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Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure, Claudio di Ranzi. Massimo premio a Verona per ‘olio extravergine Merlina’


In Liguria, nel suo ponente, non c’è solo la prestigiosa ‘Taggiasca’ con l’olio più rinomato e di qualità, se prodotto con rigore e serietà commerciale. Ora scopriamo che anche il Cultivar ‘Merlina’ può raggiungere il podio con il massimo riconoscimento nazionale.

E’ quanto accaduto alla SOLE2EXPO 2025 di Verona (appuntamento annuale che riunisce produttori, esperti, buyer e innovatori da tutto il mondo per esplorare il futuro degli oli vegetali. Un’esperienza unica e immersiva che pone al centro l’olio d’oliva, la sostenibilità e l’eccellenza del prodotto) con il premio ‘Tre Foglie’ a produttori di Ranzi di Pietra Ligure.

DALLA PAGINA FACEBOOK DEL SINDACO – Congratulazioni dal Sindaco Luigi De Vincenzi, dall’Assessore alle

Claudio De Pedrini premiato a Verona con il massimo riconoscimento ‘Tre Foglie’ della Guida ‘Oli d’Italia’ 2025 del Gambero Rosso

attività produttive Cinzia Vaianella e dall’amministrazione comunale a Claudio De Pedrini e Chiara Musso dell’azienda agricola Olio Pedro di Ranzi di Pietra Ligure. Nell’ambito di SOL2EXPO di Verona, i nostri concittadini si sono aggiudicati il prestigioso riconoscimento “Tre Foglie” della Guida “Oli d’Italia 2025” di Gambero Rosso per il loro olio extravergine monocultival “Merlina”, massimo riconoscimento nella Guida, e la segnalazione “Due Foglie” per l’evo “Olivotto” e l’evo “Colombaia”. Bravissimi!

Nota di redazione-  Merlina o Mortina è Cultivar che presenta alberi molto vigorosi, capaci di raggiungere notevoli dimensioni. La chioma è costituita da branche dritte, poco espanse. É diffusa negli uliveti delle province di Genova, Savona, La Spezia e Imperia. Oggi comunque assai meno di qualche decennio fa. Olio extravergine di oliva monovarietale Merlina è fruttato medio di tipo erbaceo. Note di piccante ed amaro di media intensità. Sentori: fiori, timo e cappero. Tra tutte le cultivar della Liguria viene esclusivamente coltivata in aree calde ben esposte al sole perchè la pianta teme le basse temperature. Vine utilizzata solo per la produzione dell’olio L’oliva è nera, piccola ed ha una buona resa di olio.

L’olivicoltura ligure, così come in altre regioni italiane, è tornata ad essere un’importante risorsa economica, apprezzata dal mercato  anche extra europeo. Occupa quei terreni meno idonei a coltivazioni più produttive come quelle orto-floro-frutticole. Dalla prima spremitura delle olive di varietà locali di olivo locali, ovvero Taggiasca, Lavagnina, Razzola, Pignola, Colombaia, Rossese, Lantesca, Merlina e Mortina nasce l’olio extravergine di oliva ligure. Queste varietà di olivo autoctono, oltre a diversificare il paesaggio agrario regionale, caratterizzano l’olio che da esse si ricava.
L’olio ligure, menzionato della Denominazione di Origine Protetta per le riviere, presenta un elevato contenuto in acido oleico (maggiore del 70%), un basso contenuto in acido linoleico e di conseguenza di trilinoleina, e una bassa acidità. Le sue peculiari qualità organolettiche, che lo rendono unico, sono le seguenti: olio fragrante, rotondo, dal fruttato non molto intenso e tendente al dolce sfumato, con retrogusto di pinolo o di carciofo crudo, con eventuale leggera percezione di amaro e/o piccante.

L’olivo era pianta così stimata in epoca romana, che Columella, scrittore e agronomo latino, lo definiva il più importante degli alberi, olea prima omnium arborum est.
Nella tradizione ligure, la diffusione dell’olivo viene attribuita ai monaci Benedettini che si insediarono in epoca medievale a Portofino, sull’isola del Tino e di Gallinara ad Albenga. Furono sempre i monaci a divulgare e migliorare le tecniche di coltivazione oltre ad insegnare alle popolazioni locali come rubare alla natura terra da coltivare, con la costruzione dei muretti a secco. Si presuppone che proprio nei loro orti monastici venne selezionata la cultivar Taggiasca che prende il nome da Taggia, luogo di origine.
La produzione medievale di olio era abbastanza modesta e limitata: solo alla fine del XVI secolo si può parlare di industria olearia e questa raggiunge il suo massimo di espansione tra il XVIII e il XIX secolo, quando l’olivo diventa quasi esclusivo e dominante intorno ai centri dell’imperiese mentre si presenta in coltura promiscua, in orti e vigne, nella riviera di levante.


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