Una lacerante, drammatica lettera – testimonianza racconta la morte di Ottavio Ingravaglio al pronto soccorso del S. Corona, scritta e inviata agli organi di informazione dai parenti. La firma più significativa è di Gianni Siccardi, capogruppo del Pd in consiglio comunale, già componente del parlamentino di Loano da giovanissimo esponente del Pci, figlio di Nicola, volto nobile del consiglio di fabbrica degli ex Cantieri navali di Pietra Ligure e capogruppo consiliare negli anni ’60-70. Nella ‘denuncia’ non si parla di malasanità per colpa di medici. Ma di incapacità organizzative e gestionali. E il S. Corona in decadenza non è purtroppo una novità. Con una curiosa differenza. Se accade a Roma o in una grande città, la cassa di risonanza mobilita giornali e tv, locali e nazionali.
Non è accaduto a Pietra Ligure. La notizia ha fatto notizia un giorno e neppure ripresa dai due quotidiani più diffusi (La Stampa- Il Secolo XIX). I notiziari on line più diffusi Ivg e Savona News hanno titolato: ‘Pronto Soccorsa cronaca di una lenta agonia. La professionalità di medici e infermieri non basta’ e ‘Perde un familiare dopo un ricovero da incubo. Lettera denuncia: La sanità deve andare oltre i colori politici’. Che dire, il 5 ottobre dello scorso anno al San Camillo di Roma, al Pronto soccorso, “moriva senza dignità un uomo tra il viavai di malati e parenti…” e l’accusa del figlio finì per ‘occupare’ tutti i telegiornali nazionali. Non sappiamo cosa sia accaduto dopo. Conosciamo invece cosa accadde la sera di Ferragosto 2016 con la visita dell’assessore alla Sanità ligure, avv. Sonia Viale, imperiese, già sottosegretario di Stato, leghista. Il Secolo XIX del 18 agosto, pagina Riviera, titolava a due colonne “Blitz a sorpresa di Viale: ‘Grata per il superlavoro? Il sindaco Valeriani: bacino di utenza quintuplicato”.
Quella sera era di turno il giovane dr. Andrea Guastalla, con una collega. La realtà è nota. La Riviera e l’entroterra superaffollati, il bacino delle emergenze gravi per il pronto soccorso del S. Corona si estende da Ventimiglia a Savona, Varazze. La Viale si è presentata sola, senza codazzo ed ha chiesto quali fossero le maggiori criticità. Un colloquio breve se si tiene conto che in attesa, sui letti, sulle barelle, c’erano almeno una sessantina di persone. Con la totale assenza di posti letto. Anzi, forse 2 o tre liberi. E un interrogativo allarmante: cosa sarebbe accaduto se quella notte o un’altra notte, con l’ospedale strapieno, si doveva far fronte ad un’emergenza grave ? I medici di turno devono alleviare il dolore, trattare il sintomo, con la diagnostica e la terapia. Fin qui si misura la loro capacità. Il resto è compito della struttura, della sua capacità di reggere un evento grave.
In quei giorni il numero dei referti si avvicinava a quota 30 mila, superando il 2015, in costante ascesa nella grafica statistica. Il D.E.A. aveva come direttore il dr. Walter Cataldi, conosciuto per la sua moderazione, preferiva evitare lo scontro e toni forti. Anche per lui è arrivata la pensione, l’epilogo di una vita professionale costantemente tra assillo ed emergenza. “Ho visto persone operose, sempre col sorriso, affrontare con calma anche situazioni molto complesse – erano le dichiarazioni stampa dell’assessore Viale – . Lo spirito della mia vista al Pronto Soccorso di Pietra Ligure, peraltro uno dei più importanti della Liguria, è stato proprio dettato dal desiderio di dire grazie a persone che si trovavano in servizio in una serata di festa ed in un periodo assai delicato, in cui i casi da affrontare sono numerosi e complessi. E il fatto di offrire ai turisti anche un’assistenza di qualità credo sia un valore aggiunto. Pur essendo molti i pazienti in attesa, non ho trovato una situazione caotica in quanto è stata ben gestita”.
E il sindaco Dario Valeriani, alla giornalista del Secolo XIX, dichiarava: ” Mi auguro che l’assessore Viale durante la sua visita al Pronto soccorso si sia potuta rendere conto dell’alta professionalità di tutto il personale che vi opera in un periodo peraltro in cui la popolazione quintuplica”. Senza andare lontano nello sfogliare la rassegna stampa – peraltro abbastanza sconosciuta ed ignorata – si può leggere un titolare del 20 gennaio 2015 (Il Secolo XIX): ‘Una notte in barella al pronto soccorso. L’Odissea di decine di pazienti al Santa Corona. Attese sino a 12 ore per essrre visitati o, se ricoverati, trovare posto in camera’. Il primario Cataldi osservava: ” In questi giorni, non c’è pronto soccorso a partire dal nord al sud Italia dove i pazienti non devono attendere ore prima di essere visitati, Basta seguire le trasmissioni sulla Rai. Con il picco dell’influenza succede ogni anno e in estate per la forte presenza di turisti, la nostra struttura si rivela debole. A fronte del taglio drastico di risorse dovuto alla crisi economica equivale un super lavoro della mia equipe che quotidianamente fa i salti mortali per potere visitare tutti i i pazienti che si rivolgono al pronto soccorso. …L’aumento dell’attesa per i pazienti non può che aumentare innanzitutto perchè la popolazione ligure è prevalentemente anziana…E’ chiaro che dieci ore di attesa sono tante. Senza dubbio bisogna lavorarci e divo dire che siamo anche piuttosto bravi ad affrontare l’emergenza nonostante tutto…. Per cui coloro che ci lavorano si aspettano riconoscenza per quello che fanno e non continue critiche da parte di chi deve attendere per essere visitato”.
Il dr. Cataldi avrà conoscenza di come funzioni un pronto soccorso della non lontano Costa Azzurra, di Montecarlo, oppure degli ospedali di Merano e Bolzano che devono far fronte ad una massiccia presenza turistica 10 mesi all’anno. O ancora, in una città del centro e nord Europa. Non c’entra la professionalità di chi opera che nessuno mette in dubbio. Le attese ci avvicinano al terzo mondo. Quando poi accadono casi come quelli denunciati forse l’unico rimedio non è la buona volontà, le parole di circostanza. Chi vede morire un proprio caro, a qualsiasi casta appartenga, ha il diritto – dovere di chiedersi se la comunità e chi la rappresenta ai vertici regionali, nazionali, è davvero all’altezza, merita la medaglia e sia il caso di rassegnarsi, tacere, pubblicare la notizia in breve, addirittura ometterla. O piuttosto di mobilitare le coscienze come dovrebbe accadere in un paese civile. Perchè non si debba ripetere all’infinito la’ cronaca di un’agonia’ al Pronto soccorso.(l.c.)