Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Pietra Ligure. Cantiere navale. Il Comune rinuncia a fare gli interessi della comunità?


Non è vero che chi ha comprato l’area del cantiere pagandola tanti soldi, debba guadagnarci facendo tutto quello che vuole. È il Comune che ha il potere di decidere cosa farci, nell’interesse della città.

di Mario Carrara*

Che “quel” progettodi trasformazione dell’area del cantiere, approvato definitivamente nel 2015 ed attualmente ancora in vigore, fosse “l’unico possibile“, lo aveva dichiarato perentoriamente il Sindaco Luigi De Vincenzi, quando, in scadenza del suo mandato, nella primavera del 2014, aveva tentato di fare un “colpo di mano” nel portare in Consiglio comunale lo stesso progetto, provocando la “levata di scudi“, contraria, di ben 5 dei suoi Assessori di allora, Carrara, Cassanello, Inchingolo, Palazzo e Pedemonte, che ritenevano il progetto medesimo totalmente da rivedere, non considerandolo, alla luce di tante cose successe nel frattempo, più rispondente agli interessi della città di Pietra Ligure.



In questa perentoria dichiarazione “virgolettata” emergeva questa frase: “Non ci vuole molta fantasia per dire che sarebbe bello fare solo spiagge, bar, ristoranti, soprattutto se non se ne ha la disponibilità e se la realtà è ben diversa da quella rappresentata”. Questo è quello che ha dichiarato nel 2014, De Vincenzi. Questo concetto, cioè che “non avendone la disponibilità il Comune non può dare un indirizzo ben specifico alla destinazione di quell’area, ma, al contrario, bisogna, in un certo senso, “subire” la volontà di chi quella disponibilità, invece, ce l’ha“, è vero solo in minima parte. Perché, invece, per la “massima parte” è il Comune che decide “come” quella stessa area del cantiere si debba trasformare ed in “che cosa“.

S’intende: se l’area del cantiere fosse già stata “prima” un’area “costruibile” chi l’ha comprata avrebbe potuto presentare dei progetti edilizi o, comunque, chiedere di poter fare degli interventi edilizi compatibili con quella destinazione. Tuttavia, l’area del cantiere nel Piano regolatore di Pietra Ligure NON È MAI STATA un’area “costruibile“, ma era un’area a destinazione “industriale“. Punto. Tant’è vero che per un’approvazione del progetto si fece ricorso ad una legge dello Stato, il c.d. “decreto Burlando“, che consente la trasformazione delle aree industriali in aree di sviluppo turistico, quindi anche con interventi di edilizia privata, solo se permane nell’ambito dell’area industriale una struttura, pur ridotta, di carattere industriale. Cosa che, nel progetto approvato nel 2015, fu assicurata con la previsione di un cantiere per la nautica da diporto.

Ma cominciamo a “mettere i puntini sugli i” con una domanda: per fare approvare un progetto urbanistico di sviluppo edilizio dell’area del cantiere era possibile solo ricorrere esclusivamente alla norma del “decreto Burlando“? La risposta è: “NO“. Si sarebbe certo potuto ricorrere, in alternativa, alla procedura “ordinaria” da intraprendersi, in primis, con la Regione Liguria e con gli altri enti preposti. Anche “prescindendo” dalla permanenza di un “cantierino“, cioè escludendola proprio e rendendo tutto “turistico“. Se non lo si fece, fu esclusivamente per due ragioni: 1) di carattere sociale (erano ancora presenti i lavoratori del cantiere, che, poi, in barba a quello che dice De Vincenzi nell’articolo citato, verranno licenziati o trasferiti tutti). 2) per avere tempi di approvazione più brevi ed accelerati rispetto alla procedura ordinaria, che sarebbe stata molto più lunga. Che, comunque, “quel” progetto non fosse e, soprattutto, non sia l’unico possibile, è dimostrato dal fatto che se ne sono susseguiti diversi altri nel tempo. Soprattutto dopo la vendita da parte di Colaninno dell’operazione “cantiere” ad un gruppo edilizio-finanziario di Bergamo. Alcuni sono stati resi pubblici, come quello presentato en ensamble dal Sindaco De Vincenzi e dallo stato maggiore sia della proprietà che dei suoi progettisti il 18 Aprile 2024, al cinema teatro comunale di Pietra Ligure, poco prima delle ultime elezioni comunali. Mentre altri, invece, sono stati scoperti, semisegreti, perché pubblicati da giornali on line lombardi o da siti internet. Questi ultimi progetti, definiti dal Sindaco De Vincenzi, per ridimensionarne
il pesante impatto e la portata, come delle innocenti idee progettuali, presentano la Comune caratteristica di prevedere smisurate colate di cemento con centinaia di appartamenti dislocati in tanti nuovi palazzi. Cosa che, se attuata, con il carico insediativo di nuove centinaia di persone conseguente, che vi andrebbero ad abitare, sconvolgerebbe e stravolgerebbe l’assetto urbano civile ed urbanistico di Pietra Ligure, compromettendolo e rovinandolo irrimediabilmente e per sempre.

Lascia sgomenti, perciò leggere certe dichiarazioni di fans e aficionados del Sindaco De Vincenzi che su Facebook, interloquendo con un consigliere comunale, pontificano, dimostrando, tuttavia, l’assoluta ignoranza sulla materia, sostenendo che poiché i nuovi proprietari edilizio-finanzieri di Bergamo hanno pagato 30 milioni di euro per comperare l’area del cantiere, essi dovranno, per forza, conseguire un risultato economico che li soddisfi pienamente, per cui, avendo essi la disponibilità
dell’area alla fine gli si dovrà consentire di costruire tutte le case che vorranno. Un po’, in soldoni, “il
mantra” che De Vincenzi sostiene ad ogni piè sospinto.

Le cose non stanno per niente così.

I nuovi proprietari ora hanno comperato un’area con un progetto approvato. Se vogliono (meglio: se avessero voluto…)
possono fare quello, perché è già approvato (nostro malgrado perché già quello, con palazzi e porto, è già abbastanza impattante). Tuttavia, non lo fanno e non lo iniziano nemmeno, perché vogliono fare molto di più.

E De Vincenzi, gli dà spago, perché su una delle idee progettuali ha già detto che “gli piace molto“. Dichiarazione pubblicata su un giornale on line, che lui non ha MAI smentito, semplicemente, pensiamo perché non può farlo, avendola effettivamente pronunciata.

Diritti di costruire tutto quello che vogliono sull’area del cantiere NON NE HANNO. Anche se per comprarla avessero speso non 30, ma 100 milioni di euro.

Possono, per ora, finché non “decade”, attuare il progetto approvato.

Ma dei nuovi diritti potrebbero nascere se, sconsideratamente, malauguratamente, il Consiglio comunale approvasse qualche nuovo progetto “monstre”, sul doppio presupposto che è meglio una colata di cemento, ma “subito” e nuova e moderna, che lasciare i ruderi vecchi del cantiere. E sull’altro presupposto che, siccome hanno pagato per comprare l’area, i nuovi proprietari ci devono guadagnare.

Ma quest’ultimo presupposto, è nullo perché l’investimento fa parte del rischio d’impresa: se le cose vanno bene (perché, ad esempio, trovo un’amministrazione compiacente che mi lascia fare quello che voglio), guadagno; se, invece, non vanno bene (perché, ad esempio, trovo chi vuol fare gli interessi della città che non mi lascia fare quello che voglio o trovo altri che mobilitano l’opinione pubblica), allora non guadagno, ci rimetto e me ne torno da dove sono venuto con le pive nel sacco.

Ma questo vale in ogni campo dell’imprenditoria, dello spirito dell’intrapresa, quindi, non solo dei costruttori, e, peggio, dei puri speculatori.

Si dirà: ma allora le cose, i ruderi del cantiere, rimarranno così per chissà quanto tempo? Risposta: bisogna fare una scelta. Tra attendere costruttori responsabili che vogliano coniugare la voglia di guadagnare con quella di progettare interventi responsabili e compatibili con le esigenze di una piccola città turistica e della sua comunità e quella, all’opposto, di fare qualsiasi cosa subito anche se rovinosa per la città.

Nel primo caso, si tratterebbe di attendere del tempo, ma prima o poi una soluzione rispettosa dell’ambiente e delle esigenze della città arriverà. Nel secondo, invece, le conseguenze sarebbero disastrose e per sempre. Perché una volta che si consentirà una devastante colata di cemento e si lasceranno costruire tanti nuovi palazzi, se poi si vedrà che stanno male e che è stata una scelta sbagliata, non si potrà più rimediare, ma resteranno lì per sempre: nei secoli dei secoli. È una scelta irrevocabile ed irrimediabile.

È per tutto questo che bisogna continuare a batterci perché ciò non avvenga e ad informare ed a rendere cosciente e consapevole l’opinione pubblica di Pietra Ligure di quello cui potrebbe andare incontro la propria città. Smentendo le falsità e la propaganda “pro cemento” che serpeggia e che lo dà come una cosa inevitabile se non, addirittura, bella.

Il nostro impegno è questo.

Mario Carrara, consigliere comunale di opposizione

13 Febbraio 2025

Le tre ultime fotografie sono tratte da “idee progettuali

 


M.Carrara

M.Carrara

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