Baj chez Baj: una mostra diffusa a Savona e Albisola, per celebrare l’estro artistico di Enrico Baj. Fino al 9 febbraio 2025.
di Ezio Marinoni
Fino al 9 febbraio 2025, in occasione dei cento anni dalla nascita di Enrico Baj, tra i principali protagonisti dell’arte italiana del Novecento, il Museo della Ceramica di Savona (via Aonzo 9) e il MuDA – Museo Diffuso di Albisola Marina, nelle sue sedi del Centro Esposizioni e della Casa Museo Asger Jorn, ospitano la mostra “BAJ. BajchezBaj”.
Iniziamo da un suo profilo biografico ed artistico. Enrico Baj nasce a Milano il 31 ottobre 1924, primogenito di Angelo Baj e di Maria Luisa Rastelli, entrambi ingegneri. Il padre proviene da una famiglia milanese di costruttori; la madre, originaria di Parma, è tra le prime donne a laurearsi al Politecnico di Milano.
In Enrico Baj, la passione per la pittura si palesa presto; nel 1944 è rifugiato a Ginevra, prosegue gli studi universitari e ha l’opportunità di vedere da vicino le opere di Pablo Picasso, Henri Matisse, Georges Braque e Alberto Giacometti.
Dopo la guerra, il 1951 è un anno significativo per lui: si fa promotore, a Milano, del Movimento per l’Arte Nucleare, che egli intende come un atto di appartenenza alla contemporaneità, vissuta con un sentimento di angoscia e di speranza allo stesso tempo.
Baj allarga il suo sguardo al di là dei confini italiani, lo rivolge ai gruppi che in Belgio, Olanda e Danimarca perseguono la lezione del Surrealismo, da Surréalisme révolutionaire a Cobra, fino alle contestazioni dada e all’arte informale.
In Italia, invece, si interessa a Lucio Fontana e a Bruno Munari, che agli inizi degli Anni Cinquanta rappresentano i due poli dell’avanguardia milanese.
Trascorre un decennio: il 1962 è un altro anno decisivo, segnato dal significativo incontro a Parigi con André Breton, a seguito del quale Baj si accosta ancor di più al mondo della poesia, che da tempo frequenta grazie ai legami con personalità quali Jaguer, Jouffroy, Dal Fabbro, Sanguineti, Sanesi, Balestrini, a cui si aggiungono André Pieyre de Mandiargues, Octavio Paz, Raymond Queneau, Jean-Clarence Lambert e, più tardi, Dino Buzzati.
Con Jorn e Dangelo, Baj organizza gli Incontri internazionali della ceramica ad Albissola Marina, ai quali prendono parte, tra gli altri, Fontana, Jaguer, Guillaume Corneille e Sebastian Matta (1).
In accordo con il Collège Pataphysique de France, il 7 novembre 1963 fonda a Milano l’Istituto Patafisico (2), con l’intervento di Queneau e sotto la presidenza di Farfa (3), di cui abbiamo raccontato la fantasmagorica “lito-latta” su Trucioli del 1 agosto 2024 (Anno XIII – Numero 51): https://trucioli.it/2024/08/01/che-cosera-la-lito-latta-di-savona-lo-racconta-un-libro-delleditore-savonese-sabatelli-una-storia-dimenticata/
Al 1972 risale il suo primo lavoro di denuncia civile, legato a un tragico fatto di cronaca, quando crea un grande collage (circa 12 metri di lunghezza per 4 di altezza) intitolato I funerali dell’anarchico Pinelli (Milano, Fondazione Marconi). L’opera è dedicata al ferroviere morto cadendo da una finestra della Questura di Milano, in circostanze mai chiarite, mentre è interrogato sull’esplosione della bomba di piazza Fontana.
Alla morte di Pinelli segue l’omicidio del Commissario Calabresi, in complessi momenti storici che fomentano la sviluppo della lotta ideologica e armata fra opposti estremismi di destra e di sinistra. L’opera dedicata a Pinelli viene realizzata con «oggetti vari, consistenti in nastri, cordoni, passamanerie, fiocchi […]: tutto un materiale cadente e decadente […], che sta a simboleggiare una caduta culturale, il degrado di un sistema, vuoi di sviluppo, vuoi politico» (Baj, Automitobiografia, 1983); «più che dei suoi funerali, si trattava di lui stesso, dell’anarchico che precipitava al suolo su un ipotetico selciato, antistante una non tanto ipotetica questura […]. Il titolo definitivo […] restò “I Funerali dell’Anarchico Pinelli”, sia perché il corteo degli anarchici […] ricordava, per mestizia mista a bandiere, un corteo funebre, sia per il richiamo a quel precedente quadro “I Funerali dell’Anarchico Galli” […] che è una delle migliori opere del Carrà futurista e dell’arte moderna italiana» (ibidem).
L’iniziativa culturale savonese, con le due mostre a ricordo del centenario, è una esposizione diffusa, a cura di Luca Bochicchio e dei curatori dei due musei, che vede al centro l’opera ceramica di Enrico Baj nel suo sviluppo storico e cronologico, con un approfondimento tematico sull’Incontro Internazionale della Ceramica del 1954.
Le sedi museali funzionano come capsule del tempo, invertendo le rotte di un percorso storico che ha visto Baj intento a lavorare con l’argilla e con gli smalti, da Albisola nel 1954 fino a Castellamonte (in provincia di Torino) nel 1994, passando per Laveno (1955), Imola e Faenza nei primi Anni Ottanta e Novanta.
Del rapporto tra Enrico Baj, Asger Jorn e il resto della compagine internazionale post-surrealista si occupa una specifica sezione al Museo della Ceramica di Savona, dedicata al citato Incontro del 1954. Al Centro Esposizioni (MuDA) di Albisola Marina, invece, sono allestite le grandi e colorate ceramiche figurative e mitologiche della fase kitsch, realizzate alla Bottega Gatti di Faenza nei primi Anni Novanta. Alcune di queste opere, così come le grottesche maschere tribali prodotte a Castellamonte, trovano spazio nelle altre sedi museali, in un allestimento sincronico basato sui dialoghi tra opere di diverse epoche, a dimostrazione dei passaggi evolutivi e della coerenza espressiva che hanno contraddistinto la scultura ceramistica di Baj.
Inoltre, dal 16 luglio al 15 settembre 2024, il Museo di Storia Naturale di Milano ha proposto la mostra “Enrico Baj. Zoologia fantastica e altre nature”, con evocativi richiami a Borges, alla sua “zoologia fantastica” e alla “biblioteca di babele”, in omaggio alla smisurata creatività e fantasia dell’artista. Si è trattato di una anteprima della mostra che, con il medesimo titolo, è stata inaugurata lo scorso 8 ottobre 2024 nel Palazzo Reale di Milano: una ampia retrospettiva, quest’ultima, promossa dal Comune di Milano, in collaborazione con Electa; curata da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, ha presentato circa cinquanta opere distillate in un arco temporale che dai primi Anni Cinquanta arriva agli inizi del Duemila.
La collaborazione tra Savona e Milano, tra curatori e istituzioni coinvolte, ambisce a disegnare due itinerari autonomi e complementari, capaci di rendere omaggio al genio eclettico di Baj, documentato dalla rarità di un catalogo unico, edito sempre da Electa, nel quale i percorsi espositivi si dipanano fra luoghi, forme, materiali e incontri, percorrendo l’affascinante cosmogonia di Baj, una epifania di intelligenza e creatività.
Ripensare alla ceramica, a Savona e ad Albisola, significa tornare ai tempi di tante stagioni artistiche felici e creative, che hanno permesso a questo territorio di essere una fucina materiale e intellettuale di progetti e realizzazioni, che ha avuto in Tullio d’Albisola (un esponente della famiglia di ceramisti Mazzotti) un significativo rappresentante, oltre che scrittore del Manifesto della ceramica artistica futurista nel 1930 (4).
Ezio Marinoni
BAJ. Baj chez Baj- Fino al 9 febbraio 2025- Savona, Museo della Ceramica Albissola Marina, MuDA – Museo Diffuso Albisola (Casa Museo Jorn e Centro Esposizioni).
Progetto realizzato da Fondazione Museo della Ceramica di Savona Onlus. In collaborazione con MuDA – Museo Diffuso Albisola e Casa Museo Jorn. Con il sostegno di Fondazione De Mari CR Savona e Comune di Albisola Marina. Con il patrocinio di Comune di Savona. Il progetto supporta Savona – Città Candidata a Capitale della Cultura 2027
Per info e visite: info@museodellaceramica.savona.it- museo@amicidicasajorn.it
Note
1) Lo scorso 08 agosto 2024, si è tenuta una manifestazione in memoria di un avvenimento che ha cambiato la storia dell’arte ceramica in Albisola. Sono intervenuti Sandro Ricaldone, Paola Gargiulo e Tullio Mazzotti. Negli Anni Cinquanta l’Atelier Mazzotti accoglie “Gli Incontri Internazionali della Ceramica del 1954”, voluti dai maestri delle nuove avanguardie Sergio Dangelo e Asger Jorn, lontani concettualmente dalla riproducibilità su larga scala della produzione. Agli Incontri parteciparono Karel Appel, Enrico Baj, Corneille, Sergio Dangelo, Asger Jorn, Sebastian Matta. Fra gli artisti che già lavoravano per la Mazzotti ricordiamo Lucio Fontana, Emilio Scanavino, Aligi Sassu, Agenore Fabbri e Franco Garelli.
2) La patafisica è una ipotetica «scienza delle soluzioni immaginarie» (secondo la definizione datane dal suo inventore, Alfred Jarry, in Gestes et opinions du docteur Faustroll, pataphysicien, postumo, 1911).
3) Farfa, è lo pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini (Trieste, 10 dicembre 1879 – Sanremo, 20 luglio 1964). Protagonista del Futurismo (attivo a Trieste, Torino, Savona – dove abitava in Via Istra – e infine a Sanremo), in qualità di cartellonista, ceramista, fotografo e poeta. È stato autore di colorate cartopitture e di libri bizzarri. Dalla fine degli Anni Cinquanta viene riscoperto dai surrealisti Artuto Schwarz e Enrico Baj e da altri protagonisti dell’avanguardia. È stato inserito da Edoardo Sanguineti nella sua Poesia italiana del Novecento e da Glauco Viazzi ne I poeti del futurismo 1909-1944. Muore all’Ospedale Civile di San Remo, dopo essere stato investito da un veicolo a motore.Una automobile, secondo Mario Verdone, in Teatro del tempo futurista, Bulzoni, 1988 p.236 ; una motocicletta, secondo Maria Siniscalchi, in Raymond Queneau, Enrico Baj: lettere inedite – Volume 18 di Quaderni della Facoltà di scienze politiche, Editore Giannini, 1983 p.52.
4) Dal 1903 Giuseppe Mazzotti apre al Albisola, in località Pozzo Garitta, la “Fabbrica di ceramiche d’arte tradizionale e moderne Giuseppe Mazzotti”. Il suo secondogenito, Tullio,assumerà lo pseudonimo di Tullio d’Albisola (Albisola Superiore, 2 dicembre 1899 – Albissola Marina, 19 maggio 1971). Nella sua vita è stato ceramista, scultore, editore e scrittore.