Chirurgia della Mano addio a Savona ? (vedi….) Da medico non posso fare altro che addolorarmi per la perdita di una struttura ad alta specializzazione e pari professionalità, messa faticosamente in piedi da persone di ben altra levatura rispetto a quelle con cui abbiamo a che fare al giorno d’oggi.
Noi esseri umani ci distinguiamo dagli animali inferiori per avere la mano con pollice opponibile: un attuatore raffinatissimo, comandato da un controllo altrettanto raffinato, che risiede nel nostro sistema nervoso, al vertice di tutto il mondo animale grazie al più elevato grado di encefalizzazione.
Evidentemente, dentro alcuni di questi encefali sono eseguiti programmi semplici, per non dire addirittura semplicistici: la mano, cui affidiamo l’esecuzione delle nostre attività è tanto funzionale quanto delicata e, qualora, a causa di malformazioni o patologie croniche o danni cumulativi da malattia professionale od impulsivi da infortunio, necessita delle migliori cure, le quali cure, se nell’elezione possono essere erogate con i tempi tipici di una struttura ambulatoriale, nell’urgenza è quanto mai necessario che queste siano dispensate con la massima tempestività, onde evitare danni più gravi.
Se è vero quanto scritto nell’articolo in merito ad una faida, questo indigna oltre misura: non vi è peggio che vedere degli illustri colleghi litigare per ragioni di primazia anziché animarsi per il bene supremo del paziente, che abbiamo giurato di tutelare.
Superfluo osservare che la decisione di passare ad una struttura ambulatoriale derivi da una generale insipienza ed inettitudine della classe politica, i cui membri pensano solamente a far quadrare certi conti economici, anteponendo il denaro all’Uomo, ignorando o fingendo d’ignorare che sarebbe compito loro recuperare quei fondi necessari affinché, seppur con bassa efficienza, certi servizi abbiano la massima efficacia possibile, ma, in un clima liberista come quello odierno è estremamente difficile da far digerire alle classi economicamente più elevate, particolarmente restie alla progressività dell’imposta ed al mantenimento di quei servizi pubblici di cui, Dio non voglia, potrebbero essere utenti.
dottor Roberto Borri