La notizia, solo per chi non vuole sapere, è clamorosa. Si è letta sul Secolo XIX e avrebbe meritato la cronaca nazionale. E’ qualche anno che chi lascia il Servizio pubblico sanitario non ha il coraggio, né ‘doveri di riconoscenza’ assai abituali in quel mondo.
Non ha usato mezze parole, non si espressa con allusioni, non ha fatto sconti. La sanità, da anni, è terra di conquista di una politica sempre più ingorda di potere personale e clientele. Capace si sconfiggere persino la casta dei ‘baroni’, il mondo sindacale dei ‘camici bianchi’. Una classe di politici che fa e disfa, impone senza competenze, tra spavalderia e eccesso di impunità. Condannati e indagati nel nuovo Parlamento sono 40. Il ‘terremoto giudiziario’ che ha colpito il ‘sistema politico’ del governo Toti non ha minimamente intaccato il responso elettorale. Al massimo ha incrementato il partito dell’astensione che in Liguria ha raggiunto una meta storica. Solo il 46% degli elettori è andato alle urne.
La dottoressa Paola Bona non ricopre cariche pubbliche. Non pare sia una tifosa schierata. O si senta una perseguitata da poteri occulti e faide della fratellanza massonica molto rappresentata nelle Asl e ospedali. “Mi sento sollevata seppure sconfitta – ha dichiarato alla giornalista Silvia Andreetto – da un sistema che non mi appartiene”. Ha presentato le dimissioni e il vertice dell’Asl 2 si sarebbelimitato a prendere atto. Non meritava neppure un umano confronto? Si sono offesi perchè non sono più abituati ad ascoltare inconfutabili verità non già afferenti alla vita personale o pettegolezzi, invidie, lotte interne.
Chi ha vissuto da cronista la storia della sanità pubblica savonese, degli ospedali, può testimoniare che ‘camici bianchi’, a partire dai primari, non avevano il ‘bavaglio’. Convocavano anche conferenze stampa non per il gusto di denigrare, semmai per denunciare carenze gravi, far conoscere proposte e promesse disattese. Molto attivi erano, a loro volta, RSA/RSU, rappresentanti sindacali provinciali. Gli scioperi, non sempre condivisibili nelle motivazioni, non erano ogni morte di papa. Un passato che le giovani generazioni non possono ricordare, non per colpa loro. Si potrebbe obiettare: siamo da un’estremità all’altra? O non è così. C’è meno conflittualità ed un più incisivo scontro-confronto nell’interesse della comunità, dei pazienti, degli utenti del primario servizio pubblico. (l.c.)