Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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‘Il romanzo giallo nasce in Liguria’. Roberto Centazzo, giallista e ora autore di commedie e romanzi. Il ricordo di Alessandro Varaldo savonese d’adozione


Roberto Centazzo è nato come scrittore di romanzi galli e polizieschi, vista la sua cultura giuridica e la sua esperienza professionale in Polizia Giudiziaria, terminata con il ruolo di comandante dell’Ufficio di Polizia della Stazione Ferroviaria di Savona ed è pertanto la persona più competente e preparata per svelare ai più, che la Liguria è terra di grande pregio culturale anche nel campo della narrativa poliziesca.

di Gianfranco Barcella

Alessandro Varaldo è stato un giornalista, scrittore e drammaturgo italiano. Nato 25 gennaio 1876 a Ventimiglia. Ha studiato a Savona. E’ morto il 18 febbraio 1953 a Roma

“L’amico e scrittore Gianfranco Barcella mi propone alcuni punti su cui riflettere: il primo riguarda “La Liguria e la storia del Giallo Italiano con Alessandro Varaldo“.

Occorre rilevare che il 1929 è l’anno in cui la Mondadori inaugura la collana <Libri gialli> che darà il nome al nuovo genere letterario, considerato di evasione dalla cultura paludata, in virtù delle copertine di colore giallo, fatto ormai arcinoto. Meno noto è che per due anni la Mondadori in questa collana pubblicherà solo autori stranieri finché, nel 1931, a causa della legge fascista che impone la pubblicazione di uno scrittore italiano ogni cinque stranieri, la casa editrice deve trovare un giallista italiano.

E a chi si rivolge? Ad uno scrittore all’epoca molto famoso: Alessandro Varaldo. Alla richiesta di Arnoldo Mondadori, Varaldo risponde con il <Sette bello>, definito ormai il primo giallo italiano, che esce nella primavera del 1931. Quando un personaggio è famoso c’è sempre chi tenta in tutti modi di rivendicarne la paternità, l’amicizia, la frequentazione. Non c’è posto in cui non abbia dormito Napoleone (locanda, pensione o semplice stanza) e non c’è posto da cui non sia partito Cristoforo Colombo per l’America. Stessa cosa accadde per Varaldo, che tutti tirano per la giacchetta. Nato a Ventimiglia frequentò le scuole a Savona e dunque è da considerarsi <savonese> d’adozione.

A questo punto sorge d’obbligo una domanda: esiste una scuola savonese del giallo? Scrittori presuntuosi direbbero di sì, specie per infilarcisi dentro (a tal proposito è già accaduto che un giallista citasse i maggiori autori di crime story per inserircisi a ruota). Io dico di no, non esiste una scuola savonese così come appare forzata ogni altra etichetta affibbiata al genere giallo, genere che più di ogni altro subisce (o genera) la nascita di sotto distinzioni: il noir mediterraneo, il Glocal, il giallo psicologico, , il giallo storico, il medical Triller, il noir psicologico, il cosy crime e si potrebbe andare avanti per ore. Io sostengo che esistano i romanzi, quelli belli e quelli brutti e questi ultimi non diventano meno brutti solo perché sono inglobati in una categoria”.

Lo scrittore Roberto Centazzo

Che cos’è per te la scrittura? Un piacere, una necessità o altro ancora?

Per me scrivere è una sorta di rivalsa. Non ho mai preso la sufficienza a scuola in quello che un tempo era il tema. Eppure, giù allora, sognavo di diventare scrittore! Ce l’ho fatta a dispetto di quelli che prendevano nove o dieci ed ora fanno tutt’altro.

La Tua vita è stata ricca di esperienze, considerata come un cammino e mai un traguardo (come la felicità d’altronde) sia in campo professionale che artistico…

Sì, è vero! Ho conseguito l’abilitazione all’insegnamento dopo la laurea in Giurisprudenza e ho insegnato per due anni. Poi ho lavorato 38 anni in Polizia come ispettore e, lo dico con orgoglio, alla Sezione di Polizia Giudiziaria presso la Procura di Savona. Ora dopo 22 libri pubblicati (11 dei quali con un grosso editore come TEA) e sette romanzi di vario genere, pronti in un cassetto.
Mi diletto anche a scrivere anche commedie teatrali insieme a Felice Rossello. Ma scrivo anche canzoni. Insieme al musicista Enrico Santacatterina (attualmente bassista di Riccardo Fogli), abbiamo composto l’album <Mendicante>, pezzi blues con testo in italiano.

Ti destreggi volentieri con diversi generi letterari…

Ogni genere ha le sue regole ed è proprio questo che mi stimola. Scrivo tutti i giorni senza alcun criterio, almeno tre pagine al giorno. Non è detto che debba per forza finire un lavoro prima di iniziarne un altro. Capita spesso che molli la scrittura, a metà un libro, per andare avanti con un’ altra opera e poi mi metta a scrivere due o tre racconti. Anche di questi ne ho pubblicati parecchi su antologie, riviste e quotidiani. Mi ricordo un supplente, in terza Liceo Scientifico. Ci disse che prima di affrontare gli autori moderni dovevamo leggere i classici. Lo credo anch’io. Prima di affermare che si debba innovare un genere,come stanno sostenendo alcuni giallisti, meglio prima aver letto i maestri perché non è importante quello che viene raccontato ma il come viene raccontato. Ah… Questo supplente si chiamava Gianfranco Barcella.

Forse è meglio concludere questo piacevole incontro, ritornando sulla figura di Alessandro Varaldo, un altro orgoglio ligure ed un altro autore che amava spaziare in molti campi.

Alessandro Varaldo è venuto a mancare nel 1953 ma molti l’hanno già dimenticato! Ai suoi tempi, poi non tanto remoti, è stato uno dei narratori più prolifici e più letti in Italia. Spaziava in tutti i generi: dal romanzo, alla raccolta di novelle, dal teatro al libro di memorie, dalla storia romanzata alla poesia. Autore assai amato, non viene mai meno al suo imperativo categorico:<non annoiare>.

Ed è questa una regola che mi sono imposto anche io. Guai quando un lettore dice “che barba, questo autore ripete sempre le stesse cose!”Per il resto invito i lettori a cercare su internet notizie su Alessandro Varaldo. Vi appariranno diverse pagine che dicono più o meno quello che riportiamo sotto:

“Il sette bello” già citato in precedenza è il suo primo romanzo giallo e primo giallo italiano che esce nella primavera del 1931 e ha ottenuto un discreto successo. Ambientato nel 1930 a Roma e nella campagna circostante, ha come protagonista il commissario del Quartiere Trionfale, Ascanio Bonichi, uomo bonario, conoscitore del genere umano, di grande esperienza, più vicino a Maigret che a Sherlock Holmes. Con i suoi folti baffi neri ed il mento<non raso di fresco>, di aspetto gioviale e allegro Bonichi porta con sé un bastone, la rivoltella, una lampadina ed un fischietto, lavora nella Polizia da molti anni e non condivide l’approccio scientifico alle indagini dei suoi superiori. E’ al contrario, consapevole del ruolo decisivo del Caso nella soluzione dei misteri. Accoglie con favore le strane coincidenze ed i messaggi dell’inconscio, nonché l’aiuto del divino: “…Uno spiraglio che ci serva appena appena per non mettere un piede in fallo, ci giunge dal Caso. Il caso, se può,-viene mosso da una forza soprannaturale”.

Il titolo del romanzo, Sette Bello, allude infatti, alla carta da gioco che dà sempre un punto, la carta vincente per la conquista della quale non basta l’abilità, ma ci vuole anche la fortuna. La vicenda si apre con tre ragazzi ed una ragazza che si ritrovano in una trattoria romana e giocano a scopone. Sono giovani, scalpitanti e desiderosi di avventura. E l’avventura non si fa attendere. Arrivati in un appartamento della periferia romana, dopo aver risposto ad un annuncio sul giornale, nel momento in cui suonano il campanello sentono uno sparo e scoprono un cadavere. Interviene allora il commissario Ascanio Bonichi con cui collaboreranno alle indagini.

Si tratta di un romanzo, nel senso più pieno del termine prima che di un giallo a cui probabilmente si è ispirato Carlo Emilio Gadda per <Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana > del 1957 ed anch’esso ambientato a Roma. Di certo il genere poliziesco non ha avuto vita facile in passato. Mentre in Europa e negli Stati Uniti si diffonde rapidamente a partire dal 1841, anno di pubblicazione de <I misteri della Via Morgue> di Egdar Allan Poe, e trova numerosi seguaci, in Italia viene osteggiato dalla critica perché considerato un genere letterario di serie B. Sebbene, sulla scia de <I misteri di Parigi> di Eugène Sue, tra fine Ottocento e inizio Novecento, Francesco Maistrani, Matilde Serao, Carolina Invernizio e altri seguano la moda letteraria dei <misteri oscillanti> tra il Gotico ed il Giallo.

 Gianfranco Barcella

 


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G.F. Barcella

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