Un’altra puntata dell’inedita ed interessante tesi di laurea del giovane ingegnere imperiese Marco Servalli sul presente e sul futuro delle Alpi Marittime. Un’opera, messa nero su bianco, frutto di lunghi studi e ricerche, anche su basi scientifiche, di una delle aree più pregiate delle Alpi, sicuramente del Bel Paese. Per giudicare, per operare, serve conoscere ed essere informati, con materiale credibile e affidabile. Il frutto del lavoro di uno studioso portato a conoscenza di quanti amano la montagna, non solo nei pii desideri ed aspirazioni.
VALLONE NIVORINA / UPEGA
TEMPERATURE E PRECIPITAZIONI
L’area si trova in un punto particolare dal punto di vista geografico e ciò ne influenza molto il clima. Infatti il vallone di Nivorina dista appena 35 km dalla costa ligure e questa vicinanza crea una situazione molto rara: le temperature in quest’area sono più elevate rispetto alle zone con la stessa quota poste appena più a nord, poiché influenzate dai venti che risalgono le valli liguri (orientate principalmente con asse nord-sud) e che portano aria calda dalla costa. Questo fenomeno è molto evidente soprattutto nel periodo invernale, dove la neve al suolo subisce trasformazioni (scioglimento parziale durante il giorno, ricongelamento nelle ore notturne) che nelle valli appena più a nord avvengono con anche 2 mesi di ritardo. Questo comporta una difficoltà se si vuole definire la regione climatica di questa zona che (I valori termometrici sono calcolati rispetto alla quota media dell’intorno selezionato). È stato considerato questo dato fornito dalla Regione Piemonte nel lavoro del 1999 per avere un’uniformità su tutte le aree oggetto di questo lavoro. Le medie si riferiscono agli anni 1951-1986. Risulta essere a cavallo tra la regione Ligure Tirrenica e quella Alpina.
La Regione Piemonte ha redatto l’“Atlante climatologico del Piemonte” con i dati climatici delle diverse zone. Di seguito vengono riportate le Tabelle 1 e 2 riguardanti l’abitato di Upega e il fondovalle del vallone di Nivorina, considerandolo nel punto più in alto.1 È importante approfondire il discorso del clima data la sua complessità dovuta soprattutto alla morfologia, che crea profonde diversità nell’area studio. La più grande differenza si può notare tra il versante esposto a sud e quello a nord in termini di temperatura. L’irraggiamento del versante a solatìo è maggiore e questo si traduce anche in differenti coperture del suolo che si hanno tra i due versanti.Il versante a solatìo è anche stato scelto in passato per la fondazione del paese di Upega, che ha dovuto far fronte a una pendenza più accentuata pur di godere di un’esposizione migliore. La temperatura inoltre, come si può osservare nelle Tabelle 1 e 2, varia di molto con l’aumentare della quota e anche questa differenza incide notevolmente sulle coperture del suolo in termini vegetazionali come si vedrà in seguito. Le precipitazioni non sono influenzate dall’esposizione dei versanti, ma le diverse pendenze che li caratterizzano influenzano gli effetti che queste hanno nelle differenti aree, di fatto rendendo il versante a nord più arido per via della maggior velocità di ruscellamento dell’acqua, che invece ristagna di più nel versante a sud, creando anche piccoli laghi alpini. Sono da sottolineare le precipitazioni invernali di forma nevosa che implicano una copertura del terreno per un periodo variabile di anno in anno; generalmente questa va da fine dicembre- gennaio fino a marzo-aprile nel fondovalle, per protrarsi ad aprile-maggio (e qualche residuo addirittura a giugno) nelle aree con quote maggiori. L’osservazione delle nevi e dei suoi effetti è correlata alle pendenze per via dei fenomeni valanghivi: il versante sud, complice la scarsità di zone boscate e pendenze accentuate, è interessato annualmente da valanghe, più o meno importanti a seconda della stagione e delle precipitazioni nevose. Queste interessano tutto il versante, ma specialmente i canali dove da un anno all’altro la vegetazione d’alto fusto non ha tempo di formarsi. Le valanghe non sono comuni sul versante esposto a nord in quanto la pendenza è mediamente più bassa e in ogni Caso la presenza del bosco non permette il distacco, tranne in rari casi su quote elevate e con pendenza più accentuata.
ANALISI GEOMORFOLOGICA
Quest’area di studio è compresa tra una quota di 1170 m nel fondovalle principale, per poi salire fino a 2465 m sui rilievi più alti; l’abitato di Upega si trova a 1300 m s.l.m. e sorge sul versante principale esposto a sud. La particolarità di questa valle, rispetto alle altre due di studio, è l’esposizione. Questa è l’unica tra le tre ad avere un asse principale est-ovest, mentre le altre seguono un andamento più nord-sud. Questo comporta una profondissima diversità tra i versanti della valle come si può notare nella Carta 3: quello geograficamente più a nord gode di un’esposizione principalmente a sud mentre il versante opposto ha un’esposizione molto più varia dovuta alla morfologia più complessa, rimanendo comunque principalmente orientato a nord e a nord-est. Comunemente a tutte le zone montate, la pendenza è mediamente elevata, come si rileva nel Grafico 2 e nella Tabella 3. A differenza delle altre valli però, nel vallone di Nivorina le zone pianeggianti o con scarsa pendenza sono pressoché inesistenti; né sul fondovalle, né in altre aree sono presenti zone di un’estensione rilevante con una pendenza minore del 5%: l’area più estesa con una pendenza inferiore al 5% è di 2,1 ha e si trova a 1850 m di altitudine, la seconda di appena 1,4 ha e si trova anch’essa ad una quota elevata (1825 m).
VAL PESIO E CHIUSA PESIO
La Val Pesio è stata caratterizzata dalla presenza di molti agglomerati di abitazioni sparse su tutto il territorio. Attorno ai piccoli gruppi di abitazioni (spesso 4 o 5 edifici) si praticava l’agricoltura, volta per lo più alla sussistenza. Molto importante era la coltivazione del castagno, la cui individuazione però è stata impossibile attraverso le fotogrammetrie del volo GAI del 1954 utilizzate, come già anticipato. Oggigiorno la matrice è rimasta quella del bosco la cui superficie è aumentata di circa un quarto, lasciando spazio ad ampie aree coltivate nelle zone più pianeggianti dove ci si può avvalere dei grandi mezzi agricoli attuali; la meccanizzazione e l’uniformazione dei paesaggi agricoli, sono evidenziati dalla riduzione dei filari di alberi. A differenza dell’area di studio del Vallone di Nivorina, qui è avvenuto un considerevole consumo di suolo che vede un raddoppio delle aree urbanizzate in mezzo secolo concentratesi soprattutto nelle zone di fondovalle, più vicino ai grandi centri e alle grandi vie di comunicazione.
Legato al consumo di suolo è il dato riguardante la classe Letto del fiume e vegetazione ripariale: questo, diminuendo a vantaggio dell’urbanizzato segnala come il corso del Torrente Pesio sia stato modificato e incanalato. I rilievi occidentali dell’area di studio hanno subito una diminuzione delle praterie risentendo dell’abbandono di certe attività legate alla montagna (quali la pastorizia), in favore di una copertura di vegetazione arborea densa. Anche in questo caso il bosco è la tappa più matura della successione verso la vegetazione potenziale alla quale tende l’area di studio, però esso si limita a circa 1700 metri di quota per poi lasciare spazio alle praterie nelle zone più alte. La crescente uniformità del territorio è sottolineata dall’aumento dell’indice di Simpson calcolato per le due epoche, con un aumento da 0.39 a 0.57, dovuta principalmente all’espansione del bosco. (Grafici 9 e 10, Tabelle 14 e 15). L’evoluzione del territorio verso la propria tappa matura è già stata raggiunta nella maggior parte della valle, ed ha disegnato un paesaggio piuttosto uniforme caratterizzato dai boschi, modificando molto quello che era l’aspetto più vario dell’epoca passata.
AREE PROTETTE
La Regione Piemonte ha individuato nell’area un interesse che ha portato nel 1996 una porzione del territorio in esame a diventare un Sito di Importanza Comunitaria, e nel 1999 lo stesso diviene anche una Zona di Protezione Speciale. I suoi confini sono stati leggermente modificati nel tempo, fino alla situazione attuale in cui i confini SIC e ZPS sono coincidenti e la cui denominazione è “Alte Valli Pesio e Tanaro”. Un’ulteriore forma di protezione per l’area molto più rilevante è il Parco naturale; nel 2016 i parchi “Marguareis” già istituito nel 1978 e “Alpi Marittime”, esistente dal 1980, si sono uniti (a livello normativo, mentre a livello geografico rimangono separati) ed è avvenuto anche un ampliamento che ha inglobato una parte dell’area di studio, nella quale è compreso il Bosco delle Navette, sul versante nord della valle. La nuova forma di Parco prevede il mantenimento del nome Parco Naturale del Marguareis per l’area analizzata, ma l’ente di gestione sarà il Parco Naturale delle Alpi Marittime. Si tratta ancora oggi di un periodo di transizione, durante il quale sta nascendo il nuovo regolamento che interesserà le aree e definirà nuovi criteri di gestione. Nella carta 6 a lato sono indicate le forme di tutela sopra descritte.
VAL PESIO / CHIUSA PESIO
Il centro urbano di riferimento della val Pesio è Chiusa Pesio, situato all’imbocco della valle ancora in pianura. Altre due sono le frazioni di riferimento situate nel fondovalle e sono Vigna e San Bartolomeo. Molto più lunga rispetto a quella di Upega è la storia della Val Pesio, che ha testimonianze di insediamenti di popolazioni fin dall’età del Ferro, mentre molti secoli dopo alcuni reperti indicano anche la presenza della civiltà romana nella valle. La storia più recente vede il primo documento ufficiale in cui viene nominata la Val Pesio nel 1173, in cui veniva donata la valle all’ordine Certosino dai signori di Morozzo, ponendo le basi per la costruzione della famosa Certosa che ancora oggi è presente nella valle. Seguitamente a questi il territorio passò sotto l’influenza dei Marchesi di Ceva, fino ad essere legata al Regno di Savoia dal XVII secolo. La Val Pesio, al contrario del Vallone di Nivorina, ha visto una fiorente attività industriale tra la fine del Settecento e l’Ottocento, complice la vicinanza alla pianura e ai grandi centri urbani. Oltre alla Regia Fabbrica dei vetri e dei cristalli nascono quattro importanti filande e altre fabbriche, tutte alimentate dall’energia idrica derivante dal Torrente Pesio. Per quanto riguarda l’agricoltura invece, la Val Pesio inoltre è stata sfruttata per la coltivazione nelle zone più pianeggianti, mentre i versanti sono stati ampliamente utilizzati per la castanicoltura. La popolazione del Comune di Chiusa Pesio, ha visto una diminuzione di circa il 50% dal 1881 ad oggi. Da notare come l’area di studio non comprenda tutto il comune di Chiusa Pesio; d’altro lato vede al suo interno anche una parte del comune di Peveragno, interessata però in una sua zona non molto edificata.
TEMPERATURE E PRECIPITAZIONI
La valle ricade nella regione Alpina per quanto riguarda la sua classificazione climatica, anche se effettivamente l’abitato di Chiusa Pesio si trova ai limiti della Pianura Padana quindi di fatto inserendosi formalmente nella regione Padana; anche in questo caso si può avere un dubbio circa la precisa collocazione nella carta delle regioni climatiche italiane. Seppur esista questo dubbio, le precipitazioni sono mediamente le più abbondanti tra le tre aree di studio e assumono forma nevosa solitamente nella parte più alta della valle nei mesi invernali. L’abbondanza di precipitazioni è confermata anche dalla vegetazione che è di carattere prevalentemente mesofilo.
ANALISI GEOMORFOLOGICA
L’area di studio va da una quota di circa 560 m a Chiusa Pesio, ai circa 2300 m s.l.m. della Bisalta, monte che sorge lungo il crinale ovest e limite dell’area di studio. L’orientamento principale della Val Pesio è nord-sud e su di essa si inseriscono perpendicolarmente delle valli laterali minori. Ne consegue che i piccoli versanti hanno un’esposizione prevalente a nord o a sud (carta 8) . Occorre far notare, come nel grafico delle percentuali dell’esposizione riportato in Tavola 2, il dato sia molto influenzato dall’ara di fondovalle dove sorge anche Chiusa Pesio e l’area appena a monte di questa, le quali risultano avere un’esposizione nord, nord-ovest e nord-est; sebbene l’esposizione appaia dunque sfavorevole, occorre precisare che si tratta di ampie superfici in pianura, che quindi di fatto non godono di una cattivo irraggiamento solare come potrebbe essere il nord di un versante scosceso. La Val Pesio, sebbene sia una valle montana con pendenze mediamente elevate, al contrario del Vallone Nivorina conta ampie aree pianeggianti situate soprattutto nel fondovalle, il quale è stato riempito dai depositi alluvionali lasciati dalle grandi portate del torrente Pesio. Le classi di pendenza risultano essere comunque ben distribuite all’interno dell’area di studio, fatta salvo per la classe più alta che si concentra maggiormente nella zona più a sud dove esistono dei salti di roccia, e la già citata pianura posta all’imbocco della valle.
Proseguendo l’analisi occorre soffermarsi sulla componente litologica. La Val Pesio come già accennato prima, è stata condizionata dal torrente che la attraversa: il fondovalle è caratterizzato da Depositi alluvionali che prendono il posto solo in queste zone agli Gneiss minuti, i quali rappresentano la più rilevante tipologia litologica dell’area di studio; infine, la parte più a monte è costituita da Dolomie e Calcari, secondo la classificazione della Regione Piemonte. Questo tipo di formazione è lo stesso che prosegue fino ad Upega e che contiene il famoso massiccio del Marguareis, la cui vetta è situata tra la Val Pesio e il Vallone Nivorina fuori dall’area di studio. Parlando dei suoli, l’area è l’unica tra quelle studiate ad avere una gran parte di suoli acidi, caratteristico di aree ad elevata piovosità e con morfologie non acclivi: gli Spodosuoli.
IDROGRAFIA
Il Pesio rappresenta un corso d’acqua molto importante per le sue portate tanto che in certi casi viene definito come torrente e in altre come fiume. Al di là della definizione, risulta essere un corso d’acqua rilevante, tanto che, come si è visto, ha contribuito all’attuale aspetto della valle grazie ai suoi depositi alluvionali. La sua sorgente è attribuita al Pis del Pesio, una spettacolare cascata che sgorga direttamente dalla roccia a causa di un fenomeno carsico, posta a monte dell’area di studio e inserita anche tra i luoghi da visitare del Parco naturale. Molti sono i suoi affluenti che scorrono sia sul lato sinistro, sia sul destro. Tra questi si citano (da monte a valle) sul lato destro, il Rio del Parì, il Crovera e il Gambera, mentre sul sinistro si trovano il Rio Paglietta, il Rio dell’Oy, il Rio Argentina (che sorge in una zona più pianeggiante dove sono presenti dei piccoli nuclei urbani) e il Rio Gironda. Questi si inseriscono nel corso del Pesio lungo tutta la valle. Generalmente questi corsi d’acqua hanno una pendenza più notevole in prossimità dei rilievi, mentre man mano che si avvicinano al fondovalle si addolciscono. Come già anticipato i corsi d’acqua hanno avuto un ruolo fondamentale nella storia della Val Pesio, grazie ai quali sono sorte molte attività industriali che sfruttavano l’energia idraulica di questi torrenti, oltre ad aver rappresentato (soprattutto in passato) una risorsa indispensabile in campo agricolo.
AREE PROTETTE
Nella parte più a monte dell’area di studio sorge il Parco Naturale del Marguareis, i cui confini arrivano fino al Vallone Nivorina. Molto recentemente (come già detto gennaio 2016) il parco naturale, istituito nel 1978, si è unito al quello delle Alpi Marittime pur mantenendo il proprio nome. La val Pesio è sempre stata il cuore storico di questo parco denominato fino al 2011 Alta Val Pesio e Tanaro, la cui centralità è stata sempre molto legata a questa valle anche a causa dell’ubicazione degli uffici principali a Chiusa Pesio. I confini del Parco sono anche i confini dei SIC e ZPS “Alte Valli Pesio e Tanaro”, che si allargano anche poco più a valle nella Val Pesio. Nella Carta 9 a lato sono indicati i confini delle aree protette che interessano la valle.
Marco Servalli (continua)