Avevo 19 anni e mio padre, avvocato civilista, avendo ricevuto l’incarico per una delicata pratica penale, organizzò un pranzo, invitandomi ad incontrare l’avvocato Alfredo Biondi.
di Enrico Nan
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In quel periodo Biondi non era parlamentare anche se era un dirigente del Partito Liberale.
In quell’incontro sentii che gli sgorgava dal cuore un sentimento e un orgoglio di paladino dei diritti civili sia come avvocato e sia come politico. Mi piacque molto, restai affascinato e capii che mi sarebbe piaciuto fare tesoro dell’intelligenza, della cultura e dell’esperienza di quell’uomo.
Passarono alcuni anni e, concluso il mio periodo di leva nella Marina Militare lo chiamai dicendo se si ricordava di me. “Come no! Vienimi a trovare”. Il giorno dopo ero a Genova nel suo studio.
Iniziai a sentirlo declamare in tanti processi: la parte civile di Dalla Chiesa, gli Scientology, la difesa della vedova Klinghoffer, il calcio scommesse, lo scontro tra portiere del Genoa Martina-Antonioni e tanti altri processi dove Alfredo non metteva solo in ballo il codice penale ma, bensi’, usava sempre il cuore e il sentimento.
Anche nei suoi discorsi all’interno del Partito Liberale era sempre proiettato alla difesa degli altri e, spesso, a salvaguardia dei diritti civili ripeteva: “Meglio un colpevole fuori che non un innocente dentro”.
Nel 1994 ci fu il successo di Berlusconi che dando vita ad un partito liberal/ popolare ottenne la vittoria alle elezioni politiche. Per quattro legislature consecutive seguii Alfredo Biondi, con alterne vicende, dapprima come ministro di Grazia e Giustizia e poi in opposizione ma,sempre, conquistando le lodi sia da parte degli amici e sia da parte degli avversari quando, con i suoi interventi a braccio, interveniva in quella Aula dal Parlamento dove tutta l’Assemblea si tacitava per ascoltare le sue doti di grande oratore.
Per me rimane oltre che un maestro di professione e di politica un insegnante di vita. Ricordo i suoi interventi alla Camera, tutti a braccio, tutti in silenzio ad ascoltarlo. Ricordo le sue battute sempre pronte e coinvolgenti. Ricordo il suo umanesimo liberale quando da paladino dei diritti civili rammentava che è sempre meglio un colpevole fuori che non un innocente dentro.
Alfredo ha lasciato un vuoto ma anche un esempio di vita dedicata alla difesa degli altri, sia come avvocato e sia come politico.
Resterai sempre nel mio cuore !
Enrico Nan
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