Perché il pensare è cosa totale anche a Roccavignale.
A questo punto bisognava trovare un modo meno convenzionale di osservarli questi oggetti e di riprodurli, avvicinare l’obiettivo fotosensibile inclinato e sorvolare a bassa quota questa limitata pianura scattando sequenze di fotografie in posizioni insolite.
…la tavola in cucina era ricoperta di piccoli tagliandi colorati, francobolli d’artista, fotografie con interventi manuali, cartoline in tiratura limitata, disegni indecifrabili, buste originali con adesivi particolari arrivate per posta dal Brasile e dalla Danimarca, Salone Lucia, mail art dalla Grecia, Costanza Lucas dal Brasile, fogli disegnati da Marina Salmaso…libri d’artista arrivati da Roma come Codice Cairo e La città delle penombre…
…bisognava ricavare immagini infedeli nella loro apparenza casuale in prospettiva visiva come piccoli campi visti dal lato minore. Anche il foglio con i dirigibili in volo suggeriva un passaggio su New York, una virata sulla Senna che attraversa Parigi, nella gradazione in scala dei grigi dal bianco sporco al notturno più buio… sembrano siluri o proiettili di cannone inesplosi e collezionati in un museo della guerra…
…un tavolo segreto coperto di cultura e l’idea di Giorgio Manganelli, contenuta in un suo scritto del 1952, la cui scoperta è merito della paziente opera di scavo condotta da Cortellessa negli archivi del Fondo Manoscritti di Pavia.
…in questo brano, il giovane tapiro Giorgio Manganelli scriveva: “Bisogna arrivare a parlare di cultura come si parla di figa: diciamolo chiaro, se la cultura, se il pensare, non è vitale, se non impegna proprio le viscere (e non metaforicamente, perché il pensare è cosa totale, come il morire, è un fatto, un vero e tangibile oggetto), se non ha anche addosso qualcosa di sporco, di fastidioso, di disgustoso, com’è di tutto ciò che appartiene ai visceri; se non è tutto questo, non è che vizio, o malattia, o addobbo: cose di cui è bene, o anche necessario ed onesto, liberarsi totalmente”.
Bruno Chiarlone Debenedetti