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Il lupo? Se la montagna partorisce un topolino! 2/Colonnello dei Carabinieri Forestali difensore d’ufficio


IL LUPO. La montagna ha partorito un topolino! Questo è il risultato della fin troppo esaltata decisione del Comitato permanente della Convenzione di Berna di declassare il lupo da specie “particolarmente protetta” a specie “protetta”.

di Franco Zunino*

Certo, è un passo avanti dalla situazione precedente che aveva reso intoccabile il lupo, ma non è certo la soluzione del problema. Facile immaginare come finirà: non sarà una riduzione numerica della presenza del lupo (di cui c’è un urgente bisogno!); né un controllo che limiti o impedisca l’imbastardimento del Lupo appenninico, sottospecie ufficializzata dalla descrizione che ne fece lo zoologo Giuseppe Altobello, ma che con sofismi scientifici si sta cercando di ignorare e giungere così all’assurdo di sostenere che in Italia tutti i lupi sono uguali, e sono solo tutti Canis lupus lupus e non già Canis lupus italicus: così facendo evitando di dover spiegare per quali ragioni il fenotipo che tutti sono in grado di vedere, che fa del lupo meridionale un’animale visivamente ben diverso (almeno per gli esperti e per gli esemplari che ancora non si sono imbastarditi del tutto: e ne esistono, e come, specie dall’Abruzzo in giù) non sia presente nel nord Italia. Constatazione che dovrebbe essere prova che non dall’Appennino i lupi sono giunti a colonizzare le Alpi, ma grazie alla assai probabile mano dell’uomo (Francia dixit!) e, forse, ma solo qualcuno da spontanei spostamenti dall’est europeo (o dalla liberazione di individui da “colonie” germaniche!). In pratica, dopo la decisione del suddetto Comitato, verosimilmente oggi sarà come in Svizzera, dove di lupi ce ne sono ancora pochi, per cui se lo possono permettere: per ottenere l’autorizzazione di abbatterne qualcuno si dovrà dimostrare qual è l’individuo che eventualmente ha creato dei problemi (aggressioni all’uomo o danni esagerati agli allevatori).

E già dimostrare questo sarà un problema non da poco! Poi si dovrà attendere una decisione o decreto che autorizzi l’abbattimento. Poi si dovrà stabilire chi dovrà procedere all’operazione; e non ci sarà da meravigliarsi se il compito spetterà non certo a cacciatori – su questo è plausibile prevedere un veto! – ma guardaparco o guardie forestali: il che vorrà dire anche probabili rifiuti per problemi di coscienza! Poi ci sarà da aspettarci le impugnature al TAR dell’eventuale provvedimento da parte delle associazioni animaliste e lupofile (con tutta la trafila di ricorsi di cui si è bene a conoscenza!).

E tutto questo non per ridurre la presenza del numero dei lupi, ma per ucciderne UNO! In pratica, tutto resterà come prima. Cosa in cui noi italiani, siamo campioni! Intanto si apprende che, dopo l’ultimo recente caso in Abruzzo (Castelnuovo al Vomano, Teramo) in Toscana, a Lastra a Signa (Firenze), lo scorso 1 dicembre si sarebbe verificato un nuovo caso di aggressione di lupo ad un allevatore di cavalli; anche lui salvato dall’intervento di un cane che ha distolto il predatore; senza che per questo non abbia fatto in tempo a “dilaniargli una gamba”!

Murialdo, 4 Dicembre 2024                                                Franco Zunino

                                                                                   Segretario Generale AIW

2/Le polemiche italiane sulla problematica “Lupo” (UNICO PAESE AL MONDO A NON AVERLA RISOLTA!) non finiscono mai, e anche chi dovrebbe stare super-partes anziché evitarle, a volte ci si infila. È successo a Piacenza, dove il comando dei Carabinieri-Forestali ha ritenuto di dire la propria sui tanti fatti che si narrano, di aggressioni ai cani dei cacciatori (una vera strage dal nord al sud Italia, ma di cui gli animalisti anticaccia si guardano bene dall’interessarsi: cani sventrati e divorati, forse anche ancora vivi, ma che deve sempre essere negata anche al di là di ogni ragionevole dubbio). O i cani dei cacciatori godono di minor tutela animalista, in quanto “colpevoli” di essere loro ausiliari? E ovviamente la tesi è sempre la stessa, sebbene smentita dai fatti, per cui, per le “autorità” (non riuscendo a mantenersi super-partes come dovrebbe essere!) e per i lupofili anticaccia, non ci sono MAI abbastanza prove per confermare le aggressioni ai cani, al bestiame e anche all’uomo (ovvio, loro sognano lupi dal comportamento “alaskano”, dove cacciano solo selvaggina: per forza, là non ci sono né allevamenti né cacciatori di beccacce o di lepri!). Hanno il terrore che il lupo ridiventi una “belva” agli occhi della gente, ma fanno di tutto affinché ciò avvenga. Poi strilleranno al rischio estinzione, quando i fatti sfuggiranno ai loro controlli, come logica ci dice. L’AIW e l’Associazione per la Tutela dell’ambiente e della vita Rurale hanno inviato alle autorità la lettera che segue per smentire le notizie riportate dai media.

I sottoscritti Michele Corti e Franco Zunino, presidenti rispettivamente dell’Associazione per la tutela dell’ambiente e della vita rurali e dell’Associazione italiana wilderness, venuti a conoscenza delle dichiarazioni del colonnello Pierluigi Fedele, comandante del nucleo cc forestale di Piacenza rese al quotidiano “La Libertà” del 27 c.m., constatano con rammarico come, di fronte alla presa di posizione dei sindaci della montagna piacentina e parmense, che hanno denunciato la predazione di oltre 200 cani dal 2022 ad oggi, il suddetto comandante si sia sentito in obbligo di assumere le vesti di difensore d’ufficio del lupo.

Egli, con riferimento alle prese di posizione dei sindaci, ha infatti stigmatizzato, utilizzando le espressioni care agli animalisti, la: “dilatazione di episodi o non sufficientemente suffragati o tendenti a riproporre l’atavica ‘paura del lupo’ […] per non provocare ingiustificati allarmi nella popolazione”. Ha poi precisato che gli episodi di predazione di cani attribuiti ai lupi debbano essere, almeno in parte, attribuiti ai cinghiali. In questo modo si accusano i cacciatori e i sindaci di essere degli allarmisti, quando non degli impostori.

Intanto, va ricordato che, come esiste solo il procurato allarme, ma anche il mancato allarme (vedi le vicende giudiziarie legate al terremoto dell’Aquila del 2009), un comportamento penalmente perseguibile che potrebbe comportare la rivalsa, in sede giudiziaria, da parte delle vittime delle aggressioni da parte dei lupi a fronte della negazione e sottovalutazione del pericolo.

Opinabili sono poi le valutazioni del comandante del nucleo di Piacenza circa l’efficacia del lupo nel controllare cinghiali e caprioli e relativamente all’esiguità dei danni rimborsati. Sono valutazioni che meglio competerebbero ad altri Enti. Vale la pena ricordare poi come buona parte delle predazioni non risultino oggetto di denuncia da parte degli allevatori a causa del timore di eventuali controlli, delle lungaggini delle procedure e del non riconoscimento di danni e spese collaterali.

Dove, però, il colonnello Fedele è incorso in una grave inesattezza è a proposito dello status del lupo quale specie minacciata. Nella Red List della IUCN (International union for conservation of nature), il lupo è riportato come specie “Least Concern”, ovvero a grado più basso di rischio, sia a livello mondiale che europeo (e italiano). Non è per nulla minacciato. La scheda relativa all’Italia è in aggiornamento per recepire i dati del monitoraggio dei lupi del 2020/2021 che, secondo le elaborazioni più recenti (Marucco et al., 2024), forniva un dato medio di 3600 individui. Il comandante Fedele, evidentemente, si riferisce ai dati del 2013 che riportavano una situazione di diversi anni prima. Continuare a parlare di lupo come specie minacciata, come fanno gli animalisti, non è ammissibile da parte di un comandante dei cc forestali e può confermare nei cittadini l’impressione di una parzialità che non dovrebbe caratterizzare un corpo dello stato.

P.S. È doveroso far notare come il Colonnello dei Carabinieri-Forestali Pierluigi Fedele, è stato uno dei 35 fondatori (Alberese, GR – 30 Aprile 1985) dell’Associazione Italiana per la Wilderness, 3 dei quali erano cacciatori e almeno 7 naturalisti non contrari alla caccia.

Murialdo, 30 Novembre 2024                                                Franco Zunino

                                                                                   Segretario Generale AIW

 

 


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