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Genova. Frà Marco Tasca il vescovo che ‘odia’: storia perversa di una diocesi pervertita


Vengo a sapere, da buon ultimo (segno che faccio vita ascetica-monastica) che il clero di Genova è, da tempo, a conoscenza dell’intervento del can. Luca Giuliano, nella seduta dell’11 settembre 2024 nel Capitolo della Cattedrale di San Lorenzo in Genova.

di Paolo Farinella, prete

Da poco, il testo integrale è giunto anche a me: un intervento di fuoco, che allego integralmente, in coda alle mie riflessioni a caldo. Tutti conosciamo del can. Luca Giuliano la pacatezza, la mitezza e la sua incapacità di «pensar male», nemmeno di fronte ai fatti compiuti. Teso alla comprensione di uomo mite e retto, per natura e grazia, egli, da canonista, ispira il suo agire presso il Tribunale diocesano allo spirito dell’ultimo canone che chiude il CJC con queste solenni parole: «avendo presente la salvezza delle anime, che deve sempre essere nella Chiesa legge suprema» (can. 1752).

Dal suo intervento si evince che il can. Giuliano, è esasperato per la continua violenza violenta con cui il Vescovo, il Vicario generale, docente di Morale (sic!!!!) e i vicari episcopali, «in solido», calpestano ogni giorno il Codice di Diritto canonico (non parliamo del Vangelo che è mera carta straccia). Ferito e mortificato, il can. Giuliano esce dalla sua pacatezza, si alza davanti a tutti e parla come un profeta biblico. Il suo è un ruggito potente che riguarda tutta la Diocesi, a cominciare dall’inconsistente Consiglio presbiterale che non si accorge di nulla, perché non conosce nemmeno i propri doveri giuridici che lo obbligano a intervenire e a chiedere conto al Vescovo e ai Vicari del loro agire.

Il vescovo «e i suoi carucci», nell’anno del Signore 2022, hanno creato in diocesi la Fondazione «San Lorenzo Impresa sociale che, nonostante le dichiarazioni formali (senza scopo di lucro), in realtà persegue solo interessi materiali-economici, alla faccia della «salus animarum». Il Vescovo non ha consultato il Consiglio presbiterale, pur essendone obbligato. Invece di aiutarlo «a governare», il Consiglio, come il fariseo e il levita, cambia marciapiede e non chiede ragione perché non abbia chiesto il parere obbligatorio, trattandosi di «un atto di governo» (can. 495 §1).

I singoli «eletti» al Consiglio rappresentano non se stessima chi li ha eletti, cioè i preti e hanno il dovere di difendere i diritti dei preti di cui sono portavoce, come impone la legge: «rappresentando il presbiterio (presbyterium repraesentans) sia [il Consiglio] come il senato del Vescovo; spetta (cuius est) al consiglio presbiterale coadiuvare il Vescovo nel governo della diocesi (in regimine dioecesis), a norma del diritto (can. 495 §1). L’erezione di una Fondazione, per altro onerosa e fatta pagare a un’altra Fondazione, qui, il Magistrato di Misericordia, di cui lo stesso Vescovo è presidente, disponendone a piacimento, non è forse un atto di governo?

Se i membri del Consiglio presbiterale, di fronte al documento del can. Luca Giuliano, che accludo (a scanso di equivoci), continuassero a essere ignavi, pecore belanti, magari con la scusa che «tengono famiglia vera o presunta», è meglio che diano le dimissioni da sé «per indegnità e incapacità rappresentativa», prima di essere denunciati penalmente davanti all’Autorità Suprema. Si ricordino che i singoli membri del Consiglio, sono soggetti titolari di Diritto, a differenza dei vicari episcopali che sono solo occasionali: «ad nutum episcopi».

Genova, 07-01-2025- Paolo Farinella, prete

L’intervento senza censure del can. Luca Giuliano

RIFLESSIONI ESTIVE DI UN CANONICO PENSANTE
Genova, 11 settembre 2024
Cari Canonici, come membro del Capitolo che amministra i beni della Cattedrale di San Lorenzo, sento il dovere di esporvi quanto segue.
In questi giorni si è diffusa tra i dipendenti della ditta “Festigium”, operante presso le Torri, la notizia che nel mese
di marzo 2025 scadranno i termini del contratto stipulato con il Capitolo. Vi lascio immaginare lo sconcerto che si è creato
per la paura di perdere il posto di lavoro.
Noi sappiamo quanto la Diocesi si impegni per promuovere l’attività lavorativa, che sia conforme alla dignità umana,
allo spirito cristiano e in osservanza delle leggi. A tale proposito è rilevante l’istituto dei Cappellani del Lavoro che, da
molti decenni, si impegna in questo ministero, apprezzato anche dalle Autorità civili.
E allora avverto la contraddizione: mentre da una parte la Diocesi favorisce il lavoro con l’opera dei Cappellani,
dall’altra incute il timore che nove persone perdano la loro occupazione? Invito ognuno a una seria riflessione, perché
stiamo dando una falsa immagine della Chiesa, di fronte a un mondo sempre più secolarizzato. A che cosa è dovuta questa
paura verso la Diocesi? Certamente deriva dall’allontanamento di “Festigium”, al termine del contratto, dal Museo
Diocesano, per affidarne la conduzione alla “Fondazione San Lorenzo”.
La ditta “Festigium”, nel corso degli anni, ha dimostrato di essere un’impresa sana, seria nel lavoro, affidabile e
puntuale nel rispetto degli impegni, compresi quelli economici. Il suo Direttore ha avuto incontri con il Vescovo e con
l’Economo, ma non ha ottenuto alcuna spiegazione, non ha saputo i motivi per cui il lavoro della sua ditta non fosse più
gradito. Poi i Vicari hanno deciso di allontanare questa ditta dal Museo Diocesano senza alcuna motivazione dichiarata
(tranne la scadenza del contratto) e sostituirla con la “Fondazione San Lorenzo – Impresa Sociale”, allo scopo costituita.
La “Fondazione San Lorenzo” non ha alcuna esperienza in ambito imprenditoriale ed è stata costituita in breve tempo,
quasi di nascosto (ho appreso la notizia dal Cittadino), senza un’ampia consultazione del Clero. Trattandosi di un atto di
governo, sarebbe stato necessario il parere del Consiglio presbiterale. Secondo il Codice di diritto canonico, il Consiglio
episcopale è facoltativo e ha una funzione pastorale. Afferma il can. 473 § 4: «Quando lo ritiene opportuno, il Vescovo, per
favorire maggiormente l’attività pastorale, può costituire un consiglio episcopale, composto cioè dai Vicari generali e dai
Vicari episcopali». Quindi, gli atti di governo (come la nomina a uffici di Curia, l’avvicendamento dei parroci,
l’accorpamento delle parrocchie, l’erezione di enti ecclesiastici, l’incardinazione di sacerdoti, ecc.), devono essere
sottoposti al parere del Consiglio presbiterale.
Come ho scritto in altra occasione, bisogna che il Capitolo difenda la propria autonomia e indipendenza nelle scelte
e nell’amministrazione dei beni a esso affidati, respingendo ogni arbitraria ingerenza dei Vicari episcopali, che non hanno
alcuna competenza in merito. Queste deplorevoli pressioni esterne erano state esercitate anche su alcuni professori
nell’elezione del Direttore dell’Istituto Teologico Affiliato: la scelta del nuovo Direttore, infatti, era di esclusiva competenza dei docenti stabili, che dovevano decidere in modo libero e autonomo.
Per tutti questi motivi dò il mio parere favorevole e convinto affinché sia rinnovato il contratto alla ditta “Festigium”
per gestire le Torri e anche il Museo del Tesoro: infatti, i beni in esso custoditi appartengono al Capitolo Metropolitano e
al Comune di Genova.
Auspico, inoltre, che il Capitolo possa ancora usufruire dei suoi servizi di catering, che hanno uno stile professionale,
elegante e raffinato.
Mi asterrò dalla votazione, in quanto mio fratello Paolo è stato assunto a novembre 2023 dalla ditta “Festigium”:
pertanto mi trovo in conflitto di interessi. Tuttavia, nel caso si optasse per la “Fondazione San Lorenzo”, chiedo al Capitolo di mettere come condizione sine qua non che tutti i nove dipendenti di “Festigium” vengano assunti a tempo indeterminato dall’”Impresa Sociale”.
E ora, una domanda che mi pongo da tempo: a che cosa è dovuto l’odio profondo, da parte dei Vicari del Vescovo,
nei confronti di mons. Carlo Sobrero? Quale male ha fatto? Vorrei una risposta, per favore! Da quanto mi risulta, egli, tra i membri del nostro Clero, è il massimo esperto nell’ambito economico e giuridico-amministrativo. Sarebbe stata naturale la sua elevazione da Vice Economo a Economo diocesano e a membro del Collegio dei Consultori, anche per la competenza maturata in sedici anni di ufficio amministrativo e per gli studi e approfondimenti personali sulla materia. Perché non utilizzare tali preziosi talenti al servizio della Diocesi? Rimane il mistero…
Certamente, sarebbe stato giusto e doveroso, al termine del suo mandato, esprimere pubblicamente la riconoscenza
della Diocesi per il lungo servizio prestato.
Faccio presente che, ancora oggi, vari sacerdoti e parroci usufruiscono della sua disponibilità e preparazione per
portare a termine agevolmente le loro pratiche economico-finanziarie.
Non contenti del trattamento riservato a mons. Sobrero nella Curia, i Vicari si sono accaniti contro di lui e hanno
voluto dare una prova di forza, per tentare di esautorarlo dall’ufficio di Prefetto della Chiesa Metropolitana. Infatti,
approfittando del desiderio del Vescovo di celebrare l’Eucaristia quotidiana in Cattedrale (che Egli ha presieduto in qualche occasione), hanno ostentato, con fare da padroni, concelebrazioni feriali del mattino con la massiccia presenza di tutto il Consiglio. Ora, se i Vicari avevano l’intenzione di manomettere le successive elezioni capitolari, al fine di far emergere candidati prestabiliti, non era necessaria questa lunga messa in scena.
Inoltre, appare del tutto indecoroso e inappropriato servirsi della celebrazione eucaristica per affermare una propria
ideologia.
Nel dicembre 2023, i nostri Vicari, in quanto tali, si sono inseriti in modo illegittimo nelle elezioni capitolari,
pilotandole dall’esterno e violando la libertà interiore di alcuni Canonici, perché mons. Sobrero non fosse rieletto alla carica di Prefetto della Cattedrale. La sua competenza a condurre la Chiesa Metropolitana nei suoi molteplici aspetti e a intrattenere rapporti con le Autorità civili, i professionisti e i benefattori è nota a tutti. Ora, io mi chiedo: c’erano forse motivi di gelosia per la sua competenza e capacità e per aver egli sempre compiuto con coscienza e responsabilità il suo dovere? Oppure si è messa in atto una vendetta per qualche millantato torto subíto? Sono solo ipotesi ma, non essendoci stata una spiegazione pubblica e ufficiale, fondata sulla realtà dei fatti, è lecito porsi delle domande.
Infine, ricordiamoci sempre: anche chi esercita il compito di Vicario, non è esente, come ogni persona umana, dai
vizi capitali e dalla smania di protagonismo e di carrierismo.
In conclusione, auspico che il Capitolo e il Consiglio dei Vicari siano realtà nettamente distinte, formate da persone
diverse, al fine di evitare ogni tipo di interferenza, e tutti i loro membri possano agire in piena autonomia e libertà.
Esprimo il desiderio che, impegnandoci tutti con umiltà e spirito di servizio, «gareggiando nello stimarci a vicenda e
considerando gli altri superiori a noi stessi» (cfr. Rm 12,10 e Fil 2,3), possiamo dare una bella testimonianza tra i confratelli sacerdoti e in mezzo ai fedeli delle nostre comunità cristiane.
(Can. Luca Giuliano)


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P. Farinella

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