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Il dirigente scolastico/ La Valorizzazione del Personale (2° parte). Il motto che sopravvive fra gli insegnanti: Quando chiudo la porta dell’aula, quel che accade è affar mio


La scuola rappresenta il “cervello e l’anima” della società. Il ministro Valditara ha parlato della “lampadina” che ogni giovane porta dentro L’esperienza mostra che la difficoltà più grande per il cambiamento è il fattore umano: chiunque abbia partecipato al cambiamento della cultura di un’organizzazione e questo è ciò che oggi occorre nella Scuola sa che c’è una data quantità di resistenza al cambiamento.

di Franco Calcagno 

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara (Lega), Docente di Diritto romano  e diritti dell’Antichità Università di Torino. Già capo dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del Miur. Autore del libro L’Impero romano distrutto dagli immigrati.

L’esperienza mostra che la difficoltà più grande per il cambiamento è il fattore umano: chiunque abbia partecipato al cambiamento della cultura di un’organizzazione e questo è ciò che oggi occorre nella Scuola sa che c’è una data quantità di resistenza al cambiamento.

La maggiore difficoltà per il cambiamento è il fattore umano, e nelle scuole questa resistenza è più intensa che in altre organizzazioni.

E’ duro convincere il mondo della scuola dell’importanza dei temi della Qualità. Per lo più si fanno tentativi di applicare la Qualità nelle aree “facili”, quelle non strettamente educative (impianti, comunicazione, costruzione data base e modulistica, portfolio competenze del personale, coinvolgimento stakeholders), tralasciando le aree “difficili”, quelle didattiche (metodologie, programmi, riconoscimento delle differenze, percorsi personalizzati, qualità dei materiali).

Quando chiudo la porta dell’aula, quel che accade è affar mio”, è il motto che continua a sopravvivere fra gli insegnanti, in un mondo in cui il lavoro di squadra e la collaborazione sono essenziali per avere risultati di qualità.

Ma nel nuovo paradigma col focus su ciò che gli studenti imparano, il miglioramento continuo del modo di produrre apprendimenti sostituisce di fatto, inevitabilmente, l’antiquato “insegna e verifica”.

Le risorse interne, in questo modo saranno ulteriormente valorizzate e si sarà profilata una più stretta conoscenza e collaborazione tra insegnanti di diversi ordini di scuola.

L’utilizzo di strumenti di monitoraggio è importante per la valutazione in itinere dei processi e dei percorsi progettuali.

I lavori della commissione qualità forniscono alla ricerca degli strumenti quali schede di valutazione e passaggio non per soli docenti ma anche per alunni e famiglie.

La sintesi delle statistiche sulle risposte consente di monitorare in almeno due momenti (coincidenti con i quadrimestri, non oltre il mese di maggio).

Parte attiva del processo di monitoraggio è il Dirigente che considerate le schede di valutazione appronta lo schema generale dei voti delle classi prime secondaria di 1° e confronta tre macro valori: valutazione sintetica di uscita dalla scuola primaria, risultati dei test d’ingresso (non disciplinari), votazione conseguita al termine del primo periodo.  Questo confronto consente un quadro di valutazione dell’andamento della classe e di ogni singolo alunno, permettendo di valutare, anche se solo con un approccio numerico, la correttezza delle scelte in tema di formazione classi, accoglienza della scuola secondaria, benessere nello stare a scuola.

Relativamente alle iniziative di continuità attivate nel corso dell’anno, si rileva che tutte le scuole hanno portato a termine i progetti preventivati. Due sono le considerazioni emerse in negativo: da un lato la non disponibilità da parte della scuola materna privata o paritaria  ad aderire a iniziative di continuità con la scuola primaria( tranne un meritevole caso) e, d’altro lato, il fatto che i primi tentativi  di co-docenze tra la scuola media e le classi quinte della scuola primaria si sono svolte troppo a ridosso della fine dell’anno scolastico con un’evidente accavallamento di attività e scadenze con scarse possibilità di valutazione puntuale.

Si può ovviare al problema esposto in precedenza, contattando direttamente le famiglie e organizzando gli incontri al di fuori dell’orario scolastico della scuola materna paritaria, evitando di “interrompere” la loro attività.

Per ciò che riguarda invece le co-docenze, si terrà presente la difficoltà riscontrata al fine di una migliore scansione temporale degli interventi.

Inserire l’orientamento scolastico fra le forme di continuità. La scuola primaria potrà attivare una più appropriata conoscenza di sé attraverso la compilazione da parte degli alunni di schede mirate   e questa attività verrebbe proseguita nella scuola media ad opera di un’insegnante formato su questo tema. Le negatività emerse nella valutazione mostrano una critica alla metodologia espressa dalle insegnanti della scuola media.

La stesura di una copia del “portfolio” è un risultato da evitare poiché rischia di essere un lavoro sterile per cui si sono compilate grandi quantità di fogli che non hanno prodotto risultati concreti. In più un’attività del genere vista nell’ottica della continuità, presuppone anche la tabulazione delle osservazioni e dei risultati e ciò è troppo oneroso e dispersivo.

Sarebbe più utile effettuare frequenti incontri fra gli insegnanti di scuole materne, primarie e media per uno scambio più efficace di informazioni sui singoli alunni.

Infatti, per la conoscenza degli alunni e delle loro problematiche è più indicato un semplice profilo descrittivo operato delle insegnanti stesse.

Anche se, per quanto riguarda l’orientamento, non si tratta di ciò che gli insegnanti osservano sugli alunni, ma si tratta di ciò che gli alunni provano, sentono, pensano relativamente a sé stessi e al mondo della scuola.

La difficoltà maggiore da superare è certamente la resistenza passiva al cambiamento che i docenti (in particolare della ex media) mettono in atto. Alcuni docenti sono restii al cambiamento, non desiderano mettersi in discussione riconoscendo errori e imperizia, credono di potersi arroccare su posizioni privilegiate in attesa che la classe si adegui alle loro esigenze metodologiche. Queste problematiche sono emerse quando in più occasioni è cambiato lo stile e l’approccio del dirigente, da dirigenziale a assertivo, da direttivo a leader.  Il progetto necessita di un approfondimento culturale e di una esternalizzazione profonda e mirata a famiglie e Enti territoriali. Una manovra a “tenaglia” che coinvolga docenti e famiglie per affinare linguaggi e reciproca comprensione, faccia nascere nei docenti quell’idea di scuola come di comunità educante, il senso di appartenenza che elimini la prospettiva errata che l’alunno è “un sacco da riempire” piuttosto che una “pianticella da coltivare”.

I tempi per realizzare questo ulteriore passo non sono, non possono e forse non devono essere brevi in quanto non si basano su leggi o decreti o circolari, la motivazione e il convincimento anche professionale deve maturare attraverso incontri, scambi d’opinione, analisi del contesto.

Per ora il progetto ha alcune positività (descritte di seguito) ed è “perfetto” sulla carta, la sua realizzazione, però, ha già dimostrato lacune e conseguenti cambi in itinere (prova di passaggio primaria – medie, criteri di valutazione, metodologie complementari (metodi di approccio all’alunno che siano sinergiche, confronto fra stili di docenza).

Un grande merito del progetto qualità è stato sicuramente aver contribuito a rendere sistematiche e formalizzate queste prassi informali.

Mentre in un primo momento vi erano resistenze da parte dei docenti verso le pratiche autovalutative di istituto, oggi la partecipazione e il coinvolgimento delle parti interessate è decisamente aumentata, abbandonando la diffidenza iniziale con un’adesione più convinta.

Per favorire ulteriormente lo scambio di esperienze e confronti, i responsabili dello Staff diffondono i risultati degli incontri di commissione a tutta la comunità scolastica.

Per analizzare le esigenze del complesso sistema cliente della scuola, la definizione dei requisiti del servizio è effettuata coinvolgendo studenti, famiglie, personale interno e territorio.

Poi vengono analizzati, progettati, controllati e, dove è possibile, sono migliorati gradualmente i processi interni.

Per quanto riguarda il sistema documentale, l’Istituto punta a valorizzare tutta la documentazione già esistente all’interno della scuola.

Una valenza importante è data dalla collaborazione con il territorio, le istituzioni e il mondo del lavoro.

La qualità della formazione degli insegnanti viene preceduta da un’indagine sui fabbisogni formativi, l’individuazione delle tematiche. Ogni attività prevede verifiche sulla soddisfazione dei destinatari (questionario supervisione).

Il servizio ausiliario viene controllato con periodicità definita per quanto riguarda il clima, la collaborazione tra colleghi, con docenti e famiglie.

Il sistema di gestione delle risorse umane è riesaminato dal DS in seno allo Staff per un miglioramento continuo.

L’obiettivo è fare meglio ciò che è necessario senza sovrastrutture od imposizioni esterne, al fine di lavorare per il miglioramento.

Il progetto qualità si basa sulla collaborazione: tutto viene concordato e realizzato in gruppo per promuovere emozioni positive e crescita professionale.

Aggiornamento- Queste variegate competenze sono richieste anche alla formazione iniziale: ma come si innestano sulla professionalità base del docente, ancora tradizionalmente legata a una o più discipline affini, secondo un’impostazione in gran parte superata ma ancora radicata nella scuola e nel sistema delle abilitazioni (da riformare anch’esso in profondità)? Come si mettono in relazione tra loro? come si imposta il lavoro in equipe? Quando lo si effettua? In quali tempi e spazi scolastici? Durante il periodo di precariato, certo, ci si misura con l’esperienza; ma in quali condizioni e in quali contesti? Con quali possibilità di confronto nell’analisi dei problemi e delle relative soluzioni, compiti che non possono essere affidati alla responsabilità di un singolo docente ma richiedono un lavoro d’equipe? Come far maturare la consapevolezza e la crescita professionale misurata sugli sviluppi della propria progettazione, sui risultati del proprio operare? Peraltro, prime osservazioni parziali di ex tutor coordinatori che collaborano ai PAS sembrano confermare che “fare supplenze” contribuisce assai parzialmente alla professionalità, anzi può generare una falsa convinzione di “saper insegnare” e confermare negli atteggiamenti sbagliati o poco produttivi già messi in atto. Dove ci sono dei VERI MAESTRI DI TALENTO la formazione è pressoché superflua e il loro esempio si dimostra valido al di là del tempo. Ma dove non c’è particolare talento o spessore umano è indispensabile la professionalità, acquisita attraverso la formazione iniziale.

Non solo soldi- E gli studenti? Si deve sottolineare come l’autorevolezza dei docenti e il rispetto in aula siano fondamentali per trasmettere valori significativi alla comunità.

La scuola rappresenti il “cervello e l’anima” della società. Ha posto l’accento sull’importanza di motivare i giovani, futuri pilastri della comunità, attraverso interventi mirati che spaziano dalla motivazione alla responsabilizzazione. Le parole del Ministro riflettono una profonda fiducia nel potere educativo e nella capacità della scuola di lanciare messaggi rilevanti a tutta la società.

Citando esempi tangibili, il Ministro ha raccontato l’esperienza di alcuni studenti in scuole di formazione professionale, che, nonostante un passato difficile segnato da bocciature, spaccio o furti, sono riusciti a riscattarsi grazie all’istruzione ricevuta.

Giuseppe Valditara ha parlato della “lampadina” che ogni giovane porta dentro, simbolo della bellezza interiore e del potenziale inespresso che, una volta scoperto e valorizzato, può trasformare radicalmente la vita degli studenti. Questi giovani, una volta motivati e responsabilizzati, hanno non solo migliorato la loro situazione personale, ma hanno anche trovato facilmente impiego, dimostrando così la funzione cardine della scuola nel valorizzare i talenti.

Franco Calcagno


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