12 ottobre 2012,articolo di Marco Preve su la Repubblica. Regione Liguria: Svegliate l’assessore al turismo! L’altro giorno alla riunione degli Stati Generali del Turismo l’assessore della Regione al Turismo Angelo Berlangieri ha pronunciato queste frasi: «Basta con il consumo della costa, basta con il consumo del territorio, basta con le seconde case. Senza se e senza ma».
Bene, bravo, bis, applausi. Come non condividere. Però, un momento, perché va bene tutto ma pigliarci proprio per fessi no.
Berlangieri si è mai chiesto chi sono i responsabili della cementificazione e della moltiplicazione delle seconde case? Ad esempio il suo ex partito Forza Italia con il suo capo che voleva anche vendersi le spiagge? Oppure la sua giunta di centro sinistra che ha varato un Piano Casa che va oltre le previsioni del governo Berlusconi che lo ha ideato?
E le seconde case, lui che è stato assessore a Finale Ligure della maggioranza di centro destra oggi in carica, cosa ne pensa della colata concessa al posto dello stabilimento Piaggio? E del consumo di territorio concesso sempre a Piaggio per realizzare il nuovo stabilimento a Villanova? E le continue modifiche alla legge sui vincoli alberghieri (tocca pure rimpiangere l’assessore Carlo Ruggeri) per trasformarli in seconde case e far felici quegli albergatori di cui lei stesso fa parte? E grazie a quale legge e quale ministro la costa ligure è stata invasa dai porticcioli ?
Ma lo sa assessore Berlangieri che almeno da dieci anni, mentre lei pensava alla sua brillante carriera politica (da 18 mila euro al mese ndr), c’era chi si batteva per questi temi ed esiste pure un movimento che si chiama “Stop al consumo di territorio” al quale non risulta che la Regione aderisca né che abbia mai sollecitato i comuni liguri a farlo?
Assessore, probabilmente ha parlato sotto ipnosi ma adesso 1,2,3…SI SVEGLI
Marco Preve – la Repubblica
PS: Angelo Berlangieri, dal 2015, è stato designano all’unanimità dagli albergatori aderenti a Confindustria ( quasi 400 strutture, compresi residence) a presidente dell’Unione Provinciale Albergatori di Savona
ERA SAN VALENTINO 2013: “NON POSSIAMO PERDERE MARIO MOLINARI ! “
E OGGI BRILLA CON NININ NEL CUPO SCENARIO DEL GIORNALISMO, UN SOGNO SI E’ AVVERATO!?
“Non c’è tempo da perdere: non possiamo perdere una penna libera ed un punto di riferimento dell’informazione! E quando non c’è più tempo da perdere bisogna mettersi in moto, quindi…
Mario Molinari è un giornalista libero e capace, oltre che coraggioso. E’ uno dei rari esempi in cui la professionalità viene posta prima di ogni altra cosa, anche della “retribuzione” e del “quieto vivere”. Se non fosse così non avrebbe fatto le scelte che lo hanno portato alla sfida di SavonaNews. Quindi non lo dico io, sono i fatti e la sua storia che parlano.
SavonaNews con lui è stato un punto di riferimento di “informazione” indipendente. Tra virgolette perché non è l’informazione piegata a cui ormai la comunità si è abituata. Ha rilanciato il giornalismo di inchiesta e rotto muri di silenzio che sembravano inespugnabili baluardi. Con un lavoro costante ha costretto all’angolo i “signori” della stampa che, non certo volenti, hanno dovuto adattarsi al passo che la direzione di Molinari imponeva sullo scenario savonese.
Non possiamo perdere tutto questo. Non ci rimetterebbe (solo) Mario, ci rimetteremmo tutti e tutti ne pagheremmo le conseguenze! Dunque il secondo quindi…
Mario e la sua gestione di SavonaNews è chiamata a pagare pegno per il coraggio dimostrato di far parlare fatti ed atti in un panorama acquiescente e silente. E’ rimasto isolato. Si, è così. Isolato prima delle “istituzioni” che hanno tagliato i pochi fondi. Isolato da chi, con siti (di blog e simil-settimanali), ha preferito piegarsi alle telefonatine e messaggi intimidatori. E quando uno rimane isolato viene colpito e ridotto al silenzio. Non si può essere i soli a non piegare la schiena, se tutti gli altri la piegano ti spingono a piegarti o spezzarti! Questa è la storia!
Ora bisogna capire se una tribù a difesa del falò c’è ancora oppure se, al di là delle tante parole, non si vuole muovere un passo e, borbottando e rimpiangendo, arrendersi e consegnare Mario ed il suo giornalismo di inchiesta indipendente alla memoria. Ed allora ecco il terzo, definitivo, quindi…
Se avessimo risorse come Casa della Legalità prenderemmo Mario a fare inchieste. Non le abbiamo… Abbiamo però un pezzo di tribù che può mettersi in gioco. Voi altri l’avete? La questione, anzi l’idea, è questa…
Costruire una testata giornalistica delle associazioni, dei gruppi, delle realtà libere ed indipendenti della Liguria. Non una bacheca da riempire semplicemente con i rispettivi comunicati e appuntamenti, ma dove con Mario direttore si possano promuovere inchieste!
Non quindi, nemmeno, una testata di cronaca online. Bensì una testata dove con le inchieste e gli approfondimenti sia dia forza e conoscenza alle istanze e iniziative delle associazioni, dei gruppi e delle realtà libere.
Occorre uno sforzo economico, certo. Bisogna recuperare sponsor e sottoscrizioni da parte di “chi ci sta” singoli e gruppi. Ogni realtà sarà “terminale” nel proprio territorio, per raccogliere gli elementi chiave su cui pubblicare e su cui poi, quando è il caso, avviare gli approfondimenti e le inchieste. Ormai basta un telefonino per fare video e foto… Ed ognuno di noi, provincia per provincia, può essere un “tassello” della nuova testata. Così le associazioni ed i gruppi… Così anche, credo, la Libreria Ubik che potrebbe avere in questo “strumento” non solo lo spazio per mandare in diretta ed in archivio le principali presentazioni di libri ed incontri che promuove, ma anche un supporto per quel ruolo assunto nei fatti di “fulcro” dell’incontro tra istanze e realtà diverse.
Gli approfondimenti e le inchieste più “pesanti”, quelle a rischio cause e querele, possiamo farle vagliare prima ai nostri legali, così dal renderle inattaccabili o comunque facili da sostenere nel caso di cause e querele. Inoltre, in alcuni casi, quando può rivelarsi necessario, la parti più “scomode” potremmo farle noi e la “nuova testata” potrebbe semplicemente riprenderle così da non essere il “bersaglio”.
Gli introiti che sapremo mettere insieme dovranno andare a Mario come rimborso. Dovranno coprire un assicurazione sulle pubblicazioni… e coprire le spese per visure camerali e quant’altro.
Dovremmo chiamare a raccolta le singole associazioni, i comitati, i gruppo e le realtà che esistono e si muovono sul territorio, dall’imperiese allo spezzino. Non importa coprire “tutto”, ma mettere insieme “tutti” coloro che sono sul territorio e che hanno bisogno di uno “sbocco” perché comprendono che solo dando una visione di insieme si possono affrontare e risolvere le problematiche che singolarmente si seguono.
I singoli siti sono utili, per ciascuna realtà, ma una “testata” che racchiuda gli approfondimenti, con un giornalismo d’inchiesta competente, può fare molto di più. Non solo cassa di risonanza, ma anche, come è stato con la gestione di SavonaNews da parte di Mario, rottura del silenzio e quindi spinta ad informarsi e, spesso, ad agire per tanti che, prima, i singoli siti non li andava nemmeno a vedere e manco sapeva che esistessero.
Ne ho accennato, ieri sera, ai ragazzi di Libera Savona e ci starebbero. Con altri ne ho già accennato… Dobbiamo metterci in gioco, ora… non c’è tempo da perdere. Possiamo farcela, per riconoscimento al lavoro (qualità e tenacia) di Mario e per tutti noi!
A voi la risposta. Un abbraccio, Christian (….era l’8 febbraio 2013…)
DOPO L’ORDINANZA DEL GIUDICE DEL LAVORO CHE BOCCIAVA LE TESI DEGLI AVVOCATI CRISTINA ROSSELLO E ZANELLI SONO RIPRESE LE UDIENZE DELLA CAUSA DI LAVORO DI GUGLIELMO OLIVERO, 24 ANNI A LA STAMPA SAVONA, SFILANO I COLLEGHI
Trucioli.it si è già occupato del caso (taciuto ma non insabbiato) dei tre giornalisti pubblicisti della provincia di Savona che sono in causa con Itedi Spa, editrice de La Stampa che ha acquisito, per fusione e incorporazione, Il Secolo XIX e nel 2017 sarà portata a termine la concentrazione con Espresso, definita dal presidente Fiat – Itedi “una grande opportunità in quanto la sfida dei giornali è interessare i ragazzi nati nell’era del web e dei social”. La vicenda è un piccolissima trave del ‘grande fratello editoriale’, con editori che hanno diffusi interessi in italia, in Europa, nel mondo (auto, case di cura, energia, finanziarie, immobiliari, investimenti): Elkann- Agnelli, De Benedetti, Marchionne, Perrone. Una super corazzata che a causa dell’editoriale La Stampa ha un contenzioso davanti al giudice del Lavoro del tribunale di Savona, assistita da una studio legale specializzato: gli avvocati Alberto Delfino e Riccardo Prette.
Sull’altro fronte (Davide contro Golia, o se volete un moscerino contro un elefante) la storia di un giornalista, soprattutto sportivo, Guglielmo ( Willy) Olivero, alassino- albenganese, figlio di un ex direttore di banca e personaggio del ciclismo ponentino (basti pensare all’organizzazione della Alassio – Montecarlo). Olivero junior che si occupava prevalentemente di discipline sportive ‘povere’ ma ricchissime di valore sociale e di personaggi straordinari.
Le cause giudiziarie, soprattutto per la fasce deboli, non hanno certo dalla loro parte i tempi della giustizia. Il più forte resiste senza problemi. Basti pensare che il ricorso e la citazione in giudizio alla Italiana editrice Spa è stata depositata il 18 maggio 2015, con l’ausilio degli avvocati Carla Zanelli e Claudio Pesce, la supervisione di un big del foro di Milano, origini a Savona, Cristiana Rossello (trucioli aveva riportato un servizio del Sole 24 Ore….) che fece alquanto scalpore all’epoca del secondo divorzio di Silvio Berlusconi. Nulla a che fare, manco a dirlo, con vicende di Savona. Semmai sarebbe stato un miracolo per la squadra di calcio della Torretta se la brillante Cristina – per il Comune di Savona, sindaco Berruti, si è occupata dell’immobile della Banca d’Italia dopo la chiusura della sede e trasferito di proprietà a Palazzo Sisto – fosse riuscita a convincere Adriano Galliani a cooptare il Savona Calcio.
Nelle sette pagine della minuziosa ordinanza del giudice del Lavoro, dr.ssa Alessandra Coccoli, si può leggere tra l’altro che “…la ricostruzione dei fatti e documenti prodotti, dalle testimonianze raccolte, non consente di ritenere provata la sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato”. Eppure il giornalista Willy, laurea in giurisprudenza, dal 1991 a fine 2014 non ha avuto altra attività lavorativa che non fosse l’assidua presenza nella redazione del prestigioso quotidiano che proprio di recente ha festeggiato i 150 anni di storia.
Inizialmente, dal 1992 al 1994, Olivero aveva esordito all’ufficio di corrispondenza di Albenga che allora era affidato a Stefano Pezzini, pensionato dal 2017 dopo una gavetta al Secolo XIX, alla Stampa nel comprensorio ingauno, quindi redazione di Savona ed infine redazione centrale di Torino ed oggi collaboratore saltuario dal ponente dove abita (Arnasco).
Il giudice ricorda che, nella citazione, Olivero sostiene di “aver assicurato una presenza stabile in redazione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 19. Alla domenica e nei festivi, con la disputa dei campionati minori dal 1991 al ‘987 dalle 15 alle 22 e dopo il ’98 dalle 9 alle 23… sottoposto al potere direttivo di Roberto Baglietto (era entrato collaboratore a La Stampa nel 1991 ndr), in assenza di questi Fico, Cervone capo servizio come Carlini, Pezzini, Numa. (oggi tutti pensionati e rimasti collaboratori del quotidiano, pagati per ogni articolo che scrivono quando ne hanno voglia e tempo ndr).”.
Quale sorte professionale e lavorativa è invece toccata al diplomato e laureato Olivero, giornalista pubblicista a tempo pieno ? Ancora l’ordinanza del giudice: “…Quando ha chiesto di essere inquadrato con rapporto di lavoro subordinato (come del resto è accaduto ad altri colleghi entrati al giornale dopo di lui ndr), è stato invitato, e non è chiaro da chi, a ‘liberare la scrivania’. La sua presenza in redazione non era più gradita, né più utile. Il piatto della riconoscenza e della gratitudine era servito ?
E qui viene la comica si fa per dire . Rimarca il giudice: “…La società convenuta ha prodotto un solo contratto di durata annuale sottoscritto il 28 dicembre 2015….”. E per tutti gli altri anni che ha lavorato in redazione, non per strada e neppure da casa ? Ecco il giudice”:…L’Editrice La Stampa, oltre alla durata annuale, nei contratti si obbligava , ex articolo 2222 e seguenti codice civile, senza alcun vincolo di subordinazione giuridica e tecnica e inviare articoli in piena libertà di vincoli di orario, presenza o subordinazione e reperire le notizie con i suoi mezzi e a sue spese…”. Insomma può sembrare una burla per chi conosce la vita di redazione. Olivero era un giornalista senza obblighi, senza vincoli, se mandava i pezzi con le partite bene, se non li scriveva era lo stesso ? La sua presenza non contava nulla, i lettori, le società, i dirigenti, non si accorgevano di nulla, era uno signor x, sconosciuto ed ignoto che lavorava,se voleva, e solo per la gloria ?
“Al punto che la sua attività giornalistica – riporta specificatamente l’ordinanza – sarebbe stata rimessa alla sua assoluta ed insindacabile disponibilità…quindi non soggetto al potere direttivo dell’azienda, salvo il necessario coordinamento funzionale con la struttura organizzativa.”
Il giudice Coccoli fa osservare che nel frattempo è intervenuta la decadenza dall’impugnazione dei contratti ante 2013 “.. e il ricorrente non ha dedotto concrete circostanze idonee a comprovare di essere stato soggetto, nel corso degli anni, al potere gerarchico, limitandosi ad affermare di aver ricevuto direttive circa i pezzi da scrivere e dove recarsi in base agli argomenti di maggiore interesse da parte dell’editore…”.
I capi redattori, capi servizio. Lo storico Sandro Chiaramonti, dominus assoluto ed incontrastato per 4 decenni, non figura tra i testi citati. Ma per Willy pare abbia almeno avuto parole di incoraggiamento. Testimoni citati Corradino (a Savona per poco più di un anno dopo il generoso pensionamento di Chiaramonti) e Pasquino, ultimo caposervizio in attività. ” I due testi hanno confermato che i redattori si limitavano a dare indicazioni a Olivero circa gli spazi da dedicare ai campionati e che lui seguiva solo entro certi limiti l’organizzazione del giornale”. E ancora: “ Nessuno dei testi escussi (tutti giornalisti ndr) pur confermando l’assidua presenza di Olivero ha dichiarato che lo stesso fosse soggetto ad orario di lavoro…e il piano ferie riguardava solo gli addetti alla redazione….Tutto ciò è compatibile anche con un rapporto di lavoro autonomo…dall’istruttoria è inoltre emerso che Olivero non aveva una propria postazione ed un recapito telefonico limitandosi ad utilizzare la postazione messa a disposizione di tutti i numerosi collaboratori occasionali del giornale“.
E per finire, ancora l’ordinanza: “...Olivero non partecipava alle riunioni di redazione, non aveva una postazione fissa, un computer, una scrivania, né le chiavi dell’ufficio, non aveva responsabilità alcuna hanno testimoniato Corradino e Pasquino…..Infine vanno rigettate tutte le domande di tutela del lavoratore in quanto non sarebbe in ogni caso consentita una reintegra del ricorrente con il richiesto inquadramento del redattore (flop manco a dirlo dei legali di parte ndr) posto che per l’esercizio di tale attività giornalistica è necessario la iscrizione nell’albo dei giornalisti professionisti… (si ignora che esiste anche il praticantato ?! ndr). Ne consegue che, anche qualora si ritenesse raggiunta la prova della sussistenza di un rapporto di lavoro subordinato, il contratto giornalistico concluso con un redattore non iscritto nell’albo dei giornalisti professionisti, ma solo in quello dei pubblicisti, come per Olivero, sarebbe comunque nullo per violazione di norme imperative con la conseguenza che, per il periodo in cui il rapporto ha avuto esecuzione, detta nullità non produrrebbe effetti ed il lavoratore avrebbe solamente diritto alla giusta retribuzione.”
Per queste ragioni è stata rigettata la domanda di reintegro al posto di lavoro. Ed il ricorrente condannato alla rifusione delle spese di lite in favore della Italiana Editrice Spa, che liquida in 2 mila euro, oltre il 15 % rimborso forfettario Iva e Cpa, compensando nel resto.
La causa prosegue con nuove udienze per la seconda citazione che riguarda la parte economica. Con un interrogativo: Guglielmo Olivero riceveva un cedolino mensile che negli ultimi tempi corrispondeva a 1500 euro ? Può essere considerato alla stregua di una collaborazione pagata tanto ad articolo ? C’è di mezzo il ruolo di Inps e Inpgi. Zitti ?
Nell’ultima udienza riservata ai testi, a palazzo di giustizia, sono ‘sfilati’ ancora Corradino (“Nel periodo in cui ero a capo a Savona, Olivero lo vedevo tutti i giorni in redazione…), Baglietto (Con Olivero rapporti di lavoro giornalieri quale capo pagine sportive: “Seguiva solo il campionato…”); l’attuale capo servizio Pasquino (In redazione Olivero veniva ogni tanto….sic!).). Pezzini ( Lo vedevo ogni tanto nel salone, per calcio, ciclismo e vela era un’enciclopedia). Fico (Anch’io facevo il pendolare da Albenga con Olivero e non ha mai fatto ferie). Per la prossima udienza Olivero ha citato Carmine Iannece storico i presidente della Federazione provinciale di Savona del calcio minore (Collabora con Olivero, giornalista, da 25 anni…) e Ruggero De Gregori, vice presidente Coni provinciale e presidente della Canottieri Sabazia.
Per Willy, infine, l’uovo di Pasqua da guinness dei primati. Il miliardario gruppo editoriale avrebbe offerto per 24 anni di collaborazione, un cadeau di 10 mila euro, o prendere o lasciare.
Infine i due dimenticati, ma indimenticabili. Angelo Fresia, giovane ed ‘insostituibile’ corrispondente del comprensorio di Albenga, 10 anni di certosina gavetta, dimissionato senza troppi giri di parole e proposta di ricompensa finale di poche migliaia di euro, no assunzione, né regolarizzazione del rapporto di lavoro. Stesso benservito alla più ‘anziana’ corrispondente del comprensorio alassino, Barbara Testa.
Per fortuna e la gioia di tutti o quasi, che la Ferrari di Elkann-Agnelli- Marchionne festeggia, come merita, il suo glorioso mezzo secolo di servizio a Maranello, per la Patria Italia. Tutti immuni da brutte depressioni.
Che riflessione fare ? Un onore a tutti i colleghi di Willy, Angelo e Barbara coerenti con la loro coscienza. C’è sempre da imparare ! (l.cor.)