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Liguria e Basso Piemonte

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Azzerare il consumo di suolo in Liguria? A che serve negare l’evidenza! Bucci presidente parte male e occorre educare. Il ruolo della scuola


Martedì 5 novembre, a Loano, presso la Biblioteca Civica Arecco, si è tenuto un evento a cura Rossonove No Profit sul tema del consumo di suolo. https://rossonove.org/2024/11/08/la-prima-de-il-bosco-al-mare/

di Cristina Vignone 

Rossonove promuove e organizza azioni che attraverso l’arte nutrono un’idea differente da quella corrente per la trasformazione del territorio. Durante l’incontro è stato proiettato il film Il Bosco al Mare e presentato il libro Dalla Parte del Suolo. L’ecosistema invisibile del Prof. Paolo Pileri (Editori Laterza, 2024). Inoltre, l’architetta Barbara Catalani ha illustrato la trasformazione delle aree ex fonderie Ilva di Follonica, offrendo spunti di riflessione sulle potenzialità di riqualificazione ambientale e urbana.  
L’evento ha registrato una partecipazione attenta e numerosa, coinvolgendo cittadine e cittadini, professionisti, insegnanti e studenti, segno evidente che il tema affrontato sia di grande interesse e consapevolezza sull’importanza della tutela del suolo e del paesaggio. 
Poche ore prima dell’incontro in biblioteca, il presidente della Regione Liguria Marco Bucci riferendosi ad una legge per azzerare il consumo di suolo, dichiara: “Non riesco a capire cosa vuol dire. Non si fanno le cose dicendo tutto sì o tutto no. Il cemento nei rii serve per proteggerli: abitarci è sbagliato, ma oggigiorno non si fanno più case dentro i rii, saranno 10 o 15 anni. Il cemento serve per fare gli argini. È inutile fare demagogia dicendo zero consumo di suolo, è pura demagogia. Invece bisogna dire opera per opera quello che serve e quello che non serve”. Inoltre sempre Bucci, aveva in precedenza, sottolineato l’importanza di proseguire con le infrastrutture e i progetti di sviluppo, affermando: “I cittadini hanno detto chiaro e tondo che vogliono crescere, continuare, rifiutano i signori del no e che non vogliono fare le infrastrutture e le cose”. 
Ma quanti cittadini Liguri sostengono queste politiche? Bucci è stato eletto con il 48,8% dei voti validi, ma l’affluenza al voto è stata solo del 46%, il che implica che il consenso effettivo tra tutti gli aventi diritto è di circa il 22,5%. Questo dato riflette oltre che la partecipazione sia relativamente bassa, che una parte significativa della popolazione non si riconosce nelle sue politiche ma dovrà ugualmente subirne le scelte. 
Le dichiarazioni del neoeletto presidente Bucci che sembrano voler rassicurare i suoi sostenitori, evidenziano una differenza di visione tra l’approccio istituzionale e le preoccupazioni espresse durante l’evento a Loano, focalizzato sulla tutela ambientale per mezzo della gestione sostenibile del territorio. 
La contrapposizione è evidente: da un lato l’urgenza di promuovere una cultura della sostenibilità, dall’altro una realtà in cui questa necessità è ignorata o attivamente messa da parte dalle politiche in atto. Malgrado la preoccupazione per le scelte introdotte nel contesto politico attuale, con il progetto Rossonove vogliamo contribuire a costruire consapevolezza. Questo impegno parte dall’educazione dei più piccoli, passando attraverso scuole, famiglie e comunità, fino a raggiungere, con proposte e valori differenti, chi amministra e governa.
L’obiettivo è sviluppare una coscienza collettiva sull’importanza del suolo non solo come area su cui produrre ma come risorsa vitale, limitata e irriproducibile. Gli eventi recenti, come quelli drammatici verificatisi a Valencia e in Emilia-Romagna, hanno dimostrato ampiamente che le conseguenze del nostro agire, occupando sconsideratamente ogni tipo di suolo siano tragicamente  evidenti e non possano più essere attribuite solo al naturale cambiamento climatico. È nostro dovere riconoscere il ruolo che abbiamo avuto e agire per invertire la rotta. 
“La vita sulla Terra dipende da terreni sani. Sono il fondamento dei nostri sistemi alimentari, forniscono acqua pulita e habitat per la biodiversità. La loro conservazione è intrinsecamente connessa alla salvaguardia del nostro patrimonio culturale e naturale, poiché i terreni sani contribuiscono alla resilienza climatica e gettano le basi dell’economia e della prosperità globali. Sfortunatamente, il degrado del suolo sta diventando una preoccupazione importante, con una stima del 60-70% dei terreni europei non sani. Il suolo è una risorsa fragile che richiede un’attenta gestione e salvaguardia per le generazioni future. Un centimetro di suolo può impiegare centinaia di anni per formarsi, ma può essere perso in un singolo temporale o incidente industriale.
Mentre gli scienziati del suolo e i professionisti del territorio hanno lanciato l’allarme negli ultimi decenni, la mancanza di consapevolezza e istruzione del pubblico in generale sull’importanza dei suoli per gli esseri umani e gli ecosistemi è diventata una preoccupazione. Ciò ostacola la transizione di vitale importanza verso una governance sostenibile del suolo e sottolinea la necessità di una maggiore alfabetizzazione del suolo” (https://www.unesco.org/en/articles/spreading-open-and-inclusive-literacy-and-soil-culture-through-artistic-practices-and-education-0). 
Conoscere è il primo passo per cambiare. Per questo continueremo a promuovere il valore del suolo e del paesaggio, convinti che l’educazione e la sensibilizzazione siano strumenti essenziali per generare una trasformazione reale. Nonostante gli ostacoli, abbiamo idee e strategie per farlo: dall’organizzazione di incontri e laboratori sul territorio al coinvolgimento attivo di scuole e istituzioni, fino alla integrazione in reti capaci di elaborare, pianificare e agire con forza e lungimiranza. 
“Il suolo è vita da custodire. Dalla scuola primaria al municipio, l’importanza di un’educazione condivisa”. Il suolo non è una superficie da occupare o sfruttare ma uno spessore ricco di vita, un ecosistema vivo e fragilissimo, da rispettare e curare. E’ necessaria un’educazione che coinvolga gli studenti, i cittadini e soprattutto chi governa il territorio, promuovendo un impegno collettivo per la sostenibilità. 
Il prof. Paolo Pileri

“Pensiamo a una superficie spessa 30 centimetri che ospita oltre un terzo della biodiversità del Pianeta, ci nutre e protegge l’ambiente dai dissesti idrogeologici. Eppure, è sempre più erosa dalla cementificazione”. (P. Pileri) 

Educare al rispetto del suolo: la chiave per un futuro sostenibile – Cinquant’anni fa, il Rapporto sui limiti dello sviluppo del Club di Roma lanciava un avvertimento che oggi si è trasformato in realtà: eventi meteo estremi, perdita di biodiversità, degrado ambientale e consumo eccessivo delle risorse naturali sono diventati problematiche quotidiane, sempre più difficili da ignorare.
In Italia, la Liguria è un caso emblematico: l’urbanizzazione costiera, unita a una morfologia complessa, rende la regione vulnerabile a frane ed erosione. Il 47% della fascia costiera ligure è stato urbanizzato (con punte del 70-80% in alcuni tratti, secondo dati ISPRA 2023), causando una perdita di territorio e biodiversità e rendendo l’area sempre più fragile.
Oggi più che mai, il concetto di “limiti alla crescita” richiede un’attenzione rinnovata. Come prevedeva il rapporto del 1972, è chiaro che il nostro pianeta, dalle risorse limitate, non può sostenere un’espansione continua e indiscriminata. Nonostante decenni di sensibilizzazione, un vero cambiamento di mentalità tarda ad affermarsi, e la sfida più grande resta quella di costruire una consapevolezza profonda e diffusa. Serve un impegno che parta dalle scuole, coinvolgendo i cittadini fin dalla prima infanzia, per un futuro in cui il rispetto dell’ambiente sia integrato nei modelli economici, nelle politiche e nelle scelte quotidiane. 
Partire dalle scuole: un percorso educativo per il rispetto del suolo- Il suolo, risorsa preziosa e insostituibile, viene spesso trattato come inesauribile, con effetti devastanti: consumo eccessivo, erosione, perdita di biodiversità e aumento della fragilità territoriale. Di fronte a queste conseguenze, diventa fondamentale promuovere un rispetto autentico per il suolo a partire dai bambini e dai ragazzi, “seminando” così una coscienza che guiderà le future generazioni verso un rapporto più sostenibile con l’ambiente.
Introdurre un’educazione ambientale diffusa in tutte le scuole, dall’infanzia fino alle superiori, può trasformarsi in una strategia potente. Programmi didattici che valorizzino il suolo in modo mirato e adattato alle diverse età, con approcci pratici e transdisciplinari, possono radicare il rispetto per l’ambiente nella formazione dei cittadini di domani. 
Un percorso educativo graduale e mirato- Scuola dell’infanzia e primaria: approcci semplici e ludici possono rivelarsi particolarmente efficaci. Attraverso piccoli orti scolastici (obbligatoria in altre nazioni europee ad esempio in Olanda https://see-nl.com/artikel/20210225-The-School-Garden) o attività di scoperta degli organismi nel suolo, i bambini possono sviluppare curiosità e affetto per la terra. Il contatto diretto con la natura li aiuta a comprendere che il suolo è una risorsa viva e preziosa. 
Scuola secondaria di primo grado- In questa fase, è possibile approfondire le conseguenze del degrado e del consumo del suolo, aiutando gli studenti a comprenderne gli impatti ambientali e sociali. Progetti di recupero e manutenzione di aree verdi locali possono diventare esperienze formative, avvicinando i ragazzi alla realtà del territorio e all’importanza di un uso responsabile delle risorse. 
Scuola secondaria di secondo grado- In questo livello, l’educazione sul suolo può integrare anche aspetti economici, giuridici e urbanistici. Comprendere il significato di “consumo di suolo zero” e analizzare l’impatto delle decisioni politiche e amministrative può preparare gli studenti a valutare e proporre modelli di sviluppo sostenibile. Laboratori pratici di pianificazione urbana e incontri con esperti possono offrire loro competenze utili per affrontare il tema della rigenerazione territoriale. 
Un “alfabeto ecologico” condiviso- Questa formazione lunga e articolata mira a costruire un “alfabeto ecologico” comune, che permetta a futuri cittadini e amministratori di comprendere il significato e il valore del suolo in chiave ambientale, economica e sociale. La conoscenza del territorio e delle sue fragilità diventerà una parte integrante della consapevolezza civica, rendendo meno giustificabile ogni inerzia o degrado causato dall’incomprensione dei rischi ambientali. La nozione di “consumo di suolo zero” acquisirà un significato concreto: evitare nuovi sviluppi che compromettano il suolo naturale o agricolo e promuovere invece il riutilizzo delle aree già urbanizzate. 
Coinvolgere le istituzioni. Affinché il rispetto del suolo diventi un valore consolidato, è fondamentale coinvolgere le istituzioni locali. Corsi di formazione ambientale per amministratori pubblici e sessioni educative condivise tra scuole e comuni potrebbero rafforzare il legame tra educazione e politica territoriale. Le nuove generazioni e gli amministratori avrebbero l’opportunità di confrontarsi direttamente, discutendo i temi del suolo e sviluppando insieme una visione condivisa e sostenibile per il futuro.
Un programma di educazione ambientale esteso a tutte le scuole d’Italia rappresenta una delle strade più efficaci per costruire una cittadinanza consapevole e responsabile. Cittadini, amministratori e istituzioni possono lavorare insieme per proteggere il nostro suolo e il nostro patrimonio naturale, garantendo un futuro sostenibile per le generazioni che verranno. 
“Alla terra vogliamo dare voce per rendere visibile la sua bellezza, la sua forza, la sua resistenza, la sua capacità adattiva e tutto ciò che fa senza chiedere nulla in cambio”. Dalla parte del suolo. L’ecosistema invisibile. Editori Laterza (2024).
Cristina Vignone 

 


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