Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Gaetano Perillo, una vita da antifascista (Genova 1897–1975) Fondatore del Centro Ligure di Storia Sociale e della rivista ‘Movimento Operaio e Socialista’


Gaetano Perillo nasce a Genova il 1º febbraio 1897. E’  una figura che incarna l’impegno sociale e politico del Novecento e si caratterizza anche nel campo della ricerca storica del movimento sindacale, politico e mutualistico. Nel 2025 ricorreranno i 50 anni dalla sua morte, sarebbe una occasione propizia per ricordare la sua persona e l’azione da lui svolta.

 di Ezio Marinoni

Iscritto al Partito Comunista d’Italia fin dalla fondazione del 1921, frequenta la sezione genovese sita in via Ponte di Carignano, sino all’ottobre del 1922. In quell’anno diventa segretario del Circolo “Spartacus”, che riunisce i militanti e i simpatizzanti dei quartieri della Pila e della Foce. La sua casa è “visitata” la prima volta il giorno di Santo Stefano del 1922, con il sequestro di documenti affidatigli dall’avvocato Arturo Cappa, segretario della Federazione del partito, poi costretto a espatriare (1). Viene arrestato pochi mesi dopo, nel febbraio del 1923, quando sono fermati migliaia di comunisti per il cosiddetto “complotto Bordiga”, è rilasciato il giorno successivo, come tutti quei militanti che non sono direttamente coinvolti.

Nel 1924 è nominato nella Segreteria della Federazione assieme a Melchiorre Vanni e Attilio Tonini. L’anno successivo partecipa alla riunione segreta che si tiene a Granarolo, sulle alture di Genova, alla quale Antonio Gramsci interviene con una lezione sulla storia del proletariato italiano negli anni del Risorgimento. Scrive su “L’Unità” come corrispondente da Genova fino alla soppressione dell’organo del Partito Comunista, avvenuta nel 1926 dopo numerosi sequestri, con l’entrata in vigore delle Leggi Speciali (“fascistissime”) che costringono il partito alla clandestinità.

Condannato dal Tribunale Speciale al confino, si ammala subito, dimagrendo velocemente. Le gravi condizioni di salute in cui viene a trovarsi rendono inattuabile la condanna e il provvedimento è revocato. Rimesso in libertà, è sottoposto ai vincoli dell’ammonizione. Le continue scarcerazioni e il mancato invio al confino insospettiscono i dirigenti comunisti, al punto da farlo esonerare da qualsiasi compito politico, soprattutto dopo gli arresti che si verificano nell’agosto del 1929. Inoltre, il Partito Comunista lo espelle negli Anni Trenta perché sospettato di essere un delatore. A nulla serviranno i memoriali da lui scritti; verrà riabilitato solo dopo la fine della guerra.

Nel 1940 è ancora arrestato e internato in una località in provincia di Avellino umida e insalubre, inadatta alle sue condizioni di salute, ragione per la quale è rimandato a Genova e gli viene inflitta la diffida. A causa del ricovero nel sanatorio di S. Tecla non può partecipare in prima persona alla Resistenza. Solo nel dicembre del 1945 Perillo viene riabilitato e riammesso nel P.C.I. con un comunicato della Segreteria pubblicato non su “L’Unità”, organo ufficiale della Federazione, ma su “L’Attivista”, del quale non restano tracce d’archivio. Bisogna attendere il 1954, grazie al rapporto di fiducia con il Savonese Giuseppe Noberasco (2), per ritrovare Perillo in primo piano sulla scena politica ligure e genovese.

Nel 1955 inaugura il Centro di Studi sul Movimento Operaio e Contadino e il Bollettino “Il Movimento Operaio e Contadino in Liguria” con il primo numero, redatto da solo. I fondi a disposizione sono esigui e in un primo tempo non permettono neppure la sistemazione in una sede. Il Centro e il Bollettino vengono ospitati nei primi tempi nello studio di Franco Antolini, membro del Comitato Federale del partito, e presso la Società di Cultura diretta da Enrica Basevi, iscritta al partito e instancabile animatrice culturale. Nei primi anni di vita, Perillo è praticamente l’unico autore di quasi tutti gli articoli. Si firma con diversi pseudonimi, tra cui Spartaco, Noi, Alfa, Pietro Galleano, G.P., Anonimo. Una breve presentazione inaugura il Bollettino, sorto con l’intento di esser uno strumento per gli studiosi e servire alla ricostruzione della storia del movimento operaio ligure.

Nel periodo in cui il Bollettino mantiene il titolo “Il Movimento Operaio e Contadino in Liguria” e persegue lo scopo di essere un bimestrale di pubblicazione di materiale documentario, escono numerosi articoli sulle prime società di Mutuo Soccorso, sulle Società Operaie, sulle Borse del Lavoro e su altre iniziative sociali dell’Ottocento e dei primi del Novecento, gli atti del I   Congresso Socialista e dei seguenti. Vedono la luce anche articoli sulla nascita della Camera del Lavoro a Genova.

Giuseppe Noberasco cura i rapporti del partito con Perillo, ne approva le scelte dei collaboratori che egli preventivamente propone. Sarà il caso di Arrigo Cervetto, ex anarchico e fondatore di “Lotta Comunista”, le cui posizioni politiche avrebbero potuto scatenare, se fosse stato iscritto, la Commissione Quadri diretta da Attilio Tonini. Cervetto collabora alla rivista tra il 1957 e il 1959, con un paio di articoli sul Biennio Rosso a Savona e sulla figura di Giacinto Menotti Serrati.

La collaborazione di Claudio Costantini e di Gino Bianco è l’occasione per ampliare i temi trattati dal bollettino, trasformazione attuata gradualmente, in due fasi: in un primo tempo pubblicano alcuni loro articoli e convincono Perillo a cambiare il titolo del Bollettino da “Il Movimento Operaio e Contadino in Liguria” a “Il Movimento Operaio e Socialista in Liguria”. In un secondo momento il Bollettino si trasforma in una rivista vera e propria, “Movimento Operaio e   Socialista”, quadrimestrale a carattere nazionale.

Contemporaneamente, il gruppo di lavoro fonda il Centro Ligure di Storia Sociale. La redazione che si viene a formare nel 1959 è composta da Perillo, Bianco, Costantini e il funzionario della Federazione Bruno Bertini. Ci si occupa degli anarchici spezzini nei primi anni del Novecento: Gino Bianco e Claudio Costantini trattano l’argomento in diversi articoli che hanno come oggetto “Il Libertario”, giornale fondato a La Spezia nel 1903 da Pasquale Binazzi, considerato da sempre anarchico “pericoloso” nelle carte della polizia. Egli ne è l’ideatore e il principale animatore, ma durante i vent’anni di esistenza del giornale vi si avvicendano le figure di maggior spicco del movimento anarchico: Petr Kropotkin, Pietro Gori, l’avvocato Luigi Molinari, Roberto D’Angiò, Virgilio Mazzoni, Leda Rafanelli, Domenico Zavattero, Luigi Galleani, Alberto Meschi e molti altri.

Gli articoli di Guido Valabrega (1931 – 2000) sul socialismo ebraico e quelli di Edoardo Grendi (1932 – 1999) sul sindacalismo rivoluzionario inglese indicano quanto si siano ampliati i temi della rivista. Alla attività pubblicistica di Perillo partecipa anche, per breve tempo, Giuseppe Faina, che terminerà la sua breve esistenza in carcere, nel periodo di repressione del movimento seguito al 1977, che in genere si riconduce al filone del “Processo 7 aprile” (1979) e al “teorema Calogero” sul terrorismo. Risulta difficile immaginare il rapporto tra il partito e la testata da quando, nel 1960, Noberasco si sposta a Roma per il partito e Sergio Ceravolo diventa Segretario.

Nel giugno 1961 esce il primo numero di “Democrazia Diretta”, sottotitolato “Notiziario della lotta e della democrazia operaia”, con una marcata ispirazione anticapitalistica, con le firme di molti intellettuali già presenti nella rivista di Perillo: Bianco, Costantini, Grendi e Faina, insieme ai due anarchici Bruno De Lucchi e Carlo Boccardo. Anche il “gruppo di Torino” collabora alla rivista, con intellettuali che si raccolgono attorno a Romano Alquati. L’editoriale del primo numero recita: «Alla base del nostro “rifiuto” sta la constatazione che nella società moderna (…) 15 anni di restaurazione capitalistica e 10 di “miracolo economico” hanno prodotto un’impressionante concentrazione di tutti i poteri economici e statuali: i monopoli e tutto l’apparato produttivo capitalistico del Paese si son rafforzati al punto da sostenere la concorrenza internazionale e l’hanno potuto fare grazie all’asservimento e alla compenetrazione dello Stato; lo Stato – a sua volta – si è sviluppato in senso accentratore e autoritario, la polizia ha ormai un apparato quasi mostruoso (che inghiotte l’inverosimile cifra di 220 miliardi all’anno), la burocrazia e l’esercito si sono gonfiati».

Solo alla metà degli anni Sessanta la rivista ottiene l’attenzione del Partito Comunista e la sua approvazione, riconoscimenti costituiti da due articoli apparsi sulla stampa comunista, uno di Paolo Spriano su “Rinascita” e l’altro di Ernesto Ragionieri su “L’Unità” del 24 novembre 1964.

Gaetano Perillo muore nella città natale il 19 settembre 1975. Il Fondo che porta il suo nome nasce dalla grande collezione di documenti, ricercati per lunghi anni, a partire dal primo Partito Socialista Italiano e alla raccolta memoriale della partecipazione operaia alla Resistenza, oltre che alle Società di Mutuo Soccorso sul territorio ligure, per assemblare quante più informazioni possibili riguardanti i loro Statuti, a partire dalla metà dell’Ottocento. Si scoprono, così, le peculiarità di queste associazioni, rivolte alla formazione in molte materie per i loro associati e familiari e figli. Fra la messe dei testi, troviamo anche un A.G. Barrili garibaldino che racconta con emozione il tempo trascorso su quei banchi (3). All’interno del Fondo troviamo, quindi, la documentazione, in gran parte originale, sulle società operaie costituitesi in Liguria dal 1848 al 1922, sul movimento di lotta antifascista dal 1920 al 1922 (con oltre 600 schede biografiche di organizzatori e militanti), sulla stampa periodica ligure dal 1797 al 1945, sulle società cooperative liguri e sulle organizzazioni sindacali.

Ezio Marinoni

Ps. Il Fondo Gaetano Perillo è custodito nell’Archivio Storico del Comune di Genova, dopo la chiusura del Centro Ligure di Storia Sociale (4). Il patrimonio archivistico del Centro è conservato a Palazzo Ducale – Porticato del Cortile Maggiore – Piazza Matteotti 5/24 – 16123 Genova – tel.: 010.57.61.749 – fax: 010.57.64.446

e-mail: centroligure@centroliguredistoriasociale.it

Orario invernale: mar.-ven.: 10.00-13.00 – 15.00-18.00

Orario estivo (luglio e settembre): mar.-ven.: 09.00-12.30; il mer. anche: 14.00-18.00

Chiusura: Agosto

Eventuali orari su richiesta: biblioteca@centroliguredistoriasociale.it

Si ringrazia il Centro per la gentile concessione delle fotografie: http://www.centroliguredistoriasociale.it/

Note

1.Arturo Cappa, (Pisa, 1895 – Roma, 1971), controversa figura di avvocato e giornalista. Stabilitosi a Savona alla fine del 1920 dirige il giornale locale «Bandiera Rossa»; aderisce alla corrente de L’Ordine Nuovo, è tra gli artefici della scissione del gennaio 1921 e diventa segretario del Comitato Regionale del PCdI, segretario della Camera del Lavoro di Savona, consigliere al comune a maggioranza comunista.

  1. Giuseppe Noberasco, nome di battaglia “Gustavo” (Savona, 19 luglio 1920 – Savona, 15 febbraio 2011). Diplomato al Liceo Classico Chiabrera nel 1939, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza di Torino e poi a quella di Genova. Nello stesso anno si iscrive al PCI clandestino. Nel febbraio 1944 compare a Savona il giornale “La voce dei giovani” organo del locale nucleo del Fronte della gioventù, fondato e diretto da Giuseppe Noberasco, coadiuvato da Francesco Vigliecca e Stefano Peluffo. Nell’estate del 1944 entra nelle SAP Genovesi divenendone Comandante Militare e come tale partecipa all’insurrezione del 25 aprile 1945. Dopo la Liberazione è inviato dal partito alla Redazione de l’Unità di Genova in qualità di Amministratore.

3.A.G. Barrili, I misteri di Genova. Cronache contemporanee, tip. A. Moretti, Genova, 1867, pp. 226-227.

4.L’inventario del Fondo è disponibile sul sito dei Musei di Genova: https://www.museidigenova.it/sites/default/files/2020-04/Inventario%20Gaetano%20Perillo.pdf

 


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