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Che cos’era la lito–latta di Savona? Lo racconta un libro dell’editore savonese Sabatelli. Una storia dimenticata


Che cos’era la lito – latta di Savona? Lo racconta un libro dell’editore savonese Sabatelli. Un’invenzione di Farfa, il futurista e miliardario della fantasia.

di Ezio Marinoni

Il 20 luglio di sessant’anni (1964) fa moriva a Sanremo il futurista “Farfa”, poliedrica figura di artista futurista, che ha operato a lungo fra Savona e Albisola.

Un fulgido esempio è la lito-latta, potremmo definirla un’invenzione savonese.

Una storia dimenticata, che sarebbe affascinante ancora oggi, fra le parole roboanti di Marinetti, i tagli nelle tele di Lucio Fontana e tutto ciò che riconduce alla parola Futurismo.

Savona è stata una fucina di movimenti e accadimenti: sociali, grazie al movimento mutualistico e poi sindacale; politici, con l’impegno delle forze progressiste (il punto più alto sarà il socialista Sandro Pertini Presidente della Repubblica) e resistenziali; religiosi, con l’apparizione che porterà alla edificazione del Santuario e la cattività di Papa Pio VII in città, senza dimenticare due grandi pontefici quali Sisto IV e Giulio II.

Se avessimo a disposizione una macchina del tempo, potremmo tornare indietro e spiare quattro uomini che a Zinola pensano di progettare il Futuro, con la “effe” maiuscola, attraverso il movimento futurista: Marinetti, Acquaviva, Farfa e Vincenzo Nosenzo.

Questi visionari vogliono creare una nuova forma di libro, inserendosi in modo rivoluzionario sul percorso e sul processo di evoluzione del libro: dalle loro menti creative uscirà l’idea della lito-latta da Savona.

Un libro con le pagine di metallo, come le macchine roboanti e i palazzi tesi al cielo, dipinti dai pittori futuristi nella “città che sale”.

Il libro stava iniziando a diventare tecnologia, cambiando il modo di approcciare e fruire la cultura, rimasto invariato dall’antichità e dai monaci amanuensi. Il sogno diventa realtà e i libri di metallo stampati in quel periodo saranno due, usciti dalla tipografia zinolese di Vincenzo Nosenzo (uno di Marinetti, l’altro di Tullio Mazzotti).

Un esperimento folle nato e già finito? Forse…

Fino a quando l’editore Marco Sabatelli decide che la storia di quella forma di libro, che a lui sembra «un autentico capolavoro, un punto d’arrivo, l’ultimo e definitivo, dell’arte grafica ed editoriale di tutti i tempi», non può finire così.

Sabatelli inizia a studiare nei minimi dettagli le tecniche “costruttive” del libro, contatta Bruno Munari, che lo aiuta nella progettazione, entrando con entusiasmo nella progettazione. Il momento decisivo è il ritrovamento dei macchinari della vecchia tipografia di Nosenzo, che negli Anni Ottanta erano chiusi in una stanzetta polverosa, dove si svolgeva la campionatura per scatolame e bidoni di oli minerali.

Nel 1986 Sabatelli utilizza quei macchinari per stampare il libro, poi rilegato in casa dell’ingegner Alberto Bruni, in collaborazione con la FIAT, organizzatrice della mostra “Futurismo & Futurismi” a Palazzo Grassi, a Venezia, inaugurato dopo un importante restauro.

Alla fine di un grande lavoro, cento copie del terzo “capolavoro metallico” giungono a Venezia e vengono esposte; poi ne saranno stampate altre cento copie.

Al termine di questo racconto, possiamo svelare il mistero: il libro si intitola Farfa il miliardario della fantasia, e raccoglie tre liriche di questo poeta futurista ingiustamente dimenticato e parzialmente riscoperto negli Anni Cinquanta dal pittore Enrico Baj. Le poesie sono “Tuberie”, “Affaraffari” e l’inedita “Seggiola solare”.

L’opera ha una nota critica di Giovanni Farris (deceduto il 10 giugno 2020, a 92 anni: docente, studioso e autore di numerose pubblicazioni, fu a lungo direttore de “Il Letimbro”), una presentazione di F.T. Marinetti e le illustrazioni di Bruno Munari.

Farfa, chi era, dunque, costui?

Vittorio Osvaldo Tommasini, detto “Farfa”, nasce a Trieste il 10 dicembre 1879, debutta nel 1910 alla Serata futurista tenuta al Politeama Rossetti, nella sua città natale. Nel 1919 incontra Filippo Tommaso Marinetti e nel 1924 è presente alla prima mostra di Avanguardia a Torino; qui, nel 1925, partecipa alla Mostra futurista. Entra in contatto con Fillia e Pippo Oriani, con i quali fonda il Gruppo Futurista Torinese.

Nel 1928 si stabilisce a Savona, dove vivrà fino al 1958. Insieme a Tullio d’Albisola costituisce Il Gruppo Futurista Ligure. La sua produzione ceramistica è di primissimo livello, una pietra miliare nello sviluppo del futurismo crepuscolare.

Una “foto di gruppo” di artisti futuristi in posa davanti alla storica Manifattura Ceramica Mazzotti è emblematica di questa fase.

Scrive di lui Germano Beringheli: «Eccentrico personaggio dai molti interessi Farfa si dedicò soprattutto alla poesia, ma anche la sua pittura di moduli futuristi si inserisce assai belle in quel movimento che tanto clamore suscitò ad Albisola e a Savona negli anni Trenta.»

Farfa è una figura ancora tutta da studiare, autore di opere letterarie di grande interesse, poeta e raffinato “cartopittore”; egli e stato il più significativo esponente artistico del suo tempo a Savona.

Uomo dal tratto imperscrutabile, è stato intellettuale a tutto tondo e creativo per tutta la vita. Le sue ceramiche degli Anni Cinquanta, non più futuriste, mantengono il suo tratto innovativo. Si è dedicato anche alla poesia, con le raccolte di versi Noi miliardario della fantasia (1933) e Poema del candore negro (1935). Farfa si spegne a Sanremo il 20 luglio 1964.

Nel 2015 si è tenuta la mostra ”Vittorio Osvaldo Tommasini. Il Farfa dal mondo a Sanremo”, un percorso espositivo nelle sale della famosa casa da gioco, si snoda tra documenti, carteggi, opere pittoriche, “cartopitture”, ceramiche e due libri di latta, per un totale di oltre 100 opere, grazie alla collaborazione dell’Archivio del ‘900 (Mart di Rovereto), del Circolo degli Artisti di Albisola, dell’Associazione Cento Fiori, di Arte Doc e di numerosi collezionisti privati.

Il catalogo della mostra è stato un utile strumento per la comprensione e la valorizzazione delle opere in mostra, con un insieme di saggi esplicativi per la comprensione a 360° della figura di Farfa, attraverso una nuova lettura delle sue opere liriche, pittoriche e ceramiche.

Sono trascorsi altri nove anni: sarà finalmente giunto il tempo di togliere alcune ragnatele del passato e spazzare via la polvere della memoria, per difendere e diffondere la cultura futurista savonese.

Ezio Marinoni

 


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Ezio Marinoni

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