Era il decano degli amministratori comunali di Loano che per la storia sono stati eletti consiglieri comunali dal 1945 a oggi. Chi sindaco o assessore, chi in maggioranza o minoranza. Si è spento a 99 anni l’ing.Nicolò Elena che è stato in giunta e segretario della locale sezione DC (allora contava 250 iscritti). Era stato anche titolare di un’impresa edile, progettista affermato, di non comune competenza.
di Luciano Corrado
Un personaggio (originario di Borghetto d’Arroscia e compaesano con l’esimio prof. on. Roberto Lucifredi ministro con il governo Leone) che era considerato, per anni, la ‘testa pesante’ di Palazzo D’Oria. Non solo per la sua preparazione in campo urbanistico (da progettista e studioso di problematiche urbane, espansione e visione del territorio, ispiratore di scelte sociali), per la stoffa di sapiente moderatore anche nel suo ruolo politico. Non amava esibizioni, né gli scontri plateali che nel consesso dei consigli comunali (all’epoca iniziavano sempre alle 20 per finire magari in tarda notte) non erano un’eccezione. Era pacato e riflessivo nella dialettica, si distingueva nel momenti più tesi con un ‘sorrisetto beffardo’, ma non acrimonioso. Forse in cuor suo si rendeva conto di avere una preparazione complessiva superiore a chi lo contestava. Gli rinfacciavano di essere un libero professionista-progettista, titolare di impresa e nel contempo un pubblico amministratore con ruoli importanti nel governo della città, in impetuosa espansione edilizia a suon di palazzoni.
Ha sempre risposto, non si è mai nascosto, spiegava, chiariva, precisava. La sua etica era l’impegno profuso per la soluzioni di problemi che un Comune deve affrontare e nel suo caso sempre con ruoli non certo secondari.
Un professionista colto e preparato, poco loquace, imprestato alla politica, al ‘credo’ e ideali di quella che è stata la vecchia democrazia Cristiana negli anni di maggiore sviluppo del Bel Paese, con meriti, pregi e contraddizioni.
C’è stato un momento particolarmente difficile per l’assessore e uomo Nicolò Elena. Il sindaco comm. Felice Elice, al termine del suo primo mandato (1962-1967) con la lista della Dc alla quale non era iscritto, dimissionò Elena dalla giunta. Seguirono alterne vicende. Alle amministrative Elice si presentò e stravinse con una lista indipendente (La Palma). Formò una coalizione di governo affidando il ruolo di vice sindaco, all’avv. Stefano Carrara Sutour, del Psiup (nato da una scissione della corrente di sinistra interna del Partito Socialista Italiano). Quella giunta ebbe ‘vita corta’. Nello stesso anno (1967) subisce tre scissioni di consiglieri comunali, eletti nella sua lista, che davano la maggioranza alla Dc all’opposizione con il Psd, Psdi, Liberali e Msi.
Allora non c’era ancora l’elezione diretta del primo cittadino e fu designato sindaco l’avv. Mario Rembado (Dc). L’ing. Elena tornò ad essere l’ispiratore di molte scelte dell’amministrazione. Loano, tra l’altro, proveniva dalla prima grande colata di cemento con l’edificazione di Corso Europa, un ‘mostro’ che ha abbruttito e impoverito quanto ad ambiente, qualità di vita, il volto della città. Ha mortificato il centro storico che resta pur sempre ‘cuore pulsante’ di attrazione ed attività commerciali. Impreziosendo il valore degli antichi immobili.
Per chi l’ha conosciuto e frequentato, per chi raccoglieva le sue confidenze, a volte le sue amarezze, ma anche tante soddisfazioni umane e professionali, per chi sapeva apprezzare la sua bontà e moderazione, il profilo di una persona che non è mai stato un mediocre imprestato alla politica e l’ambizione di amministrare il bene comune, per chi come chi scrive queste righe ha avuto momenti di dialettica, ognuno nei rispettivi ruoli, all’insegna della schiettezza e del rispetto reciproco, l’ing. Elena resta l’esempio di chi può esibire un alto profilo.
Ben altra stoffa, preparazione, visione del futuro, rispetto a chi è poi stato ‘votato’ per amministrare Loano. Dove la mediocrità è parte integrante di una classe politica (italiana) che ha ridotto gli aventi diritto al voto democratico a disertare le urne con una percentuale abissale rispetto al passato. Da punte del 93% al 48-50 dei nostri giorni. Una sfiducia che non si arresta e non si intravvedono ‘miracoli’. L’autocritica è sconosciuta, enfatizzare il proprio operato è la prassi, seminare ottimismo quando si governa, disfattismo se rilegati all’opposizione. Di fronte ai risultati elettorali tutti hanno ‘vinto’, nessuno ha ‘perso’. Con il trionfo dei social emerge un costante avanzamento di cittadini disinformati, di giovani disinteressati alla vita dei partiti, all’impegno politico.
Addio caro ingegnere ! Nel ricordo, io ventunenne, di un plateale scontro nel corso di un’assemblea popolare e partecipata, nel salone del Kursaal, in cui l’architetto Renato Renacco presentò il nuovo piano regolatore di Loano. Le nostre erano dure visioni contrapposte. La mia accoglieva la visione dell’urbanista con una crescita residenziale moderata, riservata ad alcune zone, con una razionale vocazione residenziale e sviluppo turistico-alberghiero. Lei condivideva le tesi vincenti del battagliero consigliere di minoranza Patrone (Psi), agricoltore vero, presidente Coldiretti, che invece si batteva perchè l’espansione riguardasse anche zone agricole (all’epoca erano almeno un centinaio di produttori agricoli).
In altre parole i proprietari di terreni coltivati potevano beneficiare dell’incremento di valore con l’espansione urbanistica. Più edifici, più benessere, più turisti? Si è rivelata una soluzione ideale di cui ha beneficiato il turismo di qualità e accresciuto il benessere collettivo? Meno disparità sociali? Chi si è arricchito (un bene), chi è impoverito (un male). Chi non ha avuto la possibilità di comprare casa oggi è tra i fortunati?
Luciano Corrado
IL SECOLO XIX ALL’EPOCA CON 950 COPIE DI MEDIA VENDUTO NELLE EDICOLE- DUE ARTICOLI DEL 1977, FORSE TRA I PIU’ SIGNIFICATIVI DEI RUOLI DELL’ING.ELENA, SCRITTI DA LUCIANO CORRADO