Da la Sentinella del Canavese di Andrea Scutella- Presidente del tribunale di Ivrea: Giuseppe Marra, escluso per sei righe, vince contro il Csm. Decisione del Consiglio di Stato, l’organo costituzionale pagherà le spese legali. Si ricomincia dalla quinta commissione: dovrà scegliere chi proporre al Plenum.

Torna in corsa per la presidenza del tribunale di Ivrea Giuseppe Marra, magistrato in servizio presso l’ufficio massimario della Cassazione, che era stato escluso dalla Quinta commissione del Csm, letteralmente, per sei righe. Di tanto infatti aveva ecceduto l’autorelazione, un documento in cui i magistrati riassumono la loro carriera. Marra (che è stato consigliere togato del Csm), però, ha fatto ricorso e il Tar del Lazio gli ha dato ragione. Il Csm ha proposto appello al Consiglio di Stato e stavolta si sono costituiti anche la giudice Antonia Mussa, unica indicata dalla Quinta commissione al Plenum del Csm come possibile presidente del tribunale di Ivrea, e il ministero della Giustizia, che pure aveva sostenuto di essere estraneo al giudizio. Il Consiglio di Stato ha ritenuto «palesemente infondate» le motivazioni che hanno spinto il Csm e ha condannato l’organo costituzionale a rifondere le spese di giudizio di 6mila euro al magistrato, che erano state compensate tra le parti in primo grado.
E ora cosa succederà in tribunale? Le due candidature, Mussa e Marra, dovranno essere valutate nuovamente dalla Quinta commissione, che non dovrà più tenere conto del limite di 10 facciate nell’autorelazione, che potrà proporre al Plenum entrambi i nomi o uno solo dei due. Solo un mese fa, poi, Marra era stato proposto proprio dalla Quinta commissione al Plenum come presidente del tribunale di Aosta. Ruolo che però, ad oggi, non è stato ancora discusso dal Plenum.
In questo momento il tribunale di Ivrea ha carenze significative, in particolare nell’organico dei giudici penali. Infatti il presidente vicario Alessandro Scialabba ha diramato una disposizione urgente in cui si avvisa che per fissare le udienze preliminari o le citazioni dirette a giudizio degli imputati liberi ci vorranno almeno undici mesi. Il limite è quello 30 novembre 2025, quando si presume potranno arrivare nuovi magistrati di prima nomina. Garantito soltanto lo svolgimento degli affari urgenti: in sostanza, i provvedimenti che riguardano persone private dalle libertà personale o per cui la legge stabilisce dei termini perentori. Lo stesso Scialabba, ha dato anche la disponibilità, insieme al magistrato Augusto Salustri, per fare funzioni di gip, pur essendo entrambi giudici civili. Infatti in quell’ufficio sono rimasti soltanto due magistrati: Andrea Cavoti e Lucrezia Natta, mentre in procura lavorano 9 pm più la procuratrice capo.
In realtà, in tribunale, l’immissione in ruolo di Mussa come presidente era stata organizzata per lunedì 4 novembre 2024, alle 9.30. Salvo, poi, una frettolosa marcia indietro. Il decreto di nomina della presidente era stato pubblicato nel bollettino ufficiale del ministero della Giustizia il 31 ottobre. Sarebbe stato un vero colpo di scena, pensando alla sentenza del Tar del Lazio del 24 ottobre, che annullava il provvedimento della Quinta commissione del Csm.
Probabile che si sia trattato di un banale errore del ministero: il bollettino ufficiale del ministero della Giustizia era del 31 ottobre, mentre il decreto di nomina era del 16, cioè 8 giorni prima rispetto alla sentenza che riammetteva Marra. E, qui, forse si legge in calce anche il motivo per cui il Consiglio di Stato ha ritenuto che il ministero non fosse affatto estraneo al giudizio e, anzi, dovesse partecipare.