PIETRA LIGURE E VALMAREMOLA: che fine ha fatto la questione della depurazione non fatta, ma pagata ugualmente nelle bollette?
di Mario Carrara*
“Rinverdiamo” la faccenda: riguarda gli abitanti del territorio di Pietra Ligure compreso tra il rio Ranzi, cioè, grosso modo dallo svincolo autostradale, fino al confine con Borgio Verezzi e tutto il territorio della Valmaremola, cioè: Giustenice, Tovo S.Giacomo e Magliolo. Per queste zone la depurazione non viene effettuata, ma gli importi della stessa, che si aggirano intorno al 42% dell’importo totale della bolletta dell’acqua, vi vengono inseriti ugualmente, come se il servizio di depurazione fosse reso effettivamente. Ma, in realtà, non lo è.
Non lo è per due motivi principali ed essenziali: 1) La capacità delle vetuste tubazioni attuali, attraverso le quali passano “i reflui” di queste zone medesime, è insufficiente per poterli trasferire al depuratore, ubicato nel territorio di Borghetto S.Spirito.
2) Posto che ci fossero già o venissero realizzate “ex novo” delle condutture appropriate, lo stesso depuratore di Borghetto è, allo stato attuale, non idoneo a ricevere e depurare la massa dei nuovi liquami perché la sua capacità di depurazione è limitata e deve essere adeguata per i nuovi reflui.
Sia per realizzare le nuove condutture che l’adeguamento della “forza” depurativa del depuratore, occorrono ingenti finanziamenti. Che, però, non ci sono.
Il fatto che NON ESISTA un collegamento adeguato tra il territorio pietrese/Valmaremola e il depuratore di Borghetto è una cosa assodata, accertata, chiara ed evidente, attestata dalle prese di posizione dei Sindaci interessati: fino a due anni fa.
Da posizioni del genere è evidente che non esiste nessun collegamento con il depuratore di Borghetto S.Spirito.
Non solo: ma le posizioni dei Sindaci pervennero al conferimento di un incarico ad un legale di fama, l’Avv. Prof. Cuocolo, al fine di tutelare le posizioni dei Comuni che già avevano versato ingenti finanziamenti per collegarsi al depuratore stesso, ma che vedevano nella società gerente i servizi idrici un sostanziale inadempimento, perché il collegamento stesso non veniva fatto. La cosa finì, però, lì, perché presto venne siglato un protocollo d’intesa per cui le medesime società si impegnavano alla realizzazione del collegamento col depuratore (che, quindi, esse stesse attestavano che non c’era o, se c’era, era inadeguato), per la cifra calcolata, sempre da loro stesse, di 5 milioni di euro. Così suddivisi: 3,5 milioni reperiti tramite l’aumento del 52% delle tariffe dell’acqua ed il restante milione e mezzo tramite l’accensione di un mutuo. Come finì la cosa? Il mutuo non fu acceso perché non si trovò nessuna banca disposta a concederlo, visti i passivi delle stesse società gerenti; al tempo stesso, però, gli aumenti delle bollette vennero applicati da subito; ma, gli introiti dei quali, anziché essere “accantonati” per la futura realizzazione dell’opera, vennero utilizzati per esigenze amministrative contabili delle società medesime. Tutto ciò col silenzio benevolente dei Sindaci, i quali avevano concesso che i loro cittadini venissero “spremuti” col l’aumento delle tariffe in quanto vincolato alla realizzazione del collegamento col depuratore, ma che, tuttavia, facendo finta di niente, NON si opposero e non ebbero nulla da ridire allo “sviamento” di quei fondi, che pure erano ben precisamente finalizzati e vincolati.
Non esiste, infatti, da parte dei Sindaci NESSUNA dichiarazione o presa di posizione o denuncia al riguardo. E dire che ben avrebbero potuto farlo perché l’accordo sugli aumenti tariffari finalizzati era stato concordato, scritto, nero su bianco, nel Protocollo d’intesa che era intercorso. E dire che avevano anche a disposizione l’avvocato di chiara fama al quale avevano dato l’incarico di tutelare i loro Comuni.
Perché questo atteggiamento inspiegabile? Per motivi politici? Cioè, di equilibri politici, visto che la Servizi Ambientali è una società a capitale pubblico detenuto dai vari Comuni che ne fanno parte?
Un atteggiamento ulteriormente inspiegabile se si conta che, in seguito a numerose nostre interrogazioni, la Presidente di Servizi Ambientali, Balbo, in sostanza, negava l’assenza di un collegamento idoneo col depuratore di Borghetto, affermando,”in soldoni” che la vetusta tubazione esistente era in grado di conferire i reflui pietresi al depuratore, ma che soltanto in particolari periodi di grande afflusso di persone o turisti, la stessa tubazione non riusciva a “reggere il carico” e, quindi, i reflui si sversavano direttamente in mare.
Con ciò, smentendo tutto quanto era stato dato da tutti, e come s’è visto anche dalle stesse società idriche, per scontato e pacifico, cioè: che occorresse una nuova tubazione di collegamento, idonea per capacità e non obsoleta o decrepita come quella esistente.
D’altronde, se non fosse stato così, perché avrebbero esse stesse, le società idriche, calcolato in 5 milioni di euro il costo dell’opera e perché avrebbero sottoscritto un Protocollo d’intesa, mirato proprio per quella finalità? E se il collegamento col depuratore non era, non è necessario in quanto le condutture esistenti basterebbero già, non sarebbe, non è da irresponsabili pensare di spendere una cifra enorme, come 5 milioni di euro, per un’opera che sarebbe, allora inutile?
E perché i Sindaci, che fino a due anni fa tuonavano
fuoco e fiamme per fare realizzare l’opera stessa, da un certo punto si sono assuefatti ad un silenzio assordante, quasi che fosse vero
che le vecchie tubazioni esistenti son già bastanti?
L’impressione è che la conclamazione della mancanza della depurazione per un bacino come quello di Pietra Ligure e della Valmaremola, farebbe insorgere il diritto al rimborso delle quote della depurazione inserite nelle bollette e che tutta la massima giurisprudenza, costante ed omogenea, ha stabilito sia dovuto quando il servizio non viene effettuato.
Con i rimborsi che, essendo inadempienze di diritto privato, possono essere richiesti fino a 10 anni prima della domanda che si propone.
Almeno, sarebbe stato opportuno che le stesse quote della depurazione non venissero più inserite nelle bollette fino all’entrata in servizio di una depurazione vera ed effettiva. Una depurazione biologica che può effettuare un depuratore come quello di Borghetto. Non certo l’impianto vecchio di 40 anni di Pietra Ligure che fa solo un trattamento primario di triturazione e compattatura e non depura certo elementi chimici come il fosforo e l’azoto che vanno a finire direttamente in mare.
Ma, tuttavia, neanche questo gesto di buona volontà è
stato compiuto, perché chi emette le bollette ha continuato e continua imperterrito ad inserirvi le quote della depurazione, rendendo ben più onerose, indebitamente ed ingiustificatamente, le bollette dell’acqua stesse.
Ciò nonostante che centinaia di persone abbiano affidato le loro richieste di un giusto rimborso ad associazioni che avrebbero dovuto intervenire, a loro tutela, con azioni decise e determinate, ma che finora, invece, stanno dimostrando esiti deludenti, se non elusivi.
Per provvedere in altro modo a tutelare gli utenti “ingiustamente tartassati” e finora inascoltati, servono nuovi strumenti più diretti, presenti sul territorio ed incisivi. Che perseguano le finalità di giustizia anche chiamando direttamente in causa, personalmente, chi sono i responsabili di una situazione come quella evidenziata, che è paradossale, ingiusta e presumibilmente illegittima.
Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione.
13 Marzo 2025