Spett. Prof.ssa Maria Vincenti. A seguito del suo scritto “Le antenne di Noli… c’è poco da ridere!…Una gran voglia di piangere” del 5 ottobre scorso (vedi….) Le faccio alcuni commentari: Non sono Giulio Cesare che i “commentari” li faceva in terza persona, ma i commentari tecnici, mi permetta li so fare, dopo 36 anni al servizio e alle dipendenze del Ministero della Pubblica Istruzione, sia come docente di R.O. Di Costruzione, Tecnologia delle costruzioni e Urbanistica presso gli Istituti Tecnici per Geometri, sia di Disegno e Storia dell’Arte (Classe XLIX) nei Licei Linguistici, sia come libero professionista.
Pertanto, anche se sono “foresto” come voi definite chi non è ligure e tanto meno di Noli, [sono residente in zona dal 1992] l’escursus delle “antenne” l’ho ben presente; le riunioni che fate con l’Amministrazione, anche se non sono presente, mi vengono riportate “per filo e per segno“. Per quanto riguarda il dialetto da me utilizzato, è quello mantovano – Mantua me genuit -, c’è scritto sulla lapide di Virgilio, perché mantovana era mia mamma.
Conosco il mio dialetto di origine il Torinese (che non è il piemontese), l’Astigiano ed anche un po’ di milanese; il ligure no!…….[ed il motivo, se capita l’occasione, glielo dirò a voce]; pertanto chiedo venia se a volte utilizzo espressioni dialettali.
Tornando ora a quanto ella scrive nel suo articolo, cui al comma primo della presente: “……………Tornando all’ articolo di Gambetta, il sig. Alesben ” u mes-cia u fî cu e pesse”, per dirla come lui in dialetto, sembra cioè non avere le idee chiare sull’ argomento e afferma con forza che il sito di San Michele ” non è mai stato oggetto di un Piano di attuazione per posa antenne di tele radiocomunicazione, in quanto è uno di quei siti con particolare rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica”.
Siamo perfettamente d’ accordo che San Michele non è mai stato in alcun Piano e che è innegabile la sua “rilevanza ambientale, culturale e paesaggistica”; anzi, l’ abbiamo grandemente difesa portando avanti istanze ambientali e paesaggistiche, oltre che sanitarie.
Di fatto però quell’ impianto è stato voluto e autorizzato e questo è quello che conta e che il sig. Alesben sembra ignorare…………….”
“Il signore che si firma Alesben. B e che non ho il piacere di conoscere“, ma io si [Alesben è il mio secondo nome di battesimo, non è uno pseudonimo].
Ordunque faccio presente, come del resto lo ha fatto anche su Trucioli Savonesi l’ Avv. Marco Genta, che: “A livello normativo, purtroppo, sono stati stabiliti limiti per le immissioni molti alti (tra i più alti di Europa) ed è stato modificato anche il lasso temporale di misurazione per valutare il superamento di tali limiti. Pertanto ci possono essere delle situazione di antenne che sono legalmente nella norma ma che emettono delle onde nocive (soprattutto tali limiti non considerano che nei bambini la formazione della base cranica è ancora in sviluppo e, pertanto, più permeabile e, pertanto, meno resistente alle onde elettromagnetiche).
La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 307 del 7.10.2003, ha ribadito i parametri del riparto delle competenze operanti nella disciplina del settore, rilevando che rientra nella competenza esclusiva dello Stato la determinazione degli standards di protezione dall’inquinamento elettromagnetico, sotto il profilo della determinazione di valori-soglia non derogabili dalle Regioni, mentre è materia di legislazione concorrente il trasporto dell’energia e l’ordinamento della comunicazione. E’ rimessa, infine, alle Regioni ed agli enti territoriali minori la localizzazione degli impianti, come questione attinente alla disciplina d’uso del territorio, purché le relative previsioni di pianificazione non siano tali “da impedire o da ostacolare ingiustificatamente l’insediamento degli impianti stessi”.
Deve altresì ricordarsi, in proposito, che la legge 22.2.2001, n. 36 (Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici) affida agli enti locali minori la determinazione di criteri di localizzazione ottimale degli impianti in oggetto, con finalità di massima restrizione dell’inquinamento elettromagnetico ma anche di “corretto insediamento urbanistico e territoriale” degli impianti stessi.
Dal punto di vista normativo, pertanto, l’assimilazione delle infrastrutture di reti pubbliche di comunicazione alle opere di urbanizzazione primaria, ai sensi dell’art. 86, comma 3, del d.lgs. n. 259 del 2003, comporta che le stesse debbano collegarsi ed essere poste al servizio dell’insediamento abitativo e non essere da esso avulse con localizzazione lontana dai centri di utenza. Di conseguenza, la potestà regolamentare attribuita alle amministrazioni comunali dall’art. 8, comma 6, della L. n. 36 del 2001 (“i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici”) può tradursi, ad esempio, nell’introduzione, sotto il profilo urbanistico, di regole a tutela di zone e beni di particolare pregio paesaggistico/ambientale o storico/artistico, ma non può trasformarsi in “limitazioni alla localizzazione” degli impianti di telefonia mobile per intere ed estese porzioni del territorio comunale, in assenza di una plausibile ragione giustificativa.
Pertanto ai Comuni viene attribuito il potere di fare i c.d. POST, cioè il Piano delle Aree per l’installazione delle stazioni Radio Base.
Il Comune di Noli , purtroppo, sebbene avesse iniziato la procedura per dotarsi di tale piano già nel 2008, non l’aveva mai portata a compimento dopo che la Regione gli aveva chiesto delle modifiche. Ora, dopo che la WIND, con istanza del 17/10/13 (n. Prot. Comune 13063 del 25/10/13), ha richiesto “il rilascio di Autorizzazione Paesaggiastica-Ambientale ai sensi dell’art. 146 D.Lgs. 22/01/04 n. 42 per la realizzazione di nuova stazione radio base a servizio della telefonia cellulare Wind da realizzarsi presso l’immobile sito nel Comune di Noli Loc. San Michele, strada vicinale della Piniera NCT fg. 18 mapp. 21”, il Comune ha nuovamente iniziato la procedura per dotarsi del POST. Verrebbe da dire meglio tardi che mai ma questa potrebbe sembrare una polemica !! Questa volta è stata riunita la Commissione Ambiente Comunale e, pertanto, ci si augura che con la massima serietà, attenzione e confronto con tutti, si porti avanti tale procedura considerando tutte le problematiche e soprattutto per tutelare al meglio la salute dei bambini dell’asilo e delle scuole di Noli! I genitori degli alunni delle scuole, i loro rappresentanti e l’Istituto Comprensivo non “abbasseranno” la guardia e pretendono di essere sempre tenuti informati.
Ed ancora. All’Assemblea era presente anche l’Ing. Muraglia (incaricato dal Comune di redigere il POST – Piano delle Aree per l’installazione delle stazioni Radio Base) e si è discusso sulle problematiche relative alla presenza delle “micro celle” in pieno centro di Noli, della loro potenza (sempre sotto i limiti di legge?) e della necessità di richiedere accertamenti da parte dell’ARPAL. Tra i partecipanti all’Assemblea interveniva l’ing. Toso facendo osservare come, proprio in quel preciso momento, il segnale di WIND presente nella Sala Consiliare fosse ottimo e che “navigando” sul sito di WIND la stessa compagnia telefonica dichiarava come Noli fosse “coperta” con il segnale. Ma allora la domanda giunge spontanea: WIND, se ha già segnale e lo dichiara, non deve installare antenne a San Michele, oppure non scrive il vero e deve installare l’antenna? Alla luce anche di tale fatto una verifica da parte di ARPAL è ancora più necessaria.”
Ed io aggiungo: La commissione deve pretendere da parte dell’Amministrazione il varo di un nuovo P.R.G., cui allegare il PCOST, opportunamente vagliato dalla Commissione Ambiente Comunale, in seno della quale spero che ci siano dei tecnici veramente preparati.
E’ opportuno specificare che il PRG è soggetto a revisione decennale ovvero vi è necessità di redazione del nuovo P.U.C. ai sensi della L.R. N° 36/97; e a Noli, dopo tre anni, il PRG, non è stato ancora rinnovato.
La D.G.R. N° 68 del 2004 che detta le linee guida da seguire in tale pianificazione afferma infatti che “In particolare, risulta opportuno precisare che il Piano di Organizzazione costituisce disciplina comunale di settore volta ad affiancare la vigente strumentazione urbanistica (sia essa costituita da PRG approvati ai sensi della legislazione previgente alla l.r. n. 36/1997 che da PUC) mediante un’individuazione – concertata con i soggetti gestori delle reti – delle parti di territorio potenzialmente idonee all’insediamento degli impianti e di quelle nelle quali sono invece da escludere tali insediamenti”.
La L.R. N° 10 del 2012 peraltro ribadisce che in assenza del PCOST tutte le aree territoriali di un comune sono potenzialmente insediabili in quanto gli impianti di telecomunicazione sono assimilabili alle opere di urbanizzazione primaria (recependo tra l’altro quanto espressamente enunciato dall’art. 86 comma 3 del D. Lgs. 259/2003 – Codice delle Comunicazioni Elettroniche) e questo vale in linea di massima anche dopo l’approvazione del PCOST fatto salvo che, come dice espressamente la D.G.R. N° 68 del 2004, “può fare divieto di installazione degli impianti in corrispondenza di siti sensibili, tenuto conto che la Corte Costituzionale, con le sentenze del 7.10.2003, n. 307 e del 7.11.2003, n. 331, ha ritenuto tale possibilità compatibile con i disposti della legge 22 febbraio 2001, n. 36 “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici””.
Zonizzazione Acustica: I nuovi impianti devono in ogni caso rispettare i limiti di emissione ed immissione acustica stabiliti nella vigente zonizzazione acustica Comunale. A tale fine potranno essere richieste e quindi prodotte analisi di impatto acustico preventive redatte da tecnico competente. Tali relazioni sono soggette a verifica da parte degli Uffici Comunali competenti che potranno richiedere al Gestore di redigere una relazione di verifica di impatto acustico.
Piano di Bacino, P.T.C.P., vincoli vari (idrogeologico, paesistico, aree carsiche, siti di importanza comunitaria, ecc): per gli interventi in aree particolarmente tutelate si dovranno ottenere tutti i nulla osta dei vari enti sovracomunali interessati con le eventuali prescrizioni dalle stesse emesse e nelle modalità previste dalla relativa normativa di attuazione.
Il piano promuove lo sviluppo sostenibile e la conservazione/ripristino delle risorse per le generazioni future nei seguenti aspetti di competenza:
CAMPI ELETTROMAGNETICI
Il piano ribadisce l’obbligatorietà su tutto il territorio comunale del rispetto dei limiti di legge. I limiti di esposizione per la popolazione ai campi elettromagnetici mediati su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di 6 minuti, sono stabiliti dal Decreto del Ministero dell’Ambiente 10 settembre 1998 n. 381 recante il “Regolamento per la determinazione dei tetti di radiofrequenza compatibili con la salute umana”, sono stati fissati i valori limite di esposizione ai campi elettromagnetici connessi al funzionamento ed esercizio dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e di quelli radiotelevisivi operanti nell’intervallo di frequenza compresa tra 100 KHz e 300 Ghz.
Tale Decreto ha stabilito infatti che il limite di esposizione, per tutti i campi elettromagnetici compresi nella suddetta frequenza, sia di 20 V/m.
Un limite molto cautelativo che in sostanza vale di fatto soltanto per gli ambienti esterni. Infatti nel caso che le persone siano esposte per più di 4 ore al giorno, ovvero in tutte le condizioni: luoghi di
lavoro, abitazioni, scuole, ospedali, il limite è stato portato a soli 6 V/m. Un valore che, per quel che concerne la densità di potenza dell’onda piana, è inferiore tra 45 e 90 volte a quello stabilito in sede europea.
DM 10/9/1998: Limiti applicabili per esposizione di durata inferiore a 4 ore
Frequenza |
Campo elettrico |
Campo magnetico |
Densità di potenza |
0,1 – 3 MHz |
60 V/m |
0,2 A/m |
|
3 MHz – 3000 MHz |
20 V/m |
0,05 A/m |
1 W/m2 |
3000 MHz- 3000 GHz |
40 V/m |
0,1 A/m |
4 W/m2 |
DM 10/9/1998: Limiti applicabili per esposizione di durata superiore a 4 ore
0,1 MHz – 300 GHz |
6 V/m |
0,016 A/m |
0,1 W/m2 |
A recepimento di quanto sopra enunciato è stata promulgata la successiva Legge 22 febbraio 2001, n. 36 ovvero la “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”,
La legge quadro 36/2001 è intervenuta nel pieno sviluppo dei nuovi sistemi di telefonia cellulare in
continua evoluzione e in un quadro già ricco di impianti di emittenza radiotelevisiva e trasmissione dell’energia elettrica (elettrodotti).
I suoi primi significati sono indubbiamente quelli del riconoscimento del problema, la definizione di una soglia di tutela della salute come diritto soggettivo imprenscindibile, l’applicazione, oltre quella soglia, del principio di precauzione in termini molto chiari e molto più rigorosi di quelli adottati dagli altri paesi industrializzati.
Molto importante è il fatto che con la Legge 36/2001 vengono attribuite le specifiche competenze a Stato, Regioni, Province, Comuni.
Nell’ambito delle materie di cui ai punti precedenti, le Regioni hanno stabilito le competenze che spettano alle Province ed ai Comuni e cioè le funzioni di controllo e di vigilanza sanitaria e ambientale per l’attuazione della Legge quadro 36/2001.
Nell’esercizio di questa specifica funzione le amministrazioni provinciali e comunali si avvalgono delle Agenzie regionali per l’ambiente per il controllo delle emissioni elettromagnetiche e la verifica delle Analisi di Impatto Elettromagnetico da allegarsi alle istanze di autorizzazione degli impianti.
La Regione Liguria, come del resto altre regioni italiane, ha inoltre riconosciuto ai Comuni la facoltà di adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento e urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l’esposizione (art. 72 undecies della L.R. 18/1999 e ss.mm.ii.).
Viene suggerita, incentivate e promosse, qualora tecnicamente possibile, la coutenza degli impianti in strutture già esistenti e tutte le soluzioni di minor impatto paesistico ambientale.
TUTELA DEL PAESAGGIO
In tutto il territorio comunale, le infrastrutture degli impianti di teleradiocomunicazione debbono essere realizzati con criteri di compatibilità paesaggistica.
Rilevanza per l’attuazione della normativa comunitaria:
Il piano viene redatto nel pieno rispetto della Raccomandazione del Consiglio dell’Unione europea del 12 luglio 1999, pubblicata nella G.U.C.E. n. L. 199 del 30 luglio 1999, relativa ai limiti di esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici da 0Hz a 300 GHz.
Inoltre lei scrive: “Oggi le sue critiche potrebbero essere ancora più mirate sapendo che l’ assenza di un Piano ha permesso anche l’ installazione di un’ altra S.R.B. ( Stazione Radio Base) – già potenziata – in mezzo a moltissime abitazioni di via Defferrari e a 28 metri dal Complesso scolastico che ospita bambini dal Nido alla quinta Elementare, complesso considerato sito “sensibile” e infatti è stata prevista la sua protezione con una distanza dagli impianti di 50 metri sia nel POST del 2013 che in quello del 2015. E allora perché a 28? Ma perché il POST del 2013 era solo adottato quando è stata concessa l’ autorizzazione, nel 2014, e perciò non era vigente. Tuttavia quella installazione avrebbe potuto essere impedita almeno dalla salvaguardia che scatta automaticamente dopo l’ adozione e che dura 3 anni se non si approva il Piano, come dimostrato dettagliatamente dal Parere di un qualificato avvocato amministrativista, esperto nelle questioni di telefonia mobile.”
“è a conoscenza di un’altra installazione di telef. mobile a pochi metri dalle mura del castello, in via Defferrari, sull’ Hotel Gino?”
Nel Repertorio Cartografico Regione Liguria, nei medesimi punti che lei indica come S.R.B. E Hotel Gino, sono segnati sia come Antenne di Telefonia, come Impianti di Radio Frequenza, e nei pressi dell’ Hotel Gino è segnato anche un ponte radio; sono siti che possono, data la loro conformazione e posizione, avere funzioni multiple ovvero possono anche esercitare la funzione di telefonia mobile ma il più delle volte sono siti legati sia alla Marina Militare [radiogoniometri] che alla Aeronautica Militare [radiofari], nonché alla funzione GPS, che è la base per le comunicazione dei “Radio” ed anche della ricerca territoriale dei Punti Fiduciali. Sia i radiogoniometri che i radiofari esercitano anche servizio nell’abito civile.
L’ Impianto di Radio Frequenza, ovverosia Ponte Radio è collocato sul tetto dell’attuale caserma dei Carabinieri [esercito]; a poca distanza dal territorio nolese abbiamo il sito di Finale Ligure (SV) – dove c’è una delle pochissime strutture conosciute: Stazione di telecomunicazioni dell’US-Army. Sui punti di cui sopra c’è il segreto, tassativo, del Ministero della Difesa Italiano, della NATO, ed anche quello delle Forze Armate Americane.
Per quanto possa essere la “forza” della Commissione Ambiente Comunale, che lei presiede, credo che un approccio a tali siti istituzionali, per discutere delle “onde” e “fare i conti” dell’impianto multi telefonico [come lei dice] che sovrasta tutto il paese, ed è così frontale alle Scuole, è più facile sbarcare su Marte.
Dal giornale I.V.G. – Savona 2014 – : “Esercitazione dalle prime luci dell’alba e per tutta la giornata da parte della Marina Militare Italiana a largo delle coste savonesi. L’esercitazione militare vede impegnate una unità navale italiana e due della Marina tedesca: si tratta del Cacciamine Italiano Chioggia, inserito nel Secondo Gruppo Nato di Contromisure Mine (SNMCMG 2), e dei Cacciamine tedeschi Rhein e Weilheim, impegnate in operazioni di sorveglianza e monitoraggio dei fondali marini nelle acque antistanti i Porti di Savona, Vado ed Imperia.
L’attività, denominata “Route Survey”, è finalizzata a controllare le linee marittime di comunicazione e le rotte di accesso ai principali porti Italiani allo scopo verificare l’assenza di pericoli per la navigazione e di garantirne il transito in sicurezza del traffico mercantile.
I Cacciamine sono infatti equipaggiati con sensori ed apparecchiature in grado di effettuare una completa mappatura del fondale, capaci di localizzare ed identificare visivamente, sia grazie all’utilizzo di veicoli subacquei sia grazie ai Palombari di bordo, qualsiasi tipo di oggetto presente sul fondo.
Le Route Survey, insieme a numerosi altri tipi di operazioni navali, vengono svolte dalla Marina Militare a beneficio della collettività ed al fine di tutelare e salvaguardare gli interessi economici e commerciali del Paese.
Visibili dalla costa le navi da guerra in movimento. All’operazione ha preso parte anche la Guardia Costiera di Savona che ha svolto un ruolo di coordinamento del traffico marittimo in entrata ed in uscita dal comprensorio portuale savonese per garantire la sicurezza in mare e permettere al tempo stesso lo svolgimento dell’esercitazione.
L’occhio della Capitaneria di Porto savonese è stato il sistema VTS presente presso la sala operativa della Guardia Costiera, che ha permesso un controllo aggiornato sulla situazione del traffico in mare”.
Gentile Prof.ssa, due parole ora sulle S.R.B., sui Radiogoniometri e sui Radiofari. Entrambi emanano onde elettromagnetiche.
Per le S.R.B vada sul sito della Wind qui appresso indicato:
Spiegazione dell’apparato ADF – spazioinwind.libero.it/voloreale/settore_esperti/p_adf.htm
Il FUNZIONAMENTO: … con la quale vengono inserite entrambe le antenne, e l’apparato viene perciò messo in condizione di funzionare come radiogoniometro
È sicura che nei d’intorni della sua abitazione non c’è ne sia una come da fotografia ?
Stazioni Radio Base Mascherate.
Solitamente c’è una forte opposizione della popolazione locale all’installazione di una nuova stazione radio base perché l’impatto di queste infrastrutture può cambiare di molto lo scenario locale. Ci sono diverse modalità di mascheramento di tali strutture, che possono essere mascherate in modo da sembrare un oggetto completamente diverso. La crescente necessità di mascheramento delle stazioni radio base ha portato a soluzioni di mimetizzazione delle antenne, come gli alberi artificiali, facilmente inseribili in ambienti che richiedano un basso impatto ambientale e visivo. Le antenne possono quindi essere mascherate da alberi (ad es. palme, pini, cipressi…) o strutture rooftop rese camuffate da camini o pannellature.
Per soddisfare le diverse esigenze riguardo a diversi ambienti climatici e naturali sono disponibili differenti antenna pino e antenne palme o cipressi che si distinguono per la forma della chioma e l’aspetto della corteccia. Il tronco è formato da un palo tronco piramidale in acciaio, composto da più conci in base all’altezza complessiva della struttura che può variare dai 15 ai 40 metri. La superficie esterna è rivestita in materiale plastico resistente ai raggi UVA ed agli agenti atmosferici, con un aspetto che mantiene nel tempo una sorprendente somiglianza alla corteccia naturale. La chioma è composta da rami in materiali plastici accuratamente progettati tenendo conto di quantità, forma e disposizione atte a mascherare totalmente ed in maniera naturale le antenne e le parti accessorie. I materiali utilizzati, oltre a garantire una assoluta trasparenza radioelettrica e la resistenza ai raggi UVA, mantengono nel tempo le proprie caratteristiche meccaniche e di colorazione. [vedi figure appresso indicate]
Un altro tipo di camuffamento sono le strutture roof top come i camini e le pannellature. Esiste un’ampia gamma di finti camini a basso impatto ambientale, strutture con altezze variabili da 6 ad 12 metri, utilizzate per il mascheramento di uno o più gestori sulla stessa stazione. Questo tipo di strutture è detto finto camino. Il consistente numero di roof top che affollano le nostre città, spesso da un punto di vista di impatto ambientale non rispettano l’ambito in cui sono inserite. Una soluzione a questo problema sono i sistemi modulari di pannellature che possono essere fissate con facilità ai sistemi roof top esistenti portando ad un loro integrale restyling in tempi ridotti e con costi contenuti. I materiali utilizzati spaziano dai teli speciali per esterno, alla vetroresina, ai materiali plastici e microforati, con una gamma infinita di colorazioni ed immagini riproducibili sulle superfici esterne. Tale sistema è detto pannellatura.
Esempio di stazione radio base mascherata da pino |
Esempio di stazione radio base mascherata da camino |
Esempio di stazione radio base mascherata con pannellatura |
Emissione di onde radio
La radiazione elettromagnetica è la forma di energia associata all’interazione elettromagnetica, responsabile della propagazione nello spazio-tempo del campo elettromagnetico sotto forma di onde elettromagnetiche. Si tratta di un fenomeno ondulatorio dato dalla propagazione in fase del campo elettrico e del campo magnetico, oscillanti in piani tra loro ortogonali e ortogonali alla direzione di propagazione. Tale fenomeno è descritto matematicamente come soluzione dell’equazione delle onde, a sua volta ottenuta dalle equazioni di Maxwell secondo la teoria dell’elettrodinamica classica.
In telecomunicazioni un’antenna è un dispositivo atto a irradiare o a captare/ricevere onde elettro magnetiche. In pratica le antenne trasducono il campo elettromagnetico che ricevono in un segnale elettrico, oppure viceversa irradiano, sotto forma di campo elettromagnetico, il segnale elettrico con il quale vengono alimentate, facendo dunque da interfaccia tra il canale radio e la parte elettronica di ricetrasmissione.
Il diagramma di radiazione di un’antenna è un diagramma dell’intensità di campo delle onde radio emesse dall’antenna a diversi angoli. È tipicamente rappresentato da un grafico tridimensionale, o dal diagramma polare delle sezioni orizzontali e verticali trasversali………………………………..
Radiofari – Emittente che diffonde in tutte le direzioni o in direzioni preferenziali, sul piano orizzontale e su quello verticale, segnali radioelettrici, rilevabili da parte di mezzi aerei o navali mediante opportuni apparati riceventi di bordo, e che, elaborati, forniscono indicazioni di linee di posizione, distanze e altri elementi atti alla navigazione. I radiofari possono essere semplici emittenti di onde portanti continue, che all’ascolto si odono come fruscii, interrotte soltanto, a intervalli regolari, da segnali Morse (di norma a tre lettere) che indicano il nominativo pubblicato della stazione. Le emissioni possono essere anche molto complesse e i segnali variamente codificati; oppure i radiofari sono impiegati in catena di emittenti sincronizzate fra loro, poste in vicinanza o anche a molti chilometri di distanza fra loro. Secondo la posizione dell’antenna emittente e della potenza irradiata, ogni radiofaro ha una data portata utile di lavoro (generalmente da 50 a 100 miglia marittime), oltre la quale i rilevamenti divengono meno attendibili.
Radiofari omnidirezionali
Si possono avere diversi tipi di radiofari. Nei radiofari omnidirezionali (o a emissione circolare), il segnale emesso uniformemente tutto attorno permette con un rilevamento (per esempio radiogoniometro tipo ADF), la determinazione di una retta di posizione definita dalle coordinate geografiche del radiofaro e dal punto nave (indeterminato) lungo la retta. È sufficiente però il rilevamento di un altro radiofaro perché si ricavi subito la posizione del mezzo mobile. I radiofari di questo tipo (per esempio gli NDB) sono opportunamente distribuiti lungo le coste in modo da assistere efficacemente la navigazione specie nei punti più pericolosi.
Radiofari direzionali
Realizzati generalmente con antenne fisse e rotanti con velocità angolare costante, i radiofari direzionali corrispondono come funzionamento ai fari ottici a lampi colorati. In corrispondenza, infatti, di date direzioni emettono predeterminati segnali di riconoscimento in codice Morse (punti e linee). Il riconoscimento di detti segnali permette così al mezzo mobile di determinare immediatamente la propria posizione relativa. Un radiofaro di questo tipo associato al VOR in navigazione aerea di crociera e al sistema ILS per l’avvicinamento a un aeroporto è il marker o avvisatore: si tratta di una emittente ad alta frequenza fissa (75 MHz) che irradia un fascio o ventaglio (fan) verticale di radioonde
che modulano continuamente una sola lettera alfabetica. Il suo unico scopo è segnalare il passaggio del mezzo sulla verticale di un punto notevole della rotta, il solo in cui i suoi segnali sono rilevabili.
Radiofari a interrogazione
Sono radiofari omnidirezionali prevalentemente impiegati per la radioassistenza degli aerei. Con uno speciale radiogoniometro l‘antenna direzionale dell’aeromobile viene orientata verso il radiofaro che viene “interrogato”, mediante un impulso radio, da un dispositivo accessorio che provoca l’invio di un impulso di “risposta”. Dal tempo di ritardo che intercorre fra “domanda” e “risposta” si ricava la distanza tra radiofaro e mezzo mobile che viene solitamente letta con una comoda presentazione digitale (sistemi Tacan e VOR/DME). Si ha così un completo rilevamento polare (direzione, verso e distanza quale modulo del vettore) che permette, in base alla posizione del radiofaro, di ricavare quella dell’aereo. Si realizzano in pratica portate utili di lavoro che possono arrivare alle 100 miglia marittime in mare e possono risultare anche sensibilmente superiori per la navigazione aerea.
Radiofari personali di emergenza
Sono utilizzati nei servizi SAR (Search And Rescue, ricerca e recupero), per lo più per i piloti degli aerei militari, ma il loro uso è stato esteso agli impieghi civili. Tale radiofaro è costituito da una minuscola stazione radiotrasmittente (un astuccio di 10 o 15 cm di lunghezza) che emette un segnale radio di uno o due decimi di watt di potenza. Tale debole emissione è però sufficiente per essere captata da mezzi transitanti nella zona (per esempio aerei di linea che, da notevole quota, sorvolano buona parte della superficie terrestre) e quindi permette ai mezzi di soccorso di puntare direttamente, tramite un radiogoniometro, sul radiofaro intercettato e sul relativo operatore in difficoltà. I primi due tipi di radiofaro citati operano prevalentemente nella gamma dai 200 ai 500 MHz mentre gli altri due utilizzano le bande delle onde metriche dai 108 ai 120 MHz per i sistemi Tacan e VOR e le frequenze di 121,5 o 243 MHz per i radiofari di emergenza.
Radiofari d’impiego militare
In campo militare, speciali radiofari, montati a bordo di aerei, vengono impiegati per la radioguida di missili; questi vengono diretti con altissima precisione sul bersaglio a mezzo di radiofari costituiti da fasci di microonde di frequenza molto elevata. In pratica il bombardamento viene guidato dall’emissione di raggi laser puntati sugli obiettivi da colpire o dall’energia radio che viene da essi riflessa.
Ogni tanto nei cieli del territorio di Noli, passano quasi rasenti al suolo [detto in gergo militare il salto della siepe] due o quattro caccia bombardieri, Eurofighter EF-2000 Typhoon e Tornado, provenienti dal centro manutenzione di Cameri, che prima di tornare ai loro reparti, il primo a Grosseto ed il secondo a Ghedi, devono essere messi a punto secondo le direttive Italiane e della NATO, e pertanto necessitano di prove in volo, definite di di addestramento.
Transitano anche, ad alta quota, aerei dell’aviazione civile, provenienti, normalmente dall’areoporto di Nice.
Grazie per l’attenzione.
Alesben B.