Monsignor Vittorio Lupi per 8 anni vescovo di Savona – Noli; amministratore apostolico dal 20 ottobre scorso dopo le dimissioni per raggiunti limiti di età. Intervistato dice:”…E’ importante che i giornali facciano i ‘cani da guardia’ delle istituzioni, anche di quelle ecclesiali. Sono talmente rispettoso della libertà di stampa che ho scelto di non denunciare per diffamazione il giornalista e la testata che nell’aprile 2011 arrivarono a titolare e scrivere ‘Savona, indagato il vescovo‘. Salvo essere subito smentiti dalla stessa Procura della Repubblica. In questi anni di cose non rispondenti al vero ne sono sono state scritte tante, e se la maggioranza dei giornalisti locali sono corretti e professionali, mi pare che alcuni non siano all’altezza…non mi sono sottratto neanche alle ‘Iene‘ (…vedi…..).“
Dice ancora il vescovo – nella lunga intervista, di cui pubblichiamo uno stralcio, a Marco Gervino direttore de ‘il Letimbro‘ mensile cattolico di informazione fondato nel 1892 – a proposito di mass media: “ Mi pare che alcuni giornalisti non siano all’altezza. Anche nelle scorse settimane ho letto che sarei stato in difficoltà e mal consigliato sul piano della comunicazione. Curioso che uno degli autori di questo articolo fosse lo stesso del falso scoop che mi coinvolse. Cristianamente l’ho già perdonato, ma non accetto lezioni da questo tipo di giornalisti; ritengo che la diocesi sul piano della comunicazione si sia mossa piuttosto bene e in un contesto spesso ostile”.
Trucioli.it, blog di volontari, privo di pubblicità e contributi onlus, non proviene dalla scuola dell’autocensura, anche se si è certamente scomodi ad un certo mondo della politica partitocratica, dell’affarismo, dell’esoterismo affari & potere, di quella parte di casta che impartisce spesso e volentieri lezioni di ‘buon giornalismo’ e non esita a bollare ‘spazzatura’ il lavoro di altri umili giornalisti. L’arroganza di sentirsi padreterni al posto di comando.
L’articolo in prima pagina del Secolo XIX era firmato da Alberto Parodi, un infortunio può capitare a tutti, non serve la malafede o la negligenza. Altro sarebbe il discorso di chi insiste, persevera e non fa tesoro degli errori e dei propri limiti. Qui però sorge un interrogativo: nella sua lunga intervista monsignor Lupi non fa nomi, verrebbe da dire che non rende un buon servizio alla completezza di informazione chiamare in causa, additare qualcuno, in senso deteriore in questo caso, e parlare in modo tenebroso. Direbbe il mitico maestro di giornalismo Piero Ottone: “Sono un sostenitore deciso del concetto della separazione della notizia dal commento, ma al lettore non bisogna nascondere nulla nel rispetto dell’obiettività”.
Monsignor Lupi approfondisce il tema del ruolo dell’informazione nella diocesi che lascerà a gennaio. Si è scritto che “per 8 anni è stato alla guida di una diocesi dilaniata dagli scandali e dalle denunce per pedofilia di alcuni preti. L’ex Nello Giraudo, Giorgio Barbacini e don Pinetto su tutti, ma anche l’ex economo don Carlo Rebagliati, accusato di favoreggiamento della prostituzione….La Retel’Abuso – scrive Giovanni Ciolina del Secolo XIX – è diventata uno dei principali accusatori del vescovo Lupi, ma le contestazioni sono arrivate anche da don Giovanni Lupino che dal pulpito della chiesa di Lavagnola non gliele ha mai mandate a dire. Una scusante monsignor Lupi ce l’ha: tutte le grane sono un’eredità del passato, comunque avrebbe dovuto gestire la diocesi con il pugno fermo e deciso che richiede l’attuale linea di condotta dettata da papa Francesco“.
Sarà anche così, che dire dell’aureola che proprio Il Secolo XIX e La Stampa avevano creato al predecessore Domenico Calcagno, diventato Cardinale di Santa Romana Chiesa ? Anche i giornalisti sbagliano, i commenti radiosi di capo redattori nell’era di Calcagno vescovo restano scolpiti nelle pagine dei giornali. E per Lupi non si trattava solo di un’eredità forse inconfessabile, di ombre pesanti nel rapporto Curia e mondo degli affari; basti pensare alla causa civile contro Carige- Carisa e imprenditori avviata in tribunale (a quanto pare transata) con l’intervento di uno avvocato di Roma per conto dell’Istituto diocesano per il sostentamento del clero.
Ancora dall’intervista de il Letimbro: “Sotto il mio episcopato sono stati ridotti allo stato laicale i due sacerdoti diocesani ritenuti colpevoli di crimini sessuali. Abbiamo varato, prima diocesi in Italia, un percorso di informazione e prevenzione sul tema della pedofilia assieme a una realtà autorevolissima e laica come il Cismai e invitando personalità che da anni combattono questa piaga come don Fortunato Di Noto. Più volte ho chiesto perdono a nome della diocesi di Savona – Noli se in passato si è sottovalutato questo dramma. Nessuno ha però chiesto scusa per la campagna diffamatorio di cui sono stato vittima, pur avendone tutto il diritto e prevedendo una facile vittoria in tribunale. Cristianamente ho perdonato chi mi ha diffamato, ma non accetto lezioni da questo tipo di giornalisti.”
La bufala del vescovo indagato, nell’aprile 2011, per un’inchiesta sugli oratori che proprio nel giugno di quest’anno ha visto assolti tutti i sacerdoti coinvolti. E che ha forse lasciato, ricorda Marco Gervino nel corso dell’intervista, qualche ferita nel clero. Tra gli accusatori della prima ora figurava don Giovanni Lupino, storico cappellano dell’ormai ex carcere di Savona. “Massima fiducia nella magistratura – ha risposto mons. Lupi – che ringraziamo per il suo lavoro. Se poi la diocesi ed i suoi sacerdoti sono stati calunniati qualcuno ne dovrà rendere conto , anzitutto alla sua coscienza. Certamente la ferita è ancora aperta e spetterà al mio successore sanarla.…e sulla Centrale di Vado Ligure mi ero espresso ancor prima che l’inchiesta giudiziaria entrasse nel vivo. Difesa del lavoro e difesa della vita, prima di ogni altro aspetto. Abbiamo il dovere di dire che la contrapposizione fra ambiente e occupazione è sbagliata…Il conflitto è nella ricerca del profitto ad ogni costo….Come sono del parere che più le testate giornalistiche sono libere meglio è. Anche Il Letimbro, mensile diocesano, è giusto possa sempre dire la sua…”.
Spontaneo riproporre ciò che finora una minoranza (o forse maggioranza silenziosa) si chiede sul tema della concentrazione, dell’incorporazione per fusione tra società editrici: vedi La Stampa- Il Secolo XIX- la Repubblica, da qualche mese si sperimentano articoli ‘fotocopia’. Ci sarà ancora spazio per ‘voci fuori dal coro’?
Infine un rimpianto per il vescovo imperiese di Ceriana. Nell’intervista ha confermato di voler restare a vivere a Savona, rimarcando: “Mi rendo conto che la situazione in cui lascio la diocesi forse è migliore, ma non ottimale. C’è la crisi delle vocazioni, l’età avanzata dal clero, lo scarso coinvolgimento dei giovani, difficoltà che si trovano ovunque, ma che credo siano più forti proprio a Savona”.
Per la cronaca non pare siamo ancora arrivati al guinness di quel parroco al quale sono affidate ben 22 parrocchie.
L.C.