Sul lupo qualcosa si muove, sebbene con la lentezza tipicamente italiana a fronte di ogni problema sociale.
di Franco Zunino*

Segnala infatti, e diffonde, il prof. Michele Corti, “ruralista e professore associato dell’Università di Milano”, che: «In occasione del dibattito nelle commissioni parlamentari sul parere da fornire sulla proposta di direttiva che sancisce il declassamento del lupo da “specie rigorosamente protetta” a “specie protetta”, l’ISPRA E Ministero dell’Ambiente, nella relazione trasmessa alle commissioni, riferiscono che tra il 1917 e il 2014 vi sono stati 19 attacchi da parte di 7 lupi alle persone. Non sono tutti gli attacchi avvenuti perché Ispra certifica solo quelli per i quali è stato effettuato l’esame del Dna dell’animale aggressore.»
È, questo, un riconoscimento non tanto importate quanto RIVOLUZIONARIO! È lo Stato che infatti smentisce i tanti soloni che per anni hanno negato la verità dei fatti! Hanno fatto ostracismo contro chi metteva in discussione questa possibilità (che il lupo possa essere aggressivo verso l’uomo) e segnalava fatti quasi sempre nascosti dai media partigiani dei lupofili (poi ci riempiamo la bocca di democrazie e libertà di stampa e pensiero!).
Da oggi… il lupo aggressivo verso l’uomo è nudo, e lo possiamo dire ad alta voce! E bugiardi sono stati i tanti che l’hanno sempre negato! Non resta che sperare che la stessa cosa possa presto succedere per stabilire che MAI la colonizzazione del lupo nelle Alpi è stata effetto della progressiva crescita del Lupo appennino (Canis lupus italicus) *, bensì di inopportune, illegali e fraudolente liberazioni iniziate sul versante francese e forse poi proseguire anche su quelli austro-germanici e svizzeri (già famosi per la reintroduzione, con lo stesso metodo, della lince europea!). Peraltro così facendo mettendo a rischio l’endemica popolazione appenninica! A quando le indagini per stabilire quanto poco o niente Dna di questa sottospecie sia presente nelle popolazioni alpine?
La presenza del lupo a nord della Romagna prima del 1980 furono gli stessi studiosi ed esperti a negarla (salvo il piccolo nucleo comparso quasi per miracolo in Val Borbera e che gli stessi esperti stabilirono essere di probabile – ed ovvia e anche logica, diciamo noi! – fraudolenta liberazione di alcuni individui!), certificandolo nero su bianco (pubblicazione tecnico-scientifica): «I dati finora raccolti nel corso di questo studio nell’Appennino romagnolo indicano la presenza stabile di un nucleo di lupi nell’area in oggetto. Riteniamo che questa popolazione rappresenti una emergenza naturalistica di grande valore, sia perché si tratta del nucleo più settentrionale d’Italia…».
Siamo nel 1984! In seguito in molti “dimenticarono” queste loro asserzioni. Per dare un giudizio critico a quanto sopra si deve sapere: che la prima segnalazioni di lupo in Francia risale ai primi anni ‘90 (esemplare con evidenti segni di aver portato un collare!); che i primi avvistamenti in Piemonte (Alpi meridionali a confini con la Francia!) e il primo nucleo piemontese (sempre Alpi meridionali ai confini francesi!) tale da potersi definire “branco” risale al finire degli stessi anni ‘90. Ovvero, quanto tra la Provincia di Cuneo e Genova (e particolarmente in quella intermedia di Savona) esisteva un vuoto assoluto di presenze, avvistamenti di lupi e/o mere segnalazioni di loro danni a selvaggina e men che meno ad armenti domestici!
Cosa che smentisce la ragione dell’improvvisa apparizione di interi branchi di lupi a cavallo tra la Francia meridionale e il Piemonte (ma particolarmente in Provenza, Francia) in quei primi anni ’90! Un focolaio, si ripete, improvviso e poi accresciutosi – e tale ancora oggi rimasto e dimostrato poi da diverse pubblicazioni scientifiche con tanto di carte tematiche ad evidenziarlo…. Che però, come per gli attacchi del lupo all’uomo, sempre i cosiddetti “esperti” e studiosi negarono (come tutt’ora negano!) la provenienza da liberazioni fraudolente in Francia! Anzi, attestavano – pur senza uno straccio di prova, se non le solo loro credenze! – una provenienza dall’Appennino; ma non perché dimostrato, bensì perché così DOVEVA ESSERE!
Visto il cambio di rotta sulla pericolosità del lupo, prima negata per decenni e poi infine ammessa, non resta che sperare che prima o poi anche per questi, ormai da considerarsi “lupi alpini”, esca un giudice a Berlino, che si pronunci attraverso analisi scientifiche VERE (e non già manipolate per far attestare quello che prima di iniziarle si è già stabilito di far attestare,… come si è fatto finora!).
*Franco Zunino
(Segretario Generale AIW)