Come medico, ho avuto modo di vedere tanto strutture pubbliche, quanto strutture private, ma, sovente, si trovano degli illustri Colleghi che, pur operando nel privato, al momento del bisogno – capita anche per noi – si rivolgono all’Ospedale pubblico. La risposta del dr. Borri all’articolo di trucioli.it: Lettera testimonianza da Sanremo, pazienti pubblici o clienti privati ?…… Leggi la controreplica al dr. Borri di Rinaldo Sartore.
Nessuno nega né il cattivo operare di certi individui, né l’inadeguatezza dei mezzi, ma questo dovrebbe essere adeguatamente purgato da parte di quella Pubblica Autorità che, ormai da decenni, ha rinunciato ad esercitare la sua funzione ed ha via via sottratto fondi da un’attività che è, di per sé, in perdita, in maniera tale da renderla ancor più fallimentare per poi privatizzarla in maniera tale da generare profitti per qualcuno: lo è stato per le telecomunicazioni, poi è toccato all’energia, ora il tarlo corrode ovunque.
Ad ogni buon conto, entrando in gioco una logica di profitto, abbiamo Medici costretti ad effettuare esami a raffica per assecondare questa barbara usanza, con il risultato di una mancanza di lucidità dovuta a comprensibile stanchezza e financo (già successo) a scrivere referti che non si riferiscono a quel paziente, per tacere dello scadimento di qualità dei presidi sanitari: una banale siringa ha l’ago che si piega allorquando entra nel gommino del contenitore dei farmaci o gli strumenti di misura non vengono più forniti da primarie Aziende produttrici e via di seguito.
Per mia formazione, detesto ogni forma di competizione a meno che non sia quella ludica sui campi sportivi: credo ancora che l’Istituzione debba fare il proprio compito e non accetto in alcun modo che attività come la Sanità ed altre diventino comuni imprese; sarà, forse, utopistico, ma la morale impone di ragionare così. Anche dove il profitto è ammissibile, ma occorre, comunque, meritarlo chi fa lo stesso lavoro è, sempre a mio modestissimo parere, un Collega, non già un concorrente, anzi, concorrente, caso mai, sarà chi lavora male.
Nel settore sanitario, che qualche mente malata osa chiamare mercato, ma anche negli altri servizi fondamentali ad alta rilevanza sociale, la molla al buon operato dovrebbe essere intrinseca nella coscienza degli operatori, lo spirito di servizio nei confronti della popolazione, in cambio, naturalmente, di una retribuzione equa e dignitosa.
Non sono al corrente delle tariffe Monegasche, tuttavia, ai lontani tempi della lira – RELATA REFERO – occorreva un milione solo per parlare con il Cardiochirurgo ed oltre trenta milioni per l’intervento.
Va da sé che, nel privato, ma, a maggior ragione, nel pubblico, i comportamenti scorretti debbano essere adeguatamente purgati.
Roberto Borri
CONTROREPLICA DI RINALDO SARTORE: IL MEDICO DIFENDE UN DOGMA
RISPONDA INVECE CON LA CONCRETEZZA DEI FATTI DA ME INDICATI
Ill.mo Dott. Roberto BORRI,
Ho letto con stupore la Sua “risposta” alle mie riflessioni pubblicate su Trucioli dello scorso giovedì 16 febbraio; con stupore in quanto Lei ha ignorato le mie affermazioni e ha difeso quello che per Lei è un dogma: l’assistenza sanitaria deve essere solo pubblica. Con tutte le aggravanti tipo la certezza assoluta del posto fisso, una remunerazione in quanto si è stati assunti, quasi sempre grazie a raccomandazioni, e poi una mal celata pretesa di avere un secondo stipendio per lavorare; il diritto a timbrare il cartellino senza per questo essere obbligati a restare in reparto, essere colti da improvvise quanto frequenti indisposizioni il lunedì mattina o nel giorno lavorativo compreso tra due giorni festivi ecc. ecc.
Preso atto che le Sue informazioni relative ai costi della sanità privata oltre confine, risalgono a quando circolava la lira, Le allego la copia della fattura del 25.7.2016. Detta fattura è riferita ad una visita ambulatoriale di controllo, citata nel mio intervento precedente, che Lei ha inutilmente tentato di mettere in dubbio sbandierando ipotetici costi milionari di oltre 16 anni orsono.
Le ripeto e glielo dimostro: 28,51 euri per una visita di controllo. Solo per la prima consultation, circa vent’anni fa, ho pagato 98.000 lire circa in quanto per fugare il dubbio di una diagnosi del Suo infallibile di-sevizio sanitario pubblico, mi è stata praticata una ecografia e una osservazione endoscopica attraverso l’uretra grazie alla quale il medico si è accertato, e mi ha fatto vedere sullo schermo del computer, che la mia prostata era normalissima.
Il tutto in unica seduta durata non più di 20 minuti. Allora le nostre Asl praticavano la endoscopia solo ai malati terminali quale pre autopsia. La prassi del Suo di-servizio? Medico di base, visita ambulatoriale, prescrizione dell’ecografia, ritiro dell’esame e successiva visita dello specialista; pagamento di almeno due tiket, quattro code e minimo una giornata persa. Secondo Lei manca il personale? Impiego meno tempo ad andare a Monaco/Nizza, sottopormi a visita e tornare a Sanremo rispetto a fare lo stesso controllo presso L’Asl 1. Inoltre non ho mai pagato il comodo e capiente parcheggio in quanto la prima ora gratuita è sempre stata sufficiente ad effettuare la visita. Per Sua informazione detto parcheggio è stato costruito da un privato che ha l’obiettivo di ammortizzare l’investimento, pagare le tasse, e lucrare sulla gestione del parcheggio stesso. Io non sono tra quelli che preferiscono e apprezzano situazioni più pittoresche tipo auto in terza fila, parcheggiatori abusivi o il ricorso al taxi giusto per favorire i più deboli.
Veda Dott. Borri, in questo caso le strutture ospedaliere dei cugini monegaschi non hanno qualcosa in più; al contrario. Sono prive del reparto Stipendificio. Certe utopie hanno bisogno di essere contenute da una cortina di ferro per evitare che i degenti spazientiti fuggano altrove. Ma le cortine di ferro sono legittime solo per impedire l’ingresso non la fuga; se non dalle carceri.
Ho capito per quale ragione lei vorrebbe evitare il confronto tra pubblico e privato. Paura di perdere?
Io sono convinto che, in certi casi, la competizione sia vitale come illustra la vignetta.
Rinaldo SARTORE