Noli. Cera una volta la Fondazione Culturale “S. Antonio”. “E ora non c’è più ?” chiederete.
La sua bella targa d’ottone a lato della porta d’ingresso direbbe che c’è, ma la citata porta, identica a quella comunale, è chiusa da anni, omaggiata dalla colata di escrementi di colombi e gabbiani e da residui di scotch e locandine di tanto tempo fa, quando la Fondazione – che è struttura culturale del Comune – offriva ai cittadini di Noli stimoli di partecipazione culturale, con mostre e convegni.
Non meno indecente, la porta accanto a quella di accesso, istoriata con colorati geroglifici.
Osserverete “ Ma c’era la pandemia!” Certo, però almeno le porte, sebbene chiuse, si sarebbero potute pulire, se non altro per rispondere a qualche segnalazione critica e sollecitazione; invece, le stesse hanno continuato ad offrire un’immagine desolante.
E poi, passato il periodo di chiusura generale ( lockdown ), sono stati riaperti con le opportune cautele, teatri e cinema, stabilimenti balneari e ristoranti, scuole, musei e biblioteche. Non la nostra Fondazione.
La locale biblioteca, che nel frattempo vi era stata trasferita, ha offerto ai libri una nuova sede per un lungo sonno nell’umidità di un ambiente mal arieggiato, con un utilizzo negato alla popolazione e la prospettiva immaginabile di un ulteriore deterioramento.
Da notare infatti, che parecchi scatoloni, siglati “La Veloce” (ditta specializzata in traslochi), contenenti libri provenienti dalla suddetta biblioteca, nell’ultima settimana del gennaio scorso, erano ammassati all’ingresso del Sant’Antonio ricoperti di calcinacci.
A portone aperto, lo spettacolo che si presentava era quello di un ammasso di volumi che da quegli scatoloni subivano un altro trasferimento,… al macero! Ma se giudicati da eliminare, non sarebbe stato più opportuno eliminarli prima di traslocarli? Oppure, se dopo il trasferimento nella Fondazione, gli stessi fossero stati conservati con più cura e in un ambiente più protetto, non si sarebbero potuti salvare?
E l’ archivio storico, già sistemato in tempi migliori nei locali della Fondazione, in che condizioni sarà?
Le sale che potrebbero accogliere il “Tesoro svelato “, da anni partito per Genova e mai più tornato nella totale indifferenza generale, continuano a restare inspiegabilmente vuote.
Come possiamo essere orgogliosi del nostro prezioso ritrovamento che ha aperto una pagina nuova e straordinaria sulle origini romane di Noli, se dopo il primo entusiasmo e l’ esposizione dei reperti proprio al “Sant’Antonio”, tutto è finito a Genova?
E come è possibile che il “Sant ‘Antonio”, sede deputata e istituzionalizzata dell’ archivio storico, non possa anche ospitare il “ Tesoro svelato “ e altri importanti reperti storici (costituiti da materiali come marmi, ceramiche, pietre) sparsi in varie sedi, perché giudicato inadeguato a causa dell’ umidità? Forse che l’ umidità deteriora maggiormente il marmo della carta?
Se fosse superata questa ridicola contraddizione, la Fondazione Culturale “Sant’Antonio “ potrebbe assurgere a una preziosa funzione di museo fruibile da Nolesi e turisti e diventare un importante e costante polo di attrazione culturale.
Invece, sale spoglie e deserte, non utilizzate per la fruizione pubblica, manutenzione assente, degrado inconcepibile che andrà aggravandosi se non si interverrà tempestivamente, non offrono certo uno spettacolo esaltante del Comune di Noli, di cui la Fondazione Culturale “Sant’Antonio” dovrebbe continuare ad essere pregevole creatura.
Antonella Marotta e Maria Vincenti