Vi sono pochi dubbi sul fatto che la Val Bormida sia stato, nel corso del ‘900, un giacimento di plusvalore per la grande industria pubblica e privata. Una miniera in cui, una volta aperto il varco, i grandi gruppi industriali hanno fatto affari d’oro, cambiando nel contempo la storia e la società bormidese.
Uno sfruttamento che ha portato con sé il passaggio repentino dal secolare mondo contadino alla realtà dell’industria, e ancora l’inquinamento, la monetizzazione del rischio sanitario e ambientale, gli scontri sociali tra paesi e molto altro. Un giacimento che si è esaurito alla fine del secolo lasciando in eredità le briciole dei ricordi di ieri e della lancinante crisi occupazionale di oggi.
Quando è iniziato tutto questo? E quali sono stati i fattori che hanno trasformato in un brevissimo volgere di tempo una zona periferica alle spalle di Savona nel maggior polo chimico italiano e nell’odierno deserto industriale quasi assoluto?
“Gli albori dell’industria locale: l’inchiesta industriale del 1870-74” è il titolo della conferenza che Massimo Maccio’, docente di discipline giuridiche ed economiche e cultore di storia industriale, svolgerà venerdì 21 aprile, con inizio alle ore 16, presso la Sala De Mari della Biblioteca Civica “Francesco Cesare Rossi” di Palazzo di Città a Cairo Montenotte, nell’ambito del progetto di valorizzazione e condivisione culturale “nutriMente Condividiamo la conoscenza – Università di Cairo per tutti”.
Dall’analisi di un documento poco conosciuto eppure basilare per la storia dell’apparato produttivo italiano, Maccio’ proverà a risalire agli albori dell’industria cairese e ad una strana fabbrica che, a suo modo, nasconde ancora qualche segreto.