Per non dimenticare. Non per celebrare, ma per ricordare. E’ stato un 25 aprile molto partecipato nella cittadina che da anni fa parte della schiera dove la destra pare non abbia rivali. Ha scosso, tra gli applausi, i partecipanti, con qualche ‘musone’ tra i rappresentanti del governo cittadino che non hanno esibito la classica ‘stretta di mano’ all’oratore ufficiale scelto dalla locale Anpi: il giornalista scrittore, alassino, Daniele La Corte. Ha parlato di doveroso, grande esercizio di memoria, di carestia morale che ha messo nell’angolo gli ideali e bollato a terroristi i ‘ragazzi’ che sulle montagne hanno difeso Libertà e Democrazia. Non fu una guerra civile, ha rimarcato La Corte, ma di Liberazione dal nazismo e fascismo. Ha additato quanti stanno sdoganando la destra, favorendo un populismo che avanza con promesse che portano il Paese all’immobilismo. Poi un appello al futuro sindaco e giunta: “Non si concedano mai spazi pubblici ad organizzazioni fasciste e a chi semina l’odio”.
ORAZIONE 25 APRILE 2018 ad ALASSIO
di Daniele La Corte*
Dopo la splendida omelia di Padre Thomas è difficile pensare a un ricordo migliore. Lui che dalla sua Polonia ci riporta alla memoria la tragicità di certi momenti, di periodi bui che hanno sconvolto la sua terra forse più della nostra Italia. Grazie reverendo Padre, grazie a nome di chi crede nella libertà e nella democrazia. E’ la seconda volta che ho l’onore di commemorare la data storica e fantastica della Liberazione ad Alassio, la mia città. E proprio oggi che in un’altra città, Todi, nell’Umbria che ha sempre guardato ai valori della Resistenza, il sindaco del centro destra non ha dato il patrocinio per la manifestazione di ricordo del 25 aprile definendo l’Anpi Associazione di parte.
Sono passati 73 anni. 25 Aprile 1945 – 25 aprile 2018. Due date fondamentali di riferimento. La prima perché segna il momento storico della fine della guerra, della supremazia della lotta partigiana per dare, per far tornare la democrazia sul territorio italiano. La seconda perché mette in evidenza le tante contraddizioni di un paese che, seppur bello, vive nel pericolo quotidiano di veder trasformati valori per i quali migliaia di giovani e meno giovani hanno sacrificato la vita.
Oggi siamo qui per ricordare, non per celebrare, per commemorare. Siamo qui riuniti, tutti insieme, donne e uomini che ancora credono negli ideali di libertà. Noi vogliamo evitare che il ricordo prenda la strada dell’oblio, che il martirio di tanti, operai, impiegati, contadini, professionisti, suore e preti non sia avvenuto invano. Perché invano non sia stata scritta la Carta Costituzionale, la più bella e, ancora oggi, la più moderna che esista. Spero di poter ribadire, come ho già fatto in altre occasioni, quei concetti che sono fondamentali per non dimenticare.
Grazie a chi mi ha inviato, chi mi ha dato l’onore di essere cittadino tra i miei concittadini. Grazie all’Anpi per avermi dato fiducia, ma soprattutto grazie a voi che, contrariamente ai troppi, conoscono i valori del 25 Aprile, data sacra per ricordare i nostri Caduti e quella guerra che rifiutiamo di definire civile, ma esclusivamente di Liberazione. Quella di oggi non è una giornata come tante, non è una semplice adunata di piazza, ma un grande esercizio di memoria. In questi anni c’è stata una carestia morale che ha messo all’angolo gli ideali per far spazio a rifermenti di esclusivo interesse edonistico ed egoistico.
I valori della Resistenza, di quei momenti terribili, ma nello stesso tempo fantastici, epici, in questi anni c’è stato chi ha cercato, anche in maniera subdola, di cancellarli utilizzando tentativi spudorati di far passare per terroristi quei ragazzi che avevano scelto la parte giusta salendo in montagna, ricacciando il richiamo autoritario di Salò, di quella repubblica voluta da Adolf Hitler, capo dei nazisti, e creata dal suo alleato Italiano e capo del Partito fascista, Benito Mussolini.
Oggi più che mai c’è un tentativo subdolo, becero, infame e troppo spesso occulto di cancellare il passato per oscurare definitivamente la storia. Oggi troppi hanno la voglia di cancellare i ricordi dissotterrando odio al fine di disorientare chi la storia non conosce. Oggi il tentativo è quello di parlare sempre più frequentemente alla pancia della gente perché la crisi economia ha rischiato di mettere in ginocchio il Paese. Non parlano alle teste. Non vogliono che la gente ragioni. Agiscono così per lasciar spazio a realtà anacronistiche che, poco per volta, si stanno impossessando della vecchia Europa, compresa la nostra bella Italia. Così il populismo avanza con promesse, tante promesse che portano il paese all’immobilismo.
Ma che cosa è il populismo? Alcide De Gasperi, nome di cui oggi molti si riempiono la bocca, grande statista, aborrì il populismo. Perché lo considerava <retaggio del fascismo>. Stiamo attenti ai novelli imbonitori a chi, secondo come soffia il vento passa da un’ideologia all’altra al solo scopo di prenderci per i fondelli, per confonderci , per intrupparci. E’ la tecnica sperimentata da Mussolini, da Hitler. Rileggiamo la storia e capiremo di più. Leggiamo anche il vangelo ma non come coloro che lo sbandierano a soli fini elettorali. Chi è morto per la libertà non pensava di lasciarci un Paese come questo, un bel paese che contrappone la sua bellezza all’incapacità di troppi politici che cercano spazi al solo scopo di fare i loro interessi. In questi anni hanno sdoganato la destra, quella che ha sempre strizzato nostalgicamente l’occhio ai nipotini delle donne e degli uomini in camicia nera. Hanno iniziato con le battute, dicendo che i confinati di Ventotene, in fondo, erano stati mandati in vacanza. Poi sono passati alla negazione dell’Olocausto, dei milioni di ebrei barbaramente trucidati.
La primavera di 73 anni deve ricordarci che dobbiamo tenere alta la guardia di fronte a quello che può apparire un insignificante 0,3 per cento messo insieme da parte della destra reazionaria alle ultime elezioni. Nel 1927 Hitler iniziò, più o meno, con le stesse percentuali. Non crediate che il pericolo non esista. Non diamo retta alle troppe sirene che vorrebbero farci credere che mai più si ripeteranno le nefandezze del passato. Anzi, rivolgo una preghiera, visto che ci approssimiamo dell’amministrazione comunale, affinché il nuovo sindaco e la nuova giunta deliberino, con il consiglio intero, di non concedere mai spazi pubblici a organizzazioni neofasciste. Primo Levi diceva: <Auschwitz è fuori di noi, ma è interno a noi. La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia>. Perché fascismo significa violenza, soppressione dei diritti, prevaricazione, razzismo e xenofobia. Picchiare poliziotti e carabinieri in nome di un non meglio identificato antifascismo è fascismo così come è fascismo quando polizia e carabinieri picchiano inermi cittadini.
Come fascismo è non capire che il mondo è di tutti, che non ci sono confini per chi ha creato l’universo e ben interpretando i Vangeli che papa Francesco ha ricordato gridando: <Costruiamo ponti. Non muri>. Non vadano in chiesa coloro che predicano e razzolano male. Coloro che hanno paura del diverso che non ricordano o non sanno che Gesù Cristo predicava il <Ddate da mangiare agli affamati, da bere agli assetati, un tetto a chi non ha casa. E, ancora, CURATE GLI AMMALATI senza dimenticare che Hitler gli ammalati li aveva inseriti nella “soluzione finale”.
E sottolineo gli ammalati, anche coloro che scappano da paesi lontani e che cercano rifugio in località che preferiscono guardare al mero profitto piuttosto che alla solidarietà. Don Lorenzo Milani diceva: <Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri allora io reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia patria, gli altri i miei stranieri>. Certo non è la posizione di quel prete o frate che a Pasqua si è rifiutato di lavare i piedi a un immigrato. Il mondo è di tutti, mettiamocelo bene in testa.
Se lo mettano ben in mente anche coloro che vorrebbero farci credere di aver cambiato pelle pensando che facilmente si possa dimenticare chi ha fatto accordi e condiviso ideologia con Il Front National di Marine Le Pen. Il Dopo Liberazione, in quel non lontano 25 Aprile 1945, ci aveva dato ben altri uomini e una costituzione, la carta fondamentale che all’articolo 11 recita con fermezza un chiaro <No alla guerra>.
Ma oggi le guerre continuano inarrestabili mettendo a rischio l’umanità. E la Costituzione parla anche, alla dodicesima disposizione transitoria, del divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista. Perché non facciamo rispettare le norme, le leggi, la costituzione? C’è un rigurgito fascista, ora, più che mai da tenere sotto controllo perché divenuto un fenomeno non solo italiano, un bubbone che sta infettando l’Europa e poco per volta il mondo.Il riapparire di teste rasate che inneggiano al Terzo Reich e a Hitler per scatenarsi contro l’untore che troppo spesso viene identificato nel diverso per religione, per costumi per sessualità.
Manifestazioni di intolleranza nella Vecchia Europa come nell’America dove negli anni, soprattutto nel Sud America, sono stati protetti criminali nazisti fuggiti, perché aiutati, onde evitare la giustizia degli uomini. Sulle nostre montagne dopo l’8 settembre salirono in tanti, cattolici e comunisti, liberali e monarchici, socialisti e repubblicani. Ideologie partitiche diverse, ma un unico ideale: cacciare l’invasore tedesco e il suoi lacchè in camicia nera. La logica semplicistica del “ i morti sono tutti uguali” è emersa negli ultimi anni creando anche qualche disorientamento psicologico nelle nuove generazioni che oggi tendono a cancellare o a non interessarsi minimamente di ciò che ha permesso loro, attraverso il sacrificio delle precedenti generazioni, di essere liberi. Un tarlo si è insinuato negli anni in ogni città, paese e contrada per colpa di un revisionismo strisciante e imbarazzante messo in atto per meri scopi propagandistici, ma anche per fare cassetta, per vendere libri scritti non per insegnare la storia, ma per fomentare nuovi odi, alimentando dubbie verità perché estrapolate appositamente per fare e ottenere business.
Noi siamo per la storia, quella vera, quella non manipolata. Non volgiamo dar spazio alle reazioni xenofobe, razziste e fasciste. E’ vero, come scriveva Italo Calvino <Tutti uguali davanti alla morte, ma diversi davanti alla storia>. Evitiamo di far passare messaggi sbagliati, proteggiamo i valori della storia e continuiamo a inculare nella mente dei nostri figli, dei nostri nipoti, i valori della Democrazia, della Costituzione nata dalla Resistenza. Ed è proprio dai Padri fondatori della Patria che oggi, più di ieri, dobbiamo trarre insegnamento.
Oggi governo e opposizione, troppo spesso, vanno a braccetto nell’intento di effettuare riforme che fanno a pugni con gli ideali di chi, dalla destra liberale, dalla sinistra non estrema e dal centro aveva sognato un Paese migliore. Negli anni i partiti di quello che veniva definito l’arco costituzionale hanno lottato all’interno e fuori dai palazzi della politica per salvaguardare la nostra Carta fondamentale. Il ricordo dei Martiri della libertà, di coloro che hanno versato il loro sangue nelle nostre vallate, nelle nostre città, sulle nostre montagne, al solo scopo di renderci veramente liberi, deve farci tenere alto il livello di attenzione. Guai ad abbassare la guardia, guai farci ipnotizzare da false sirene, da falsi miti, da imbonitori pronti a vendersi e a venderci al migliore offerente.
Viviamo in un mondo costellato di situazioni aberranti dove le guerre primeggiano all’insegna della distruzione mentre il terrorismo insiste nelle sue azioni di morte. C’è una nuova strategia della tensione, una criminalità globale che porta al rischio di nuove leggi razziali con altissimi muri che da un giorno all’altro di ergono a protettori di una non meglio comprensibile identità. Con la scusa di dover difendere l’indigeno, l’inquilino del piano di sotto, nella logica di un nazionalismo assurdo e senza criterio, si promuovono guerre tra poveri.
Io sono di cultura cattolica e di fronte a certi comportamenti, non solo di gente comune, ma anche di preti, reagisco con rabbia con la voglia di prendere tutti, scusatemi l’ardire, a calci nel sedere. Ma queste guerre le abbiamo già viste e il nostro paese sopportate. Papa Bergoglio, lo cito di nuovo con convinzione e orgoglio, il papa venuto da lontano, dall’altra parte del mondo, ben conosce l’odissea dei disperati, dei migranti in cerca della terra promessa perché figlio di migranti. Perché rappresentante, per molti anni, della Chiesa Argentina, di un Paese che ha conosciuto, l’immigrazione, l’esodo dei disperati, prevalentemente italiani e i tanti dittatori fascisti succedutisi al governo di un’America Latina dilaniata dal terrore, dal pugno di ferro, dell’uomo solo al comando, e della terribile diaspora culminata nella strage dei desparesidos, degli oppositori alla dittatura, eliminati perché non continuassero a disturbare il conducente.
Il rischio di un peronismo strisciante in Italia lo abbiamo già vissuto, ma oggi non possiamo dire di esserne immuni. Il rischio che qualcuno possa ancora avere l’ambizione, o la follia, di salire sul balcone di piazza Venezia, non possiamo escluderlo. Voi penserete anche a mie fantasie deliranti, ma vi assicuro che tutto è possibile. Soltanto pochi anni fa nessuno poteva immaginare che a distanza di poco tempo dalla caduta del muro di Berlino altri muri potessero ergersi a pochi passi da noi, al confine di uno Stato amico come l’Austria. Hitler, non dimentichiamolo, era austriaco, no, come molti credono, tedesco.
Anche chi non ha fatto, esclusivamente per motivi anagrafici, la Resistenza, ma nella Lotta di Liberazione crede, deve battersi perché l’uguaglianza tra i popoli prevalga, perché è questo che volevano i nostri padri, i partigiani che hanno combattuto sulle nostre montagne, là dove, per dirla come Calamandrei, è nata la nostra Costituzione. Questa è la logica del ricordo non della commemorazione ma anche la linfa che deve portare tutti non solo a predicare bene, ma anche a comportarsi con senso civico aiutando, come facevano i contadini della Valle Arroscia, piuttosto che della Val Prino o della Valle Argentina o Roia con i partigiani. I nuovi diseredati, chi ancora combatte, attraverso le idee, per tenere alti i valori della Resistenza. Dobbiamo lottare per evitare che nuovi fascismi invadano l’Europa suonando la grancassa per mettere uomo contro uomo soltanto perché di idee e lingue diverse, o addirittura di pelle diversa.
I rigurgiti fascisti non si fermeranno se le genti che credono nella democrazia non faranno barriera contro le ingiustizie. Lo sdoganamento, e mi ripeto, dei novelli figli del duce e del Führer sono in ogni angolo, pronti a predicare la supremazia razziale ed economica, pronti a farci credere che i disperati che hanno trasformato i nostri mari in cimiteri volevano conquistare l’Europa per islamizzarla, per distruggerla, per soggiogarla in nome di questa o di quell’altra religione. Scappano perché hanno fame, perché hanno paura. Anche aiutando questi nostri fratelli terremo alto il ricordo della Resistenza, della Liberazione, dei volti simbolo dell’epica lotta sfociata nella riconquista della Democrazia il 25 aprile 1945.
E nel ricordo di Filippo Airaldi, Giovanni Battaglino, Sandro Ferrando, Paolo Ferreri, Franco Gazzelli, Lorenzo Sollai e Luigi Terisod, ALASSINI, nostri concittadini, e in nome di altri milioni di morti, facciamo scudo, con le nostre idee, per fermare ogni forma di sopruso, per non dimenticare la Resistenza e la sua Primavera di Aprile.
Un sincero Grazie a tutti e buon 25 Aprile.
*Daniele La Corte, giornalista e scrittore