A fine anni ’40, Nino Lanteri, un latin lover precursore dei ‘rubacuori’ che tra gli anni ’60 -’80 hanno imperversato sulle Riviere liguri, toscane e romagnole. Con migliaia di giovanissime ‘vichinghe’ che perdevano la testa, prendevano ‘cotte’ , perdutamente innamorate del maschio italiano. E si raccontava di tanti bambini nati oltre frontiera. Ma la storia che si legge negli archivi del periodo A Vaštéra, se non fosse vera, autentica, coinvolgente sarebbe un romanzo perfetto. Da leggere tutto d’un fiato.
Suzanne, insegnante come il marito svedese Martin, vive ora felice e serena a Ostermsund nella Svezia centrale. Ha tre figli e sette nipoti. Tutti, nelle vene, hanno il sangue dei Lanteri. Lei, dopo l’esame del Dna che ha sciolto ogni dubbio, risulta figlia naturale di Antonio (Nino) Lanteri, a sua volta figlio di Antonio e Celestina Lanteri di Verdeggia.
Prima di leggere l’interessante servizio scritto da Gian Paolo Lanteri su A Vaštéra (vedi sotto), è il caso di ricordare un lungo periodo di tormento, di angoscia, travaglio vissuto da una giovane mamma. Aveva tenuto nascosto a tutti (o quasi) quel segreto, quella figlia concepita durante una vacanza in un albergo della Costa Azzurra, a Nizza, dove Nino, giovane aitante, lavorava e faceva ‘conquiste’. E’ a Stoccolma, nel luglio 1950, che nasce Suzanne che ha già una sorella più grande di lei, nata dal primo matrimonio della mamma. Accade persino che nel 1954 da le figlie in adozione a due coniugi che vivono a 100 chilometri dalla capitale svedese e tronca ogni rapporto col passato. Solo negli anni ’90, quando Suzanne si sposa una seconda volta, comincia ad avere dei dubbisu chi sia realmente suo padre. Si rende conto che tra lei e sua sorella non ci sono molte affinità e si mette alla ricerca della madre naturale, la quale peraltro non ha mai più voluto vederla, ma invano. Non la trova, rimane con il suo tormento interiore e umano.
Solo nel 2000 riesce a rintracciare il primo marito della mamma, ormai ottantenne e malato che le svela la verità, la vera storia. Eppure la mamma, nonostante tutto, si ostina e rifiuta di dire alla figlia chi sia il vero padre. Solo nel luglio 2008 Suzanne riceve un’inattesa telefonata dalla madre che finalmente decide di parlare. Racconta Suzanne: “ Mi pregò di aprire una busta mentre lei se ne andava in cucina, C’era una foto, dietro al quale aveva scritto: Antoine ed io alle sue spalle. Lui (girandosi ndr) mi guarda…La prima immagine di mio padre, con lo sguardo di mio figlio e il nome di scritto in modo corretto ‘Lanteri’.
Suzanne tornò a Nizza nel 2008, Nino Lanteri era morto cinque anni prima.