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Liguria e Basso Piemonte

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J’accuse di un lettore: radiografia del fallimento progettuale di Autofiori e il recente raddoppio a monte dei binari, che strangolano il Ponente ligure


L’Autofiori e il più recente “raddoppio a monte” della ferrovia litoranea riflettono la miopia (in buona fede o in malafede) dei politici, degli amministratori e dei tecnici “esperti” che si sono succeduti dal dopoguerra in poi con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

di Mario Forni

Buongiorno Trucioli.it! Vorrei esprimere alcune mie riflessioni sull’interessante articolo di Giuseppe Testa (vedi….) in merito all’Autostrada dei Fiori.

Questa autostrada e il più recente “raddoppio a monte” della ferrovia litoranea riflettono la miopia (in buona fede o in mala fede?) dei politici, degli amministratori e dei tecnici “esperti” che si sono succeduti dal dopoguerra in poi non solo in Liguria, ma, direi, praticamente in tutta Italia.

Lo sviluppo del trasporto su gomma (sia di persone che di merci) a tutto svantaggio di quello su ferro in nome di presunte libertà di spostamenti, elasticità, capillarità, economicità, velocità, ecc. ecc. ha dimostrato tutto il contrario di quanto si proponeva di raggiungere.

Testa afferma che se l’autostrada fosse stata realizzata con tre corsie per senso di marcia (come previsto in sede di progettazione) anziché con due i problemi di traffico oggi non ci sarebbero stati: ne è proprio sicuro? Più strade e maggiore ampiezza delle stesse sono un richiamo di traffico purtroppo oggi verificabile in qualsiasi situazione, i “colli di bottiglia” (rappresentati, nel caso delle autostrade, dalle entrate/uscite e dalle strade di accesso spesso a ridosso o all’interno di paesi, concepiti per essere attraversati da gente a piedi o a cavallo e non da auto sempre più ingombranti ed enormi autotreni) diventano ancora più stretti, con tutto quello che ne consegue.

Le strade delle amene località rivierasche nel periodo estivo sono diventate nel corso degli anni un’orripilante distesa di lamiere e plastica in lento movimento o ferme. Urbanisti e trasportisti di cinquanta-sessant’anni fa non lo potevano prevedere? Dubito assai sulle loro capacità ingegneristiche. Lo sviluppo stradale (inevitabile, ma moderato) sarebbe stato accettabile se nel contempo si fosse sviluppato e potenziato il trasporto pubblico, innegabilmente necessario per far fronte a spostamenti di massa sia per lavoro, sia per studio, sia per turismo. Nulla è stato fatto di ciò in Liguria.

Il trasporto pubblico su gomma è invischiato in quello stradale e, pur aumentando i passaggi, l’alternativa è valida solo per chi non possiede un mezzo personale… La vera alternativa sarebbe stata la ferrovia (e mi dispiace che Testa non l’abbia minimamente presa in considerazione): uso il condizionale perché così come è stato fatto, il “raddoppio a monte” ha sacrificato di fatto la ferrovia per il trasporto locale a detrimento di tutti (residenti e turisti) e di tutto (merci).

Mi fa molto pensare il fatto che tanti veri esperti del settore hanno nel corso degli anni proposto (e dimostrata la fattibilità) di recuperare le sedi ferroviarie abbandonate a seguito del “raddoppio a monte” per realizzare delle metrotranvie (o dei servizi “tram-treno” che dir si voglia), svincolate dal traffico stradale e nel contempo, dove possibile, collegate alle poche stazioni ferroviarie rimaste.

Nossignori, niente di tutto ciò, gli amministratori comunali, provinciali, regionali premevano (e purtroppo premono ancora) per eliminare la “barriera di ferro che attraversava le città e i paesi per recuperare preziosi spazi, con la possibilità di creare parcheggi, ampliare strade parallele e, non ultimo, realizzare una ciclabile litoranea. Ciclabile paesaggisticamente di indubbio enorme valore (qualcuno ricorda il magnifico paesaggio che si ammirava dai finestrini dei vagoni ferroviari?) che qualcuno ritiene essere “mobilità sostenibile“, senza rendersi conto che questa viene utilizzata in preponderanza da turisti e quindi solo in determinati periodi dell’anno senza portare alcun beneficio al traffico delle parallele strade. In compenso nei paesi dove ciclabili interne sarebbero davvero utili per frequenti spostamenti da parte soprattutto dei residenti, queste mancano del tutto.

Non voglio dilungarmi su questa situazione perché genera in me (frequentatore della bellissima Liguria sin da bambino) troppa rabbia. Probabilmente sono in arrivo altre nuove colate di cemento (e asfalto). Grazie per l’attenzione.

Mario Forni

LA RISPOSTA DI GIUSEPPE TESTA
Vorrei dire che sono d’accordo con Lei su praticamente tutti i punti. Scrivendo in modo “informato” ho avuto un incontro con un famoso urbanista svizzero (che ha lavorato in grandi città ed in tutti i continenti) che mi ha illustrato come corsie di accelerazione e decelerazioni molto lunghe, con la terza corsia, ovvierebbero alla gran parte dei rallentamenti. Vista la sua professionalità gli credo.
Non a casa termino così il breve scritto:

… con l’autostrada… “Si è di colpo interrotto il millenario rapporto economico-sociale-culturale fra mare-monti-Langhe-pianura Padana, a vantaggio di un modo di muoversi parallelo alla costa. Oltre a ciò, queste opere moderne e necessarie hanno permesso e permettono di arrivare a molte più persone ed automezzi di quanti l’ecosistema possa sopportare, creando situazioni a volte insostenibili dal punto di vista ambientale.
Cosa fare per il futuro? Milioni di posteggi? Altre opere faraoniche che danneggerebbero ulteriormente il territorio? Limitare l’afflusso turistico? Personalmente, non sono propenso a nuove colossali soluzioni. Credo che l’unica possibilità concreta per noi residenti sia il recupero di una dimensione di vita più umana, fatta di capacità e voglia di camminare, di utilizzare biciclette (naturalmente per chi può farlo), con un uso più limitato dei mezzi a motore.

Questo vale soprattutto per gli abitanti dei fondovalle. Non è sempre ipotizzabile che chi risieda ad esempio, nel primo entroterra, in luoghi elevati sul livello del mare, possa usare la bicicletta o muoversi a piedi. Per quello che riguarda turisti e visitatori sarebbe consigliabile educare ad una mobilità con trasporti pubblici (treni e corriere), servizi che sono stati quasi abbandonati nel tempo a favore dei mezzi a motore privati. Naturalmente questi servizi andrebbero migliorati”. Non ho voluto trattare della ferrovia, di circa un secolo più antica, ma lo farò presto. Grazie della cortese attenzione, Giuseppe Testa


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