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Carne rossa: aumenta rischi demenza. 43 anni di studi su 133.771 individui


Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di epidemiologi durato 43 anni che ha coinvolto 133.771 individui.  La carne rossa: aumenta rischi demenza.

Mangiare carne rossa, specie se lavorata come wurstel e hamburger, aumenta il rischio di demenza e declino cognitivo; per ogni porzione consumata al giorno (circa 85 grammi, come la dimensione di una saponetta) si ha un’accelerazione dell’invecchiamento cognitivo di circa 1,6 anni. Lo rivela un maxi studio durato 43 anni e condotto dagli epidemiologi del Mass General Brigham, Harvard T.H. Chan School of Public Health, e Broad Institute of MIT e Harvard University di Boston, appena pubblicato su Neurology. Lo stesso studio mostra come il consumo di legumi, pesce o frutta secca riduca del 20% il rischio di demenza.Per la carne rossa lavorata, hanno diviso i partecipanti in tre gruppi. Il gruppo basso mangiava in media meno di 0,10 porzioni al giorno; il medio tra 0,10 e 0,24 porzioni al giorno; e il gruppo alto, 0,25 o più porzioni al giorno. Dopo aver corretto fattori quali età, sesso e altri fattori di rischio per il declino cognitivo, i ricercatori hanno scoperto che i partecipanti al gruppo con un rischio elevato avevano un rischio di sviluppare demenza superiore del 13% rispetto a quelli del gruppo con un rischio basso.Per quanto riguarda la carne rossa non lavorata, i ricercatori hanno confrontato le persone che ne mangiavano in media meno di mezza porzione al giorno con quelle che ne mangiavano una o più porzioni al giorno e non hanno riscontrato differenze nel rischio di demenza.Per misurare il declino cognitivo soggettivo, ossia quando una persona segnala problemi di memoria e di pensiero prima che sia evidenziato nei test standard, i ricercatori hanno esaminato un gruppo diverso di 43.966 partecipanti con un’età media di 78 anni. Nel corso dello studio, al gruppo affetto da declino cognitivo soggettivo sono stati somministrati due questionari per valutare la propria memoria e le proprie capacità di pensiero. Dopo aver corretto i dati in base a fattori quali età, sesso e altri fattori di rischio per il declino cognitivo, i ricercatori hanno scoperto che i partecipanti che mangiavano in media 0,25 porzioni o più al giorno di carne rossa lavorata avevano un rischio di declino cognitivo soggettivo più alto del 14% rispetto a coloro che mangiavano in media meno di 0,10 porzioni al giorno. Hanno anche scoperto che le persone che mangiavano una o più porzioni di carne rossa non lavorata al giorno avevano un rischio del 16% più alto di declino cognitivo soggettivo rispetto alle persone che ne mangiavano meno di mezza porzione al giorno.

Per misurare la funzione cognitiva oggettiva, ossia quanto bene funziona il cervello per ricordare, pensare e risolvere i problemi, i ricercatori hanno esaminato un gruppo diverso di 17.458 partecipanti di sesso femminile con un’età media di 74 anni. Durante lo studio, questo gruppo è stato sottoposto a test di memoria e di ragionamento quattro volte. Dopo aver corretto fattori quali età, sesso e altri fattori di rischio per il declino cognitivo, i ricercatori hanno scoperto che mangiare una maggiore quantità di carne rossa lavorata era associato a un invecchiamento cerebrale più rapido nella cognizione globale, di 1,61 anni per ogni porzione aggiuntiva al giorno, e nella memoria verbale, di 1,69 anni per ogni porzione aggiuntiva al giorno.Infine, i ricercatori hanno scoperto che sostituire una porzione al giorno di carne rossa lavorata con una porzione al giorno di noci e legumi era associato a un rischio inferiore del 19% di demenza e 1,37 anni in meno di invecchiamento cognitivo. Fare la stessa sostituzione con il pesce era associato a un rischio inferiore del 28% di demenza e sostituirlo con il pollo era associato a un rischio inferiore del 16% di demenza. “Ridurre la quantità di carne rossa che una persona mangia e sostituirla con altre fonti proteiche e opzioni a base vegetale potrebbe essere inclusa nelle linee guida dietetiche per promuovere la salute cognitiva – ha affermato Wang – sono necessarie ulteriori ricerche per valutare i nostri risultati in gruppi più diversificati”. Un limite dello studio è infatti che ha preso in esame principalmente operatori sanitari bianchi, quindi i risultati potrebbero non essere gli stessi per altre razze, etnie e popolazioni di sesso e genere non binario.


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