Siamo a ponente del lungomare Diaz. Uno dei palazzi anni ’60/70. Un cartello all’ingresso del cantiere: ‘Recupero patrimonio edilizio. Accesso agli incentivi statali. Importo lavori 2.938.031,95’. Impresa Iren Smart Solutions. Impegnati una quindicina di addetti da fuori regione.
E’ Ferragosto. Nel cantiere qualcuno lavora. E’ l’ora di mezzogiorno. Al nostro richiamo arriva un signore di mezzo età. Lavora anche a Ferragosto ? “Sono da solo, gli altri hanno approfittato del lungo ponte e sono tornati a casa, in famiglia. Io sono romeno e vivo a Milano da oltre 20 anni. Qui faccio il capo cantiere. Nei giorni lavorativi si dorme e si mangia a Ceriale”. Rifate tutto il palazzo, almeno una ventina di appartamenti affacciati sul mare? “Questo edificio era a rischio crollo e come vede stiamo realizzando nuovi pilastri e alla ristrutturazione complessiva”.
Una novità per la Riviera dove molti edifici negli anni del boom sono sorti come funghi. Non si indagava sui metodi di costruzione. Qualcuno li definiva ‘case di sabbia’, edifici costruiti senza rispetto delle regole e soprattutto adeguati controlli strutturali. Non molti anni fa durante la ricostruzione ex novo di un edificio multipiani sul lungomare di Borghetto Santo Spirito, l’architetto progettista confidava: “C’è da stupirsi come abbia resistito e non sia collassato. Non credo sia l’unico a prova di scossa di terremoto neppure troppo forte. Si risparmiava sul ferro e sul cemento. Non si teneva conto che si costruiva sulla sabbia.I calcoli dei cementi armati? Lasciamo perdere….”.
Le nuove generazioni non possono sapere e ricordare che contro le moltiplicazioni di palazzoni sul mare, a Ceriale, erano schierati ‘quattro gatti’. Allora davano lavoro e manodopera locale, favorivano l’emigrazione dal sud Italia, si cullava lo sviluppo ed il progresso turistico della seconda casa al mare. Il ‘miracolo economico’. Chi non condivideva quelle scelte edilizie, chi puntava l’indice per la mancanza di piano regolatore che non sacrificasse ambiente e future generazioni, non aveva voce e si faceva tanti nemici. Ebbene chi scrive queste righe, esordio da giovane cronista, era considerato un ‘talebano’ da mettere all’indice. Chi proponeva di rivedere lo sviluppo urbanistico di Ceriale per non ripetere la fotocopia palazzinara di Borghetto (e oggi se ne vedono le conseguenze) non trovava sostenitori. Pensiamo al dr. Sergio Ferrero, compianto (vedi articolo di Luciano Corrado).
Pensiano agli ammonimenti dell’ex sindaco socialista e presidente Azienda di Soggiorno, assessore provinciale, Carlo Camino. ‘Senza salvare l’agricoltura Ceriale è destinata all’inesorabile declino. Non si potrà vivere solo di seconde case e turismo per pochi mesi all’anno.. Si svuoterà anche il centro storico….Sarà la morte dei negozi di famiglia. “.
Le spettacolo dell’edificio in gran parte ricostruito a suon di nuovi pilastri non è solo un ammonimento. Non imporrebbe solo una verifica sulla stabilità di altri immobili realizzati nei decenni. E’ il fatto che non se ne parli. Come nulla fosse. Tutto normale ai nostri giorni. E le radiose cronache di Ceriale offrono altri diversivi, ‘imbonimenti’ rispetto a certe realtà. La testa sotto la sabbia? Nei prossimi numeri cercheremo di raccontare, con servizi fotografici, cosa offriva Ceriale in piena estate. In ritardo è vero, siamo un piccolissimo blog senza sponsor.