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Savona 50 anni fa. Bombe nere e strategia della tensione. Tre giorni tra convegno e manifestazioni. La sorpresa? Ignorato l’autore di quattro libri


E’ trascorso mezzo secolo dalle ‘bombe nere’, dalla strategia della tensione. Sono stati forse i mesi più bui e misteriosi (esecutori e mandanti impuniti) nella storia di Savona. Città Medaglia d’oro al Valor Militare per la sua grande partecipazione dall’antifascismo alla Resistenza.

Dodici esplosioni  tra il 1974 e il ’75. Dodici squarci nel cielo, con il tragico corollario di un morto e decine di feriti. Sette di queste bombe sono scoppiate in soli quindici giorni, nel “novembre di sangue” savonese.

Non sono pochi, seppure ormai una minoranza della popolazione, coloro che hanno vissuto quei giorni. Che hanno dato vita e preso parte alla mobilitazione, ai presidi. Chi può rendere testimonianza. Assai più difficile credere che tra i ‘burattini e burattinai’, coscienza e mani sporche, ci sia ancora qualcuno in vita e scampato a tutte le inchieste di cui si occuparono negli anni 14 magistrati (inclusi tre giudici genovesi designati dal ministero della Giustizia per un’ispezione). Nel 1995, su iniziativa del deputato Michele Del Gaudio, tutti gli atti istruttori legati alla vicenda furono acquisiti dalla Commissione stragi della Camera dei deputati, presieduta dall’onorevole Giovanni Pellegrino ma la conclusione anticipata della legislatura impedì di portare avanti il lavoro Commissione, che non è stato ripreso nelle legislature successive.

La Fondazione Istituto Storico della Resistenza e dell’età contemporanea della provincia di Savona ‘Umberto Scardaoni ha organizzato una tre giorni di manifestazioni e il convegno.

Chi e perché ha deciso di ignorare, escludere, tra gli invitati dell’importante e storico evento, il prof. Massimo Macciò? Savonese, autore di numerosi libri. In particolare: ‘Le bombe di Savona: chi c’era racconta’, ‘Una storia di paese: le bombe di Savona 1974-’75’, ‘Le bombe di Savona: i protagonisti, le immagini, la verità’. L’ultimo testo della serie (“Le bombe di Savona” del 2023) è stato pubblicato come allegato alla Gazzetta dello Sport, raggiungendo una rilevanza nazionale.

Dopo anni di indagini, ricerche e studi, l’autore ha spiegato per la prima volta chi, come e quando avrebbe ideato, pianificato, progettato e collocato le bombe di Savona. Il tutto con nomi e cognomi, senza censure. Ma, soprattutto, ha raccontato quale sarebbe il segreto “spaventosamente grande” che si nasconde dietro questa storia apparentemente di paese: un vicenda che avrebbe potuto cambiare le sorti della “strategia della tensione” e i cui effetti in molti casi permangono tuttora. Macciò ha ‘osato troppo’? Si è spinto nell’uso di sospetti e illazioni? Non si è attenuto ai riscontri giudiziari ufficiali andando oltre negli approfondimenti? Nelle ricerca di documenti e testimonianze anche negli archivi romani? Ha mancato di fiducia verso qualche istituzione?

La sua esclusione si spiegherebbe molto semplicemente con il fatto che nei suoi libri descrive anche aspetti diversi da quelli sostenuti da alcuni partecipanti al convegno. Così come era già accaduto nell’incontro alla SMS “Generale” di Savona.


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