giudice Michele Del Gaudio.

« (…) Cara Lu, vedi io credo che noi non riusciremo a vedere una società veramente giusta, ma senza dubbio il nostro contributo, per quanto modesto, sarà importante per consentire ai nostri figli di vivere in un mondo migliore. Sto andando a parlare nelle scuole dei problemi della giustizia ed il mio messaggio ai giovani è di non aver timore di essere onesti, leali, corretti, altruisti; solo se la loro vita sarà costruita su questi valori, rifiutando egoismo, disonestà, carrierismo, clientelismo, consumismo, metteranno una seria ipoteca su un’esistenza sana e felice. Mi dirai che è un’utopia. Ma non era forse un’utopia l’Unità d’Italia, «quel fatto meraviglioso che sembra una leggenda ed è invece una storia»? E non lo era, appena pochi anni fa, la caduta del muro di Berlino? Io spero che il desiderio di vivere in un mondo migliore sia un’utopia al pari di queste.

Telefonami tra vent’anni, forse ti darò una risposta.

Michi»

Quest’ultima lettera è datata gennaio 1991, scritta da Torre Annunziata, sembra un testamento scritto dopo una serie di sconvolgimenti che hanno travolto il mondo della politica bipolare dei lunghi decenni della guerra fredda.

Un anno dopo, il 17 febbraio 1992, avviene l’arresto di Mario Chiesa a Milano, che squarcia il velo degli intrecci da affari e politica, una lunga inchiesta che prenderà il nome di “Mani pulite”.

Il 23 maggio 1992 il giudice Giovanni Falcone, l’uomo che aveva individuato come la cupola mafiosa potesse influenzare affari e politica, viene ucciso a Capaci dalla mafia.

La nostra speranza è che le idee degli onesti continuino a camminare e si facciano strada nella società.

Ezio Marinoni

Giugno 1983. I giudici istruttori Granero e Del Gaudio che firmarono gli ordini di cattura e che si spostavano per gli interrogatori dalla vecchia sede del tribunale, con un’auto blindata, alla caserma dei carabinieri allora in Corso Ricci,

NOTA DI TRUCIOLI.IT -Il settimanale L’Europeo aveva titolato ‘La storia ‘segreta’ del ‘ciclone Teardo’. L’articolo riportava una frase del giudice Del Gaudio. “Ma l’inchiesta Teardo-bis  che puntava a scoperchiare la pentola del malaffare di Via del Corso a Roma, un decennio prima di Mani Pulite, è stata insabbiata. In un anno abbiamo accertato 368 reati. Si pagavano tangenti dai grandi appalti alle forniture di salame all’ospedale. Da Savona stavamo per arrivare a Roma. Hanno iniziato ad intimidirmi.  Un avvocato mi disse ‘lo sa quanto vale la sua vita, non più di dieci milioni’. E il sottosegretario della Giustizia, Gaetano Scamarcio,  mi accusò in Parlamento e sui quotidiani di fare politica per aiutare Ciriaco De Mita. Sono stato anche denunciato da due massoni vicini al PSI che sostenevano che mi ero comprato un attico dal Pci. (Notizia subito ripresa, in prima pagina, con titolone, da un quotidiano della sera di Milano ndr). Sono stato costretto a difendermi. Ovviamente non era vero. …..Mi cominciava a pesare la scorta e l’auto blindata, anche se mi fanno più paura i mitra e le pistole degli agenti della Digos che quello che poteva capitarmi. …Mi hanno sfasciato i vetri della macchina e non era un furto…Una signora che abitava nello stesso mio pianerottolo mi informò che una notte sentendo dei rumori si era alzata da letto e dallo spioncino ha visto la porta dell’ascensore aperta e un uomo intento a guardare la mia porta, in effetti avevo paura che volessero incendiare l’alloggio dove abitavo…Bettino Craxi, segretario nazionale del PSI dichiarava alle agenzie di stampa che “l’iniziativa dei magistrati liguri è una volgare strumentalizzazione politico-elettorale….”

Direttore de L’Europeo è stato anche Lanfranco Vaccari che, ricordava Del Gaudio, oggi è direttore responsabile de Il Secolo XIX di Genova.

In archivio un articolo de ‘Il Settimanale‘ (accreditato, all’epoca, vicino ai servizi segreti ‘deviati’?) metteva sotto cattiva luce un massone pentito (di Loano-Borghetto S- Spirito ndr) di aver firmato l’esposto che diede avvio all’inchiesta. Si accusava Il Secolo XIX, in particolare la cronaca giudiziaria di Savona, di essere stato la cassa di risonanza con lo zampino di un quotidiano comunista e il ‘beneplacito’ di Sandro Pertini.  Da presidente della Repubblica Pertini con un un comunicato ufficiale prese le difese dei magistrati di Savona: “Da due anni e mezzo ho troncato ogni rapporto con i dirigenti della Federazione del Psi di Savona, rifiutandomi di ricevere i suoi rappresentanti.”. Il presidente smentì inoltre che il signor Leo Capello, ‘cassiere del clan’, tra i condannati in via definitiva, fosse suo ‘figlioccio’.

Il Settimanale è stata una rivista di politica, cultura, economia e attualità fondata da Edilio Rusconi. Fu pubblicata a Roma a partire dal 1974…..”

Il Giornale, in un articolo del 2016, ha scritto: ….”Rusconi un editore scomodo, troppo anticomunista (vedeva i sindacalisti come «i più rozzi rappresentanti della più selvaggia inciviltà», considerava il Pci «il vero partito neo-nazista» e non sopportava neppure la sinistra democristiana…).


Avatar

Ezio Marinoni

Torna in alto