La maestra di Torino non amava le bugie. Un giorno diede un tema: ”Il posto della vostra città che amate di più”.
di Massimo Germano
Io dissi che erano le Torri Palatine. Apriti cielo, non può essere vero, come si fa ad amare un rudere così, me lo chiedo ancora oggi. E pensare che ci avevo fatto pure il disegnino.
In realtà ce l’avevo il posto che amavo di più, ma non era a Torino, era a Noli, era Capo Noli, e non osai dirlo. Capo Noli oggi viene periodicamente alla ribalta della cronaca per i problemi relativi alla sua difficoltosa viabilità, ma la sua storia, parallela a quella di Noli, affonda nei secoli. Di grande importanza semaforica, vide battaglie come quella tra Bonaparte e Nelson, rievocata su Trucioli.it da Giuliano Moggio.
Capo Noli è scosceso e segna il confine tra flore e climi diversi. Se hai fretta lo eviti, gli giri al largo, come hanno fatto i Romani duemila anni fa dribblandolo con ponti e strade che da Vado Ligure collegavano direttamente a Finale Ligure, e come si è ripetuto oggi con l’autostrada e infine con il treno che ha definitivamente rinunciato a perforare le sue rocce. Visto da levante sembra una nave che sta per allontanarsi dal porto, ha una certa rassomiglianza con quello che in catalano si chiama Cap de la Nau, in castigliano Cabo de la Nao, in italiano Capo della Nave, e che si trova sulla costa Spagnola vicino a Valenza, dove capo potrebbe anche stare per corda, gomena, misterioso filo di prua che emerge dalla costa ad indicare mete lontane, a suggerire sconfinati orizzonti.
La salita al Semaforo da Noli è una delle più belle passeggiate della Liguria, idealmente rappresenta un’ascesa verso l’infinito.
Per me Capo Noli è però anche molto altro. Lo conosco pietra su pietra, alle volte mi chiedo come sia stato possibile contenere in pochi metri quadri tante emozioni e tante scoperte. Da bambino le salite con mio nonno, con mia madre, mia sorella e mio fratello, poi le prime escursioni con gli amici a Varigotti, alle Manie, a Finale. Allora bisognava stare molto attenti, i sentieri erano poco segnati, ci sembrava di conquistare il mondo.
Infine le prime passeggiate alla Grotta dei Falsari, affascinante e discreta. Quanti sogni da quella finestra affacciata sul mare.
Un giorno, all’estero, visitando una galleria di quadri uno di essi attrasse la mia attenzione. Raffigurava Capo Noli, non c’era alcun dubbio, anche se sotto l’indicazione era generica, non ricordo bene, qualcosa come ”Mediterranean View”. Provai una certa nostalgia, pensavo a quella dei nostri emigranti. Mi sembrò di essere a casa.
Massimo Germano