Quando lo spirito viene portato al mercato.
di Sergio Bevilacqua
Io credo che sia la letteratura, ma classicamente si dice essere l’architettura la prima delle arti e, non a caso, essa, come anche la prima, richiede studi estesi e vari e vocazione… In nessun ambiente acculturato e consapevole si proporrebbe di insegnare a costruire o arredare case per ciascuno a chi ha vissuto magari meravigliosamente soltanto la sua, secondo i suoi gusti, le sue propensioni e il suo vissuto domestico. Costui vi spingerebbe a montare il parquet anche se voi odiate il legno, ad avere la cucina aperta verso la sala da pranzo anche se a voi piace la riservatezza ed efficienza dell’ambiente separato, ad avere uno studio anziché la camera per gli ospiti, a usare mobili dell’Ikea anche se voi avete rapporti affettivi con quegli arredi anni ’70 della casa dei genitori…
Bene, la letteratura non è da meno.
Sono gravi i frequenti dilettantismi dei sistemi pubblici, scuole o biblioteche, e quelli di associazioni culturali private che, a causa di rapporti di conoscenza superficiale, scarsa esperienza o rapporti d’amicizia che nulla hanno a che fare con le esigenze didattiche, chiamano scrittori e scrittorelli affermati magari a livello locale, con lo scopo non solo di appassionare alla lettura, ma addirittura di insegnare la scrittura. Figurarsi che anche grandi scrittori come Moravia o Calvino ringraziavano per le migliaia di correzioni sui loro testi portati dalle revisioni testuali fatte da professionisti della lettura e da editori seri (che però sono quasi scomparsi): mai e poi mai si sarebbero esposti per fare da mentori a chiunque si affacci all’uso, diciamo oggi, della tastiera con scopi letterari…
Il mestiere d’aiutare lo sbocciare della scrittura creativa è proprio di alcuni soggetti in particolare: e non sono gli scrittori, in quanto essi scrivono per ciò che li caratterizza, spesso seguendo scelte (e quindi una letteratura) del tutto personali e di genere, che è come dire frutta piuttosto che carne, nuotare piuttosto che correre… E come fa, uno che ha dentro la pesca, anche ottimamente, a insegnare a tirare fuori l’arte di scrivere se il discente ha dentro la caccia, e vuole giustamente tirarla fuori, nelle sue scritture? E come fa uno che ha un suo rapporto con la lingua, magari ci tiene ai congiuntivi, ha una buona cultura classica, capisce le etimologie e le cura, a imparare da anche uno splendido scrittore di scuola avanguardista, che non padroneggia altro che, magari pure magistralmente, il suo stile? Inoltre, non sempre gli scrittori sono anche solo consapevoli di come mai loro stessi scrivano così… e, invece, per insegnare, occorre piena coscienza e anche la conoscenza di come si creino in mille modi differenti, dal nulla, lingua ed emozione.
Corsi affidati a scrittori, falsamente qualificati come corsi di scrittura creativa, sono spesso puri specchietti per allodole, modi per sbarcare il lunario di strutture ipocrite che cercano sopravvivenza, denaro o “utile” gloria mediatica. Oppure effetto di schietta ignoranza su cosa è davvero il processo produttivo della letteratura.
Chi conosce la letteratura, sa che ormai è stato scritto tutto e in tutti i modi possibili. E questo lavoro evolutivo della letteratura è una grande opportunità per scrivere e trovare il proprio, personale modo di esprimersi per quella via, e lasciare così, come avviene nell’arte, traccia del proprio essere e anche di altri esseri e fatti di cui si scriva.
Le avanguardie letterarie hanno denaturalizzato la lingua classica (in tutti i contesti letterari del mondo) e hanno sperimentato tutti i modi di strutturare frasi e architettare drammaturgie; i vocabolari sono evoluti vertiginosamente con le contaminazioni tra le lingue e, soprattutto, con l’affermarsi mondiale delle lingue “anglanze” (mio neologismo), cioè l’inglese in tutte le sue deformazioni locali, attraversate da parole di radice locale e da analoghe fonologie.
Così, nella cosiddetta scrittura creativa, cioè quella per esprimere fantasie e sentimenti nel quadro di un progetto drammaturgico personale, in assenza di competenze sufficienti, piccoli operatori privati si lanciano a peso morto, invitando scrittori e scrittorelli di genere magari e di limitata esperienza, all’arrembaggio di un successo personale, per sbarcare il lunario di affitti e spese di gestione, facendo credere che possano aiutare ciascun interessato alla produzione di letteratura.
Ma… da quale pulpito viene la predica?
Mi scuso se posso sembrare vanaglorioso, ma questi di seguito sono fatti e i fatti sono utili. Ho scritto e pubblicato 20 libri di tutti i campi letterari (romanzo, poesia, letteratura teatrale, raccolte di racconti, saghe) e in molti generi del romanzo. Ho scritto uno dei 3 saggi considerati rilevanti sull’editoria italiana, ma soprattutto ho pubblicato come editore 81 opere e ne ho considerate e valutate oltre 1000 di tutti i generi letterari in 15 anni di serissimo lavoro di pubblicazione (che viene da un ciclo più che semisecolare sulla letteratura), che include le revisioni testuali professionali. Ho insegnato Sociologia (quella pratica, ciò che è e sarà la società umana) e Sociologia della letteratura in un’importante università estera operativa e leader in Italia nelle scienze dell’Uomo, che sono le scienze che guidano all’espressione artistica, letteraria e poetica, fuori dal vecchiume sclerotizzato dell’università italiana.
In attesa del prossimo articolo su come si produce letteratura e come non la si produce, che si addentrerà nelle funzioni didattiche necessarie all’attuazione della scrittura creativa con la realizzazione di un testo letterario, trovate alla fine un elenco di primarie scuole di scrittura creativa, interessanti per capire quante e quali funzioni professionali, esperienze, sono necessarie a guidare lo scrivere letterario. E come ogni scrittore sia ragionevolmente inidoneo all’orientamento prezioso e delicato che ognuno può sviluppare con la parola scritta, e come siano necessarie molte competenze, tra cui soprattutto quella del lavoro editoriale, il solo che sa come parole in libertà divengono letteratura, fonte cioè di emozione e valore per tutti. Per tutti, e con il suo consenso, il caso di Alessandro Baricco, il quale è scrittore certo e anche bravo, ma soltanto presidente e fondatore della più conosciuta scuola di scrittura letteraria italiana, la Scuola Holden di Torino, la quale raccoglie nella docenza soprattutto figure della lingua e dell’editoria, critici letterari e revisori testuali, agenti letterari adusi a verificare le condizioni di coinvolgimento prodotte dai testi letterari… Mai un vero scrittore, se non per narcisismo patologico, potrebbe pensare di essere guida per altri: se è un vero scrittore, e non un illuso alla ricerca di notorietà e sopravvivenza a tutti i costi, potrà magari parlare del suo personale gusto per la lingua e l’emozione, per il suo “piacere” del testo (R. Barthes) che è di sicuro tutto diverso da quello di ciascuno di noi e di chi lo ascolta.
Ecco un buon elenco. Entrate nelle singole scuole e verificate i contenuti didattici. Saprete scegliere meglio le vostre curiosità introduttive per non perdere tempo e per non dare spazio a dilettantismi e personalismi nocivi, con rischi di disorientamento, orientamento erroneo.
Un elenco che aiuta a soddisfare le sacrosante curiosità del caso…
https://www.bellevillelascuola.com
https://www.bottegafinzioni.it
https://www.scuolapassaggi.it/
Qualche ora si può comunque buttare per far piacere a uno o all’altro, ma se chiedete o vi viene proposto di far crescere la vostra capacità di scrittura creativa, sappiate cosa cercare.
Al pezzo successivo, nei prossimi giorni.
Sergio Bevilacqua