Si va verso una proroga della pratica di liquidazione delle aree Ferrania: sfumata l’ipotesi del termovalorizzatore la possibilità di vendita delle aree ( 20/30 mila mq) si sta allontanando.
di Franco Astengo (Associazione “Il Rosso non è il Nero”)
Si va verso una proroga della pratica di liquidazione delle aree Ferrania: sfumata l’ipotesi del termovalorizzatore la possibilità di vendita delle aree ( 20/30 mila mq) si sta allontanando.
Questa la notizia compare oggi sui quotidiani locali: così torna in primo piano (se mai ce ne fosse ancora bisogno) il tema della precaria situazione economica della nostra Provincia.
La questione delle aree industriali dismesse che ha come epicentro la Val Bormida rappresenta, infatti, il punto di fondo di un necessario discorso di re-industrializzazione dell’area centrale della nostra provincia.
Un discorso di re-industrializzazione necessario da portare avanti con grande impegno perché è soltanto per questa strada che sarà possibile invertire la tendenza al declino, al lavoro povero e al precariato: situazione denunciata a gran voce dalla Camera del lavoro e sicuramente non affrontata a dovere dall’operazione “area industriale di crisi complessa” gestita da Invitalia fin dal 2016 con diversi livelli di investimento anche da parte della Regione Liguria.
La provincia di Savona ha bisogno di affrontare tre questioni, almeno dal punto di vista della sua prospettiva economica (tralasciando il tema della portualità):
1) Un progetto di recupero delle aree industriali dismesse con particolare riferimento a quelle di Ferrania e ACNA. Un progetto di recupero che deve essere destinato ad attività produttive ad alta intensità tecnologica. Per questo motivo sorprende il rammarico del liquidatore circa la mancata acquisizione delle aree Ferrania per la costruzione di un termovalorizzatore. Tenendo fuori dalla nostra analisi il tema ambientale (che resta comunque cruciale) quello di cui si ha bisogno è una crescita di valore aggiunto che l’eventuale attività di un termovalorizzatore non poteva certo garantire;
2) La capacità di affrontamento della questione infrastrutturale: pensiamo alla situazione delle funivie e a quella delle autostrade e delle ferrovie. In questo senso siamo di fronte ad uno stato di cose in atto che rappresenta un vero e proprio handicap per una prospettiva di sviluppo economico adeguato;
3) L’aggiornamento tecnologico delle industrie esistenti: è questo un nodo strategico al quale prestare particolarmente attenzione, anche sotto l’aspetto che stanno assumendo processi di ristrutturazione industriale in corso come nel caso della Piaggio con l’acquisizione da parte di Baykar e la conseguente torsione tecnologica verso il settore militare.
La ridotta capacità di intervento da parte dell’Amministrazione Provinciale pone anche un altro tema che andrebbe approfondito : quello dei riferimenti istituzionali. Da questo punto di vista il ruolo del Comune di Savona (escluso dal perimetro dell’area industriale di crisi complessa e – in un primo tempo – anche dal contesto riguardante la vicenda del rigassificatore che non si è ancora conclusa) dovrebbe essere decisivo in un’ottica di assunzione del criterio di comprensorialità riferita a tutta l’area centrale, quella della ex-PRIS da collegarsi con quella assolutamente strategica della Val Bormida.
Franco Astengo (Associazione “Il Rosso non è il Nero”)