Il dibattito attuale sulla valutazione comporta molte riflessioni anche e non solo di carattere professionale.
di Franco Calcagno
Insegnare è una vocazione, una passione, un impegno quotidiano che si rinnova con ogni lezione. Per un docente all’inizio della carriera, l’entusiasmo è spesso alle stelle: il confronto con gli studenti è stimolante, la possibilità di incidere sul loro percorso formativo è gratificante. Eppure, tra le tante sfide che un insegnante deve affrontare, una si rivela particolarmente complessa: la valutazione.
Attribuire un voto non è mai un’operazione meccanica. Dietro ogni numero, ogni giudizio, si nasconde un intreccio di aspettative, progressi, ostacoli e potenzialità. E quando il confronto con i colleghi mette in evidenza discrepanze nei criteri di valutazione, il giovane docente può sentirsi disorientato. Come garantire equità? Quali strumenti utilizzare per rendere il processo più oggettivo e trasparente?
Molti insegnanti alle prime armi auspicano l’esistenza di una “ricetta” per la valutazione, una procedura chiara e condivisa che riduca al minimo la discrezionalità e il rischio di giudizi influenzati da fattori soggettivi. In realtà, pur esistendo griglie di valutazione e rubriche dettagliate, la valutazione resta un’arte difficile, che richiede esperienza, confronto e formazione continua.
È proprio sulla formazione dei docenti che si gioca una delle partite più importanti del sistema scolastico. Un programma strutturato di aggiornamento sulla valutazione, momenti di confronto con colleghi più esperti, workshop dedicati alla costruzione di strumenti condivisi: sono solo alcune delle strategie che potrebbero aiutare i docenti a sentirsi più sicuri e a garantire agli studenti una valutazione sempre più equa e coerente.
Nel frattempo, per i giovani insegnanti alle prese con il dilemma della valutazione, il consiglio è chiaro: non avere paura di chiedere, di confrontarsi, di sperimentare. Perché essere un buon docente non significa solo trasmettere conoscenze, ma anche imparare ogni giorno, con umiltà e determinazione.
Franco Calcagno