Nel nostro intimo viviamo sentimenti di smarrimento davanti a un mondo che, da un anno, corre verso la guerra e la catastrofe. Chi ha figli e nipoti, teme il loro futuro.
di Paolo Farinella, prete
I più avvertiti cercano un appiglio, ma non trovano che distruzione, morte e paura. Le istituzioni (Onu, Europa, Italia) con le loro scelte miopi e zoppe, aggravano i conflitti che hanno pervaso anche la sfera individuale e sociale, che la rete trasforma in un ring incontrollato e mortale. Dal profondo della vita di singoli impotenti e popoli sovrastati, sale un bisogno di spiritualità liberante, ma prevalgono manipolazione e tristezza.
Le Chiese, tutte, vuote di senso, offrono religione ai propri adepti, alimentando lo scontro oppure come voce strozzata nel deserto vuoto. Come uscire da questo cappio mortale che impedisce di guardare oltre le proprie angosce?
I «Grandi», cioè i pigmei della storia, impazziti nel loro delirio di morte (altrui), senza orizzonti di vita, giocano con bombe e droni, uccidendo solo innocenti civili, o perché colpevoli di divertirsi (7 ottobre 2023) o perché vittime di Hamas (Gaza).
Rassegnarsi? Impossibile, perché RESISTERE è proprio dell’Uomo e della Donna, sani di mente e di cuore. Perché «la Bellezza possa salvare il mondo» (Dostoevskij), occorre un luogo di condivisione, un grande silenzio come risonanza che abbia la forza di nutrire la volontà di partire RESISTENTI E DECISI, riappropriandosi del diritto a «pensare» nel «confronto», perché nessuno è proprietario della Verità.
Come, da tempo, gli psicoanalisti e gli esegeti della Bibbia, ora anche il filosofo e teologo ci costringe a smontare il concetto di sacrificio che è struttura portante delle religioni abramitiche, mai sazie di sangue sacrificale, fino a farne un comando di distruzione di ogni desiderio di amore e di felicità. Ancora oggi, la Chiesa cattolica, presenta, nella celebrazione eucaristia, la morte di Gesù come «sacrificio vivo e santo», che non regge più l’urto della conoscenza dell’umanità del III millennio.
Partire dalle radici è il «principio» per apprendere il destino della propria esistenza, ma non più da soli, ma «insieme», liberandoci da ogni forma di pessimismo, vero nemico della speranza. Gesù non si sacrifica, ma è ammazzato e fa della sua esistenza un dono di liberazione per imparare che la vita è «vangelo», una «notizia che porta gioia», un percorso verso la pienezza e la felicità.
ARTURO PAOLI, filosofo, cristiano coerente tutta la vita, profeta mistico e testimone nel 2006 egli vide quanto viviamo oggi. Era la 2a guerra del Libano: ci avvertì che l’occidente avrebbe firmato la propria fine in oriente e con essa la presunta civiltà cristiana occidentale sarebbe stata sepolta in Libano, terra di convergenza tra occidente e oriente, cui fanno da buon peso, questo sì, il «sacrificio-massacro» del 7 ottobre 2023, il «sacrificio-massacro» moltiplicato per mille di Gaza e «l’inutile strage dell’Ucràina».
Scrisse il 12 agosto 2006, a Spello: «La strage che sta insanguinando il territorio del Libano, della Palestina, ecc., sembra la Waterloo, la sconfitta definitiva degli USA e dell’Occidente. Il Cristo vivente si trasferirà in Oriente? Vedo che una nuova epoca messianica sta per aprirsi, ma non so come.
L’Occidente ha accolto Gesù di Nazareth, ma non l’ha capito. Il punto di frattura è nella separazione natura-sopra natura e naturale-soprannaturale… Questa lettura greca ha deformato profondamente il messaggio di Gesù portandolo attraverso il tempo fino alla esasperazione attuale… La civiltà cristiana è civiltà d’amore? Chiedetelo alle bombe che cadono su Beirut, ai forni crematori di Aushwitz…
Portiamo al più presto Gesù fuori dall’Occidente», per salvarlo dalle fauci del mostro capitalista, «vitello d’oro», che, come il dio Crono mitologico, mangia i propri figli per non perdere il suo potere.
Per Arturo Paoli occorre, e con urgenza (è il compito dei cristiani), tornare al messaggio originale di Gesù: vivere la «civiltà dell’Amore», impegnandosi ad «amouriser le monde» (amorizzare il mondo), efficace idea di Teilhard de Chardin: in tre parole sintetizza tutto il Vangelo, tutte le aspirazioni legittime di tutte le religioni, tutto l’anelito dell’Umanità e di ogni singola persona che vive per amare ed essere felice.
Paolo Farinella