Combinazione,(s)fortuna, vuole che dopo tanti anni mi ricapiti tra le mani il libro “STATUTI di NOLI” stampato presso lo stabilimento tipogralifico COOP TIPOGRAF di Savona (a chi può interessare).
Nel leggere l’introduzione del Padre Benedettino Michele Alberta, che inizia:”Dal sette agosto 1193 la città di Noli vanta una tradizione quasi ininterrotta di libertà e autogestione che si conserva nel nome di “Repubblica” e negli antichi “Statuti” che la regolavano; statuti che sono un monumento giuridico di amministrazione popolare e democratica”, ho ritrovato quella sensazione di orgoglio di essere cittadino nolese che sempre mi ha accompagnato nella vita.
Mentre lo sfoglio velocemente, mi incuriosisce il capitolo XIX dal titolo “PER QUANTO TEMPO DURI UN’ISTANZA”. Si tratta di giustizia, come deve essere amministrata. Bei tempi…
Leggiamo insieme con attenzione queste poche righe iniziali: “Poichè le leggi mirano a porre fine alle liti affinchè non diventino inestinguibili e per limitare i costi e le spese, stabiliamo e ordiniamo che l’istanza di qualsiasi questione e causa in qualsiasi modo presentata al Magistrato di Noli, duri un anno soltanto trascorso il quale sia finita e cancellata“.
Altri due capoversi, interlocutori, per finire:“Eccetto che nelle questioni e cause in cui sarà stata richiesta una dilazione, e concessa una dilazione ulteriore secondo la forma dei Capitoli di Noli, l’istanza duri per una anno come sopra e per il tempo della dilazione concessa e data e anche prorogata: altrettanto duri, naturalmente per un anno almeno e non oltre, nelle cause di appello”. Dunque, un monumento giuridico di amministrazione popolare e democratico, poche parole che, riportato e paragonato ai giorni nostri, fa rabbrividire.
A tal proposito ricordo una recente trasmissione in prima serata TV con l’intervistato Pier Camillo Davigo, uno dei PM di “mani pulite”, dal 6 aprile Presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati, il quale, convinto (e convincente) documentava come le attuali leggi che interessano il processo civile proteggano, favoriscano di fatto, i debitori. Lo conferma il detto provocatorio: “...se vuoi i (tuoi) soldi, fammi causa”…(intanto alla fine non perdo niente..anzi!).
Sempre più spesso constatiamo, attraverso gli organi di stampa, la veridicità di tali provocazioni che riescono talvolta a produrre disastri economici, fallimenti, per chi è costretto a subire gli insopportabili tempi lunghi della giustizia italiana.
Il Magistrato proseguiva ricordando che la causa principale della nostra riconosciuta alta litigiosità dipende dal fatto che, alla fine, tale comportamento spesso conviene perchè legittimato; in poche parole, litigare conviene comunque per chi ha torto, per arrivare a risarcire il più tardi possibile, anche quando è palesemente in torto. Al termine dell’intervista il Dott. Davigo poneva una semplice considerazione, essenziale quanto decisamente condivisibile: quella di inasprire le pene pecuniarie per i soccombenti in maniera tale da convincerli ad evitare a priori il processo con esito negativo scontato, diminuendo così i tempi ed i costi della giustizia.
Brevemente due esempi di cause tra privati a Noli, tra l’altro anche mal gestite dal Comune (tutto documentato) che ha agito in entrambe i casi da Ponzio Pilato.
a) Funga contro Pasciu; è durata quindici anni (inizio 1990) tra udienze e rinvii, la causa che ha infine sentenziato la condanna a risarcire in toto le spese di giudizio ai proprietari della fognatura privata della zona “Pasciu” i quali avevano subito (nottetempo) l’allaccio abusivo da parte dei proprietari della sovrastante fognatura della zona “Funga”. Inoltre era stato ordinato il ripristino , tra l’altro mai eseguito a seguito di accordi monetari.
b) Civ.18 di Via Belvedere contro il committente Z&R (con il conseguente coinvolgimento del Comune, del Direttore dei lavori, del costruttore); causa civile iniziata nel 2010, sentenza di primo grado nel gennaio 2016. Sentenza esecutiva che stabilisce le percentuali di responsabilità per il risarcimento del danno quantificato, mai contestato, in oltre 8,5 milioni di euro, ma ora bloccata a causa delle richieste di sospensiva anche da parte delle assicurazioni chiamate in causa e quindi in attesa di prossimo appello con sentenza prevista tra un anno. Intanto ci sono tre edifici sempre dichiarati inagibili, con tutti i proprietari di appartamento fuori casa dal 14 dicembre 2009.
Forse, e definitivamente, alla fine del 2017 la indiscutibile situazione del dissesto/disagi a privati ed alla collettività nolese, al turismo, venutasi a creare con precise responsabilità troverà giustizia? Cosa pensare poi sul costo delle parcelle degli Avvocati? Credo non sia azzardato quantificarle alla fine sul milione di euro.
Ha ragione quindi il Magistrato: se non ci saranno nuove leggi promulgate dal Parlamento (la stragrande maggioranza dei Parlamentari è composta da laureati in legge…e questo lascia abbastanza perplessi… sulla difesa degli interessi di una casta…) atte a produrre quei radicali cambiamenti necessari quanto urgenti, la non giustizia continuerà a prevalere per asfissia.
La domanda rimane sempre la stessa: “a chi giova?”
LUTTI CITTADINI
Chessa Antonino di 72 anni ha lasciato troppo prematuramente la moglie, quattro figli, nipoti e parenti. Sardo di Irgoli, giovanissimo emigrò per breve tempo in Svizzera. Nel 1960, a seguito di una visita presso suoi parenti già residenti a Noli, decise di fermarsi, trovando moglie e lavoro da muratore.
Fuori sacco – Il “bianco fiore nostrano” alias Carlo Gambetta, ha sempre rispettato quelli che, bontà loro, a volte “non sanno quello che dicono” – o scrivono. Francamente non riesco a capire le ragioni del perchè quello che ultimamente è stato da me scritto sia da ridicolizzare da parte dell’arch. Alesben B. Saper ridicolizzare è un’arte molto difficile da perseguire; occorre innanzi tutto cercare di essere ben preparati nella conoscenza di ciò che si va a trattare, in particolare quando si usa quella di altri. La storia delle antenne a Noli è pressoché decennale, con soli “bassi” rispetto a nessun “alto”, tante parole, tante promesse, tutte tese a tacitare (temporaneamente) un ‘Comitato per la salute’ che però continua a non demordere. Qualora il Comitato dovesse decidere di indire un’assemblea pubblica per documentare alcuni errori/omissioni commessi dalle amministrazioni comunali, la presenza di Alesben sarà gradita.
Per quanto concerne la notizia di un eventuale “rimpasto”, sono certo che i miei “visitatori” saranno curiosi di conoscerne la provenienza, ovvero le forti ragioni che m’indurrebbero ad un’azione così impegnativa quanto impossibile. Se no, ridiamoci sopra, ma alla faccia di chi?
Carlo Gambetta