Arrivo al Santa Corona alle 17. Mi dicono gentilmente che l’attesa sarà lunga.Vicino a me una signora in attesa dalle 8 del mattino per accompagnare il marito scoppia a piangere. Mia figlia telefona ad Albenga e trova la soluzione. “Portatela qui entro le 19”. Trasferimento, accoglienza, esami radiografici, diagnosi, terapie. Tutto in poco tempo. Alle 20 ero di nuovo a casa. Un sogno a pochi chilometri di distanza. Perché, tutto questo?
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Gentile Trucioli.it, chiedo di pubblicare questa mia testimonianza. Mi chiamo Antolini Lella, il prossimo 29 dicembre festeggerò il mio novantesimo compleanno.Sono anche caregiver (Chi dà assistenza a una persona non autosufficiente ndr). di mio marito, anche lui prossimo ai novant’anni, che per ragioni di salute ha costantemente bisogno di assistenza.
Purtroppo ho seri problemi alla colonna vertebrale, ultimamente mi sono rotta tre vertebre e in seguito ad una caduta giovedì pomeriggio anche una costola.
Quello che voglio testimoniare è il percorso che ho dovuto affrontare per arrivare alla diagnosi, tenendo conto delle premesse che ho evidenziato.
Su precisa indicazione del mio medico curante ho dovuto andare al Pronto soccorso e mia figlia mi ha accompagnato al Santa Corona di Pietra Ligure.
Siamo arrivate alle 17, pazienti ovunque e visibilmente con patologie diverse. Al triage mi hanno accolto con gentilezza, competenza e attenzione, ma chiaramente mi è stato detto che l’attesa si sarebbe prorogata per molte ore, perché prima di me in attesa c’erano decine di pazienti e certamente io non rientravo nei codici più gravi. Seduta sulla sedia, chiaramente a disagio, ho notato che molti pazienti in attesa avevano problemi simili al mio. Situazioni non gravi certamente ma da verificare (persone cadute, distorsioni etc) e comunque non sono medico.
Alle 18, una signora scoppia a piangere, lamentando di essere al Pronto soccorso dalle 8 del mattino, per accompagnare suo marito che era seduto vicino a lei, quindi non in situazione di gravità.
A quel punto ho fatto una riflessione e ho pensato che se tutto andava bene, sarei uscita dal Pronto a notte fonda. Il pensiero è andato naturalmente a mio marito e a chi se ne stava occupando.
Mia figlia allora ha pensato di telefonare all’ospedale di Albenga, dove è stato riaperto il centro di ‘Primo intervento’. Ha spiegato la mia situazione e mi hanno detto che se arrivavo entro le 19 avrei potuto essere visitata. Siamo arrivate all’ospedale di Albenga. Un sogno! Accolta da due volontarie della Croce Rossa sono stata accompagnata al triage. Personale preparato, attento, competente e disponibile.
Dopo pochi minuti prima visita dalla Dottoressa di turno che ha richiesto la radiografia. Effettuata la lastra abbiamo atteso il referto e sono stata di nuovo dalla Dottoressa che mi ha fatto la diagnosi e dato le prescrizioni adeguate alla patologia riscontrata. Alle 20 ero di ritorno a casa.
Chiedo e mi chiedo le ragioni per le quali, un Pronto soccorso è al collasso e a pochi chilometri di distanza certamente certi interventi potrebbero essere eseguiti in tempi ragionevoli.
Sono un’anziana signora, capisco che non sia possibile avere in ogni Pronto soccorso tutte le attrezzature per affrontare patologie gravi, ma certamente avere la possibilità di utilizzare le competenze mediche, infermieristiche e anche gli strumenti tecnologici sarebbe di grande utilità per situazioni tipo quella che ho descritto.
Medici ed infermieri meno stressati, permanenza negli ospedali per i pazienti ragionevoli, un’organizzazione territoriale funzionale. Ringrazio per l’attenzione e spero che i servizi territoriali possano migliorare.
Con cordialità, Antolini Lella
ALBENGA/23 OTTOBRE 2023- COMUNICATO STAMPA
PROGETTI SULL’OSPEDALE DI ALBENGA.
IL SINDACO RICCARDO TOMATIS: “STRUTTURA ALL’AVANGUARDIA CHE DEVE ESSERE VALORIZZATA. E’ POSSIBILE FARLO SUBITO (ANCHE PRIMA DI AVVIARE LA PROGETTUALITA’ PENSATA DALLA REGIONE) VALORIZZANDO E INCREMENTANDO LE RISORSE PRESENTI IN ESSO”.
Futuro dell’Ospedale di Albenga. Si torna a parlarne anche se, in realtà, nella città delle torri non si è mai smesso di farlo. Il sindaco Riccardo Tomatis si esprime in merito al progetto di partenariato pubblico-privato sull’Ospedale di Albenga, sottolineando come, in primis e nel frattempo, sarebbe importante non “abbandonare l’ospedale Santa Maria di Misericordia, struttura nuova e all’avanguardia che presenta sale operatorie con strumentazione e tecnologia sanitaria di altissimo livello.
Specifica il primo cittadino: “Il progetto di partenariato per l’Ospedale di Albenga mi era già stato presentato 2 anni fa, da allora tuttavia non abbiamo più avuto informazioni. Proprio in occasione del mio ultimo incontro con l’assessore alla sanità Gratarola, la mia proposta, che peraltro era stata accolta, era quella di impegnare i gruppi sanitari che gestiranno alcuni dei reparti del nosocomio ingauno a mettere a disposizione il personale medico affinché possa turnare h24 nel PPI. Di più, attraverso l’apertura di nuovi servizi e reparti, l’ospedale di Albenga potrebbe, ed anzi dovrebbe, riavere un vero e proprio pronto soccorso. Detto questo, però, nel frattempo, il Santa Maria di Misericordia non può essere abbandonato.
Perché l’ASL2 non valorizza le risorse già presenti in esso?Nel nostro ospedale sono presenti sale operatorie d’avanguardia e un team di medici ospedalieri di prim’ordine, che basterebbe incrementare negli organici per garantire quel salto di qualità che darebbe prestigio al nosocomio, e prima ancora una supremazia alla sanità pubblica con le sole risorse in house” conclude il sindaco di Albenga Riccardo Tomatis.