Ranzo (IM) il Comune lancia il progetto di valorizzazione del patrimonio vitivinicolo. 2/Unica in Italia. Al via la seconda edizione della ‘Scuola Sarda di Pastorizia’.
COMUNICATO STAMPA- Il Comune di Ranzo lancia il progetto “Ranzo Is Wine”, un’iniziativa volta a valorizzare il patrimonio vitivinicolo e culturale del territorio. Questo progetto mira a creare una rete tra le risorse strutturali, ambientali, paesaggistiche e umane presenti sul territorio.
Spiega il sindaco Giancarlo Cacciò: «Ranzo Is Wine è un progetto che non solo promuove i nostri vini pregiati, ma anche la nostra cultura e tradizione. Con questa iniziativa, intendiamo intercettare il segmento di mercato legato all’enogastronomia, offrendo esperienze uniche ai wine lovers attraverso i nostri ristoranti, agriturismi, b&b e fattorie didattiche».
Il progetto prevede l’utilizzo dell’hashtag #RanzoIsWine e si inserisce in un più ampio piano di Destination Management Organization (Dmo), volto a organizzare la destinazione in funzione del valore del vino e dei prodotti tipici: dall’olio alle ricette tradizionali.
Le cantine di Ranzo: Azienda Agricola Alessandri Michele, Azienda Agricola Massimo Alessandri, Azienda Agricola U Matta’, Azienda Agricola La Casetta, Azienda Agricola Bruna, Azienda Agricola aMaccia, Azienda Agricola Daniele Ronco, Azienda Agricola Davide Guido, Azienda Agricola Deperi Paolo e Azienda Agricola Guidi Fiorenzo.
Tutte saranno al centro di questo piano per creare un’offerta unica di valore e intercettare i nuovi trend di domanda legati alle esperienze enogastronomiche.
Franco Laureri, responsabile del progetto, spiega nel dettaglio: «L’idea centrale è quella di fare rete, mettendo a sistema tutte le risorse del territorio per creare un’offerta turistica integrata e di qualità. Ranzo ha un potenziale enorme e siamo pronti a farlo emergere».
“Ranzo is wine” si ispira ai casi di successo che hanno visto protagoniste altre località del vino con iniziative che hanno portato le destinazioni a intercettare nuovi segmenti di mercato legati al vino e al segmento green. «L’obiettivo del progetto – rimarca il sindaco – è quello di posizionarsi strategicamente nel mercato del turismo enogastronomico, che secondo il Rapporto sul Turismo Enogastronomico 2024 di Roberta Garibaldi, muove circa 14 milioni di turisti e genera un fatturato di 2,5 miliardi di euro».
2/Al via la seconda edizione della Scuola Sarda di Pastorizia. Aperte le iscrizioni sul sito del GAL Anglona Coros. Ma come dimenticare l’esistenza e la resistenza di chi in Liguria, come in Piemonte, svolge un mestiere quasi ‘morente’ seppure assai elogiato. E che dovrebbe non essere dimenticato dal potere politico e dai ‘mass media’.
Altro del folklorismo in occasioni come la transumanza ! Una vita di sacrifici che non ha pari: non ci sono feste, né orari, ammalarsi è ‘proibito’, trovare collaboratori, anche immigrati, è ormai un’impresa impari. L’esempio della Scuola di Pastorizia in Sardegna rappresenta più che una novità. Magari un utile confronto tra regioni italiane. E c’è chi sostiene che nei nostri territori un ritorno alla pastorizia, secondo le tradizioni, sia un tesoro da riscoprire e valorizzare. Con un ruolo economico, sociale ed ecologico. Da sviluppo sostenibile delle aree interne.
COME NASCE LA SCUOLA
La Scuola Sarda di Pastorizia è un’iniziativa del GAL Anglona Coros nata grazie ad un finanziamento della Regione Autonoma della Sardegna e attuata con la collaborazione di esperti delle agenzie regionali AGRIS e LAORE, di docenti delle Università di Sassari, Torino, Molise, di ricercatori dell’Istituto per il Sistema Produzione Animale in Ambiente Mediterraneo del CNR, del CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Sassari.
Obiettivodella scuola è creare nuovi spazi di apprendimento per aiutare i pastori a continuare la propria attività nelle aree interne della Sardegna ed impedirne lo spopolamento. Le attività formative sono curate dal Consorzio Edugov di Sassari diretto da Alessio Cabizzosu. La prima edizione della Scuola ha ricevuto riconoscimenti importanti tanto che la Regione Sardegnaha deciso di rifinanziarla. La Scuola Sarda, infatti, è stata presa a modello a livello nazionale grazie anche al percorso che ha permesso di validare la qualifica di pastore nel Repertorio Regionale dei Profili di Qualificazione (RRPQ): «Paradossalmente assente da qualsiasi repertorio italiano, da oggi questa qualifica rappresenta lo standard nazionale di riferimento per tutti gli operatori del mercato del lavoro sardo e italiano, – sottolineaGiusy Piccone, coordinatrice didattica Edugov – attraverso il quale è possibile esplicitare le competenze per le diverse finalità».
LA SECONDA EDIZIONE
Dopo il successo della prima edizione, anche nel 2024 torna la Scuola Sarda di Pastorizia quest’anno rivolta a pastori dell’intero territorio regionale. Essa prevede 24 ore di teoria e 96 di formazione esperienziale nel corso di visite studio con attività da svolgersi all’interno di aziende virtuose e innovative appositamente selezionate. Le iscrizioni devono arrivare via email all’indirizzo selezioni@pec.edugov.it
entro e non oltre il 27 settembre.
«Se prima per andare in campagna dovevi forzatamente lasciare i banchi di scuola, oggi se vuoi fare il pastore devi andare a scuola. – Sottolinea Pier Paolo Roggero, presidente del Comitato scientifico della Scuola e docente del dipartimento di Agraria UNISS. – Le grandi trasformazioni in atto legate al cambiamento climatico e alla dominante cultura urbana della società, che opera scelte politiche e economiche anche in ambito rurale, richiedono un elevato livello di professionalità e competenza per garantire la vitalità e la sostenibilità ambientale, economica e sociale delle imprese pastorali».
Col bando, verranno selezionate 12 allievi che tra ottobre e novembre svolgeranno un percorso altamente professionalizzante e totalmente gratuito. Come avvenuto nella prima edizione, l’esperienza è aperta ai soli allevatori, o loro coadiuvanti e collaboratori. Essi dovranno essere maggiorenni, tra i criteri di selezione però verrà data priorità ai candidati più motivati a intraprendere percorsi imprenditoriali innovativi che generino un cambiamento nelle comunità di riferimento. La domanda dovrà essere accompagnata da un Curriculum vitae e da carta d’identità. Spiega il responsabile unico di progetto, nonché direttore del GAL Simone Campus: «Sul sito www.galac.it è stato pubblicato il bando dove si trovano tutte le info necessarie per compiere una scelta coraggiosa e consapevole. Formarsi costa fatica e sappiamo che sarà necessario trascurare per qualche giorno le proprie aziende ed i propri animali.» L’inizio del corso è previsto per ottobre. Agli studenti sarà offerta formazione sia pratica sia teorica con visite studio presso aziende altamente innovative sparse in tutta la regione, in Italia e all’estero. Sono previsti degli approfondimenti su varie materie (mercato del latte ovino, genetica e riproduzione, pascolamento, sistemi foraggeri, nutrizione animale, tecniche e strategie di marketing, ecc.), per imparare pratiche e saperi da chi questo mestiere lo fa. «Il metodo didattico adottato è quello della peer education, in cui il tradizionale rapporto gerarchico docente-allievo nelle aule viene sostituito dagli scambi di esperienze alla pari integrate dal supporto tecnico scientifico dei docenti che opereranno “sul campo” e con strumenti didattici originali.» integra Giusy Piccone.
UN APPROCCIO CONCRETO
La Scuola Sarda di Pastorizia risponde a esigenze concrete manifestate dagli allievi nella precedente edizione. Secondo l’indagine sulle aree interne “Giovani Dentro“, promossa dall’associazione Riabitare l’Italia con il Crea, il 67% dei giovani (18-39 anni) vorrebbe continuare a vivere e lavorare nel proprio territorio. Solo il 9% del campione considera il lavoro in campagna un ripiego, mentre il 94% vede almeno un motivo valido per investire in questo campo. «I dati parlano chiaro: quello che manca ai giovani per restare sono gli strumenti, una rete di relazioni che li sostenga e le opportunità lavorative, ma non mancano la passione e la voglia. Ed è da questo percepito che – secondo Simone Campus, direttore del GAL Anglona Coros – che è nata la Scuola Sarda di Pastorizia che si è subito messa in rete con iniziative analoghe e che intende accompagnare con una proposta didattica di grande qualità gli allevatori che vogliono avviare, rilevare o rilanciare un’attività imprenditoriale di pastorizia, accrescendo il circuito economico e ambientale delle aree rurali favorendo processi di restanza e neopopolamento.»
La Scuola riparte in autunno su scala regionale, aprendosi così a un’ampia fascia di allevatori ovicaprini della Sardegna. «La pastorizia è tra i mestieri più antichi del mondo, ma la nostra non è un’operazione nostalgia, anzi vuole essere lo strumento per rivalutare luoghi dimenticati, avviando un circuito economico e una rete di sostegno per chi decide di rimanere o stabilirsi in una piccola comunità rurale. – Spiega il Presidente del GAL e sindaco di Ittiri Antonio Sau. – Lo scopo della Scuola è sostenere da un punto di vista formativo giovani altamente motivati ad affrontare un percorso di vita legato alla pastorizia. Guardiamo la Sardegna con l’occhio rivolto alle aree che si spopolano e da riabitare, nella convinzione che la situazione di debolezza che le caratterizza non sia una condanna ai lavori forzati. Anzi siamo convinti che ci sia nei nostri territori un tesoro da scoprire e valorizzare.»
GLI ALLIEVI
Il Presidente del GAL Antonio Sau ricorda con orgoglio che: «tra i partecipanti dell’edizione 2023 troviamo allieve e allievi che hanno senz’altro goduto delle lezioni apprese e che oggi con rinnovato entusiasmo proseguono nel loro percorso di pastori consapevoli del proprio ruolo economico, sociale ed ecologico». Il GAL ha centrato l’obiettivo di costituire una vera e propria community
che non è morta dopo la fine dei corsi e che ha aggregato persone e vissuti differenti. Nella classe c’è chi ha ereditato il mestiere della famiglia; chi laureata e con figli piccoli supporta il marito nell’attività amministrativa; chi dopo tanti anni all’estero ha visto montare l’interesse per il proprio gregge, rivitalizzando un’attività economica morente dedicandosi alla produzione di formaggi; chi ha coronato il sogno di dedicarsi alla pastorizia e farsi una famiglia dopo aver conseguito la maturità scientifica. «È chiaro ed evidente che la Scuola di Pastorizia – conclude Sau – è un’occasione imperdibile per rilanciare lo sviluppo sostenibile delle nostre aree interne, favorendo la cura dei luoghi e il radicamento dei giovani in territori che iniziano ad essere attrattivi anche per chi vive nelle città».