Pino Josi, laurea in ingegneria navale e meccanica, ai tempi del ginnasio e del liceo, era considerato dagli insegnanti, dai suoi compagni e compagne, un ingegno, senza spocchia, gran lettore di libri spesso astrusi, carattere spiritoso. Per sette anni assessore regionale socialista alla Sanità, senza macchie. Faceva la guerra alla spesa farmaceutica, tra i primi successi la ‘lettura ottica’ delle ricette. Il successore l’ha subito abolita. Con il cardinale Siri aveva un rapporto di reciproca stima. Qualche volta gli telefonava il presidente Scalfaro. Josi legge molti libri di greco antico e di neuroscienze. “Noi siamo figli dell’uomo di 30 mila anni fa”.
I passerotti tengono compagnia, elemosinano le briciole. Un pomeriggio d’estate, assolato e ventoso, seduti al dehor di un bar sul lungomare di Pietra Ligure, la città che ha dato i natali a Pino Josi. Tifoso genoano. E’ qui che un giorno, auguriamo lontano, sarà sepolto (incenerito) nella tomba di famiglia dove riposano mamma e papà. Lui farmacista filantropo, lei casalinga gran signora di nobili origini. L’intervistato è un personaggio di grande caratura e cultura, memoria di ferro. Nomi, cognomi, anno, giorno e in qualche caso persino l’ora. Ci sono gli incarichi pubblici:assessore comunale a Genova, assessore alla Sanità, delegato dei Rettori per lo Sport universitario per 20 anni, presidente dell’AMGA di Genova. Dal 24 novembre 1980 al maggio 1981 ha avuto la responsabilità, per conto della Giunta comunale di Genova, degli aiuti al Comune di Colliano (SA) colpito dal terremoto in Irpinia. Raggiunse la località il 26 novembre, rimanendovi fino ai primi di dicembre. Ci ritornava ogni 15 giorni fino al mese di maggio.
Primi anni ’70. Io giovane corrispondente del Secolo XIX, da Andora a Finale Ligure, Josi battagliero e implacabile consigliere comunale. Quanti ricordi…!
Non mi sarei mai iscritto al PCI. Al socialismo ci si deve arrivare liberamente per maturata convinzione. Ero molto di sinistra in quei tempi, ma oggi penso che gli allora tanto criticati socialdemocratici svedesi avessero ragione: meglio un confronto serrato col capitalismo per creare una società che produca più ricchezza e che la distribuisca più equamente, che l’utopia di rivoluzioni salvifiche!
Il figlio Luca, 50 anni, produttore Tv, fondatore e presidente della Einstein Multimedia che ha prodotto Passaparola. Nel suo profilo è scritto : “In Italia i politici di professione sono 10 mila, solo tre o quattro davvero indispensabili, gli altri si affannano per dimostrare di esserlo’). Luca era all’Hotel Raphael il giorno delle monetine. Stava accanto a Bettino Craxi, raggiunto da una pioggia di spiccioli e sputi. Fuggivano i capi del garofano, i cortigiani, i nani e le ballerine. Al fianco del capo solo i figli e un giovanotto albenganese, allora leader dei giovani socialisti italiani… Luca e Craxi si conobbero nel 1991 al congresso di Bari.
E oggi…?”.
Non è il caso di tornare indietro, ho due figli, sono orgoglioso di entrambi, li vedo sempre piccoli…. Vorrei avessero meno grane possibili. Corretti e mantenere la propria dignità.
Eppure c’è un passato anche per Pino Josi che non è semplice dimenticare. Sarà pure da archivio…. Era una mosca bianca, da pubblico amministratore quanti avvisi di reato ha ricevuto?
Nessuno. Solo da una comunicazione di chiusura indagini del “caso sangue all’Ospedale di S.Martino”,appresi di essere stato incluso nel registro degli indagati: eravamo nel ’93, da tre anni non ero più in Regione e i socialisti erano sottotiro, ma il “Piano sangue” che gli inquirenti credevano che la Regione avesse omesso di fare ,era già Legge Regionale da quattro anni!
Ora pensionato della politica dopo il mandato in Regione…
Ho un modesto vitalizio,che penso di essermi guadagnato: nei sette anni in Regione, non ho fatto mai che quattro, cinque giorni di vacanza, sempre sul chi vive, e le mie giornate lavorative erano di una decina di ore al giorno e le domeniche comportavano spesso impegni pubblici. Auto blu ? Avevo un autista e una macchina , venti UU.SS.LL., quarantasei ospedali e incontri con le diverse comunità locali ! Una sera a Pieve di Teco (Imperia) per la contestazione della popolazione (la loro infermeria non sarebbe stata mantenuta nel Piano Sanitario) io e i miei collaboratori fummo quasi salvati dalla Digos ! Auto blu per uso mondano? Con mia moglie non abbiamo mai partecipato a cene, manifestazioni o passerelle ! Ho insegnato per oltre trenta anni “Statica della Nave” nell’Università di Genova. Sono stato per dieci anni nel C.d.A. dell’Università e delegato dei Rettori per lo Sport universitario per venti ! Dal ’90 al 94 sono stato Presidente dell’AMGA di Genova.
I tempi di Alberto Teardo, interi capitoli di storia dai più dimenticati. Ai giovani non interessano granché.
Con Teardo non ho mai avuto buoni rapporti. Nel ’64 eravamo stati eletti, in minoranza, Eugenio Carrara ed io. Carrara, Caltavituro e Sfacteria fecero saltare la giunta Negro e costruirono “un centrosinistra”: Caltavituro democristiano sindaco, Carrara vicesindaco e Josi, lombardiano, fuori dalla mischia per sua volontà. Teardo mi inviò una lettera diciamo “minatoria” : o entri in giunta o lasci il posto! Mi dimisi motivando di non poter tollerare il prosieguo dell’eccesso di scandali nelle attività edilizie, che aveva caratterizzato il passato…e ….diventai un socialista genovese. A Pietra partecipai per la prima volta alle elezioni nel 1964 e fui eletto. Iscritto al Psi l’anno successivo, appartenevo alla sinistra socialista.
Non è mai stato chiarito, almeno nel mondo dell’informazione, chi era stato il ‘padrino’ di Teardo.
Non credo di svelare segreti. Teardo fu mandato alla Camera del Lavoro di Savona dai Macchiavelli di Genova. Allora i Macchiavelli, i due fratelli, Pippo e Paolo, nel Psi genovese rappresentavano la parte più elitaria. Sono del parere che certi personaggi dell’area teardiana, sponsor inclusi, gravitavano in “club esoterici” e “culturali” riservati.
A proposito di massoneria, lei ebbe rapporti? Rosy Bindi di recente, in tivù, a La7, ha sostenuto che spesso massoneria, affari, finanza, industria sono un cosa sola.
Nel 1981 la massoneria genovese non mi volle assessore comunale. Posso capire le logge in determinati periodi storici. Quando però si è in democrazia non ne vedo assolutamente la necessità: la gestione del potere deve essere fatta in trasparenza. Ricordo che nell’ 81 il Psi chiese ai candidati alle elezioni una dichiarazione di non iscrizione alla P2. Fulvio Cerofolini, mi chiese di scrivere una lettera al Secolo XIX per precisare che noi due non eravamo iscritti né alla P2, né a nessuna altra loggia: non fui più assessore comunale, ero stato quarto degli eletti su quattordici…. In quegli anni alla direzione del Secolo XIX sedeva Michele Tito. E per tre anni, quale assessore al traffico di Genova, avevo rapporti con Wanda Valli, Mario Bottaro, Mario Paternostro. Mi occupavo pure di sanità ed informatica dove ho ‘smontato’ un paradossale stato di immobilismo istituendo l’anagrafe digitalizzata nella radicale trasformazione del centro elaborazione dati . Allora il capoluogo della Regione contava 700 mila abitanti. Era importante il sostegno della ‘buona stampa’.
Il potere spirituale e temporale a Genova e in Liguria del cardinale Giuseppe Siri. Ad un passo da diventare papa.
Nella prima giunta di sinistra ero assessore al traffico e vigilanza urbana. Presenziavo alla consacrazione di una chiesa… al primo incontro il cardinale mi porse le mano, non baciai l’anello, feci un breve inchino. Per anni ebbi rapporti diciamo amichevoli….
Quando passai in Regione, 1983 , continuarono le buone relazioni. Gli stava a cuore un problema: il Galliera non aveva una Convenzione con la Regione e i rapporti erano nelle mani di burocrati e politici che facevano il bello e cattivo tempo. Lo stesso succedeva per l’Università. Nell’ambito del mio primo mandato furono approvate le due Convenzioni. Anche da assessore regionale credo di essere stato equo nei confronti del mondo ecclesiastico. Siri o non Siri.
Tema sempre di attualità, la Sanità, ieri come oggi, i rapporti ‘incestuosi’ con certa politica e non solo.
Il denaro e i poteri forti o meno che fossero non sono mai stati dalla mia parte. Noi della sinistra socialista ci siamo sempre sostenuti unicamente con i soldi dei compagni di base. Gli anni di Cerofolini ? Un grandissimo sindaco, integerrimo, gran lavoratore: alle otto meno un quarto chiamava i suoi assessori per vedere se erano sul “pezzo”!
Torniamo alla ‘sua’ amata Pietra Ligure, come è cambiata nei decenni con Pino Josi testimone tempi?
Devo dare atto a Luigi De Vincenzi sindaco di aver dato un colpo d’ala notevole, ha migliorato la città, l’ha resa più bella, accogliente. Restano le note dolenti. La stagnazione, anzi. Pietra aveva 10 mila abitanti ora siamo a 8900. Una migrazione abitativa verso Tovo San Giacomo, Giustenice, Magliolo. Una perdita oggettiva. Ho l’impressione che, su questo fronte, Loano sia più dinamica, diciamo pure anche nel suo complesso, raffrontata alla nostra cittadina. Finale Ligure, invece, fa storia a se. Il futuro di Pietra Ligure, iniziando dal cantiere navale, ormai ex, andrebbe ripensato. Bisogna riaffidare a qualche grande urbanista un ripensamento sull’uso del territorio di ponente del nostro Paese: una previsione per i prossimi cinquant’anni. ..Inserire un cantiere navale credo non abbia più senso, c’è Loano.
Il sindaco, la giunta che a Pietra Ligure hanno fatto più danni alla città, al suo futuro sociale, economico, turistico?
Diventa difficile… L’uso e l’abuso del territorio a scopi speculativi viene da lontano. Con il sindaco Giacomo Bottaro iniziarono i primi scempi edilizi. Si costruiva pure alla Foce del Maremola. Si edificava senza che le case fossero almeno allineate. Mio papà fu eletto nel 1946 in una lista mista e rappresentava il partito d’azione. C’erano G. De Vincenzi (PSI) .G.Patrone (PCI), l’ingegner Becchi (Pli) . Si sono sciupate potenzialità e concesso molto nell’edilizia speculativa.
Recentemente tra le cose più negative, tuttavia, è che si siano lasciati scappare, scippare, il Santa Corona. C’era la possibilità della Riabilitazione di alto livello. Ed un contorno, indotto, di attività sanitarie e non. C’era la possibilità di sfruttare l’aeroporto di Albenga, farsi parti diligente con i vertici dei Lander della Germania, per offrire risorse sanitarie. Creare insomma attorno all’ospedale un’eccellenza ed un’attrattiva internazionale. Quella era una possibile carta vincente. Santa Corona era un’azienda ospedaliera, poi accorpata a Savona che come Genova è considerata matrigna.
Torniamo a battere il ferro della sanità ligure. Lei avrà pure avuto qualche delusione, fatto qualche autogol… Sanità e pullulare di tangenti, tintinnio di manette, inchieste, promozioni e concorsi pilotati. Si chiamano scandali, uno fa dimenticare l’altro. Una catena di Sant’Antonio di malagestione, tra bustarelle e raccomandati. Le baronie, la casta, sprechi, amici degli amici…
Ai miei tempi, da assessore regionale, più che dare la caccia ai tangentari, non era esattamente il mio compito, quante segnalazioni alle procure su situazioni poco chiare ! Ho cercato di allontanare il contesto che favoriva le tangenti. La Liguria è stata la prima regione italiana a legiferare…Le strutture sanitarie dovevano usare i “farmaci generici”. Come predicava Silvio Garattini del l’Istituto Negri. In Italia ci stiamo arrivando ora. Un motivo ci sarà, non è difficile immaginarlo. Poi la legge sugli acquisti unificati, con gare d’appalto a livello regionale. Il primo anno solo nel settore carni si è risparmiato il 42 per cento (600 manzi in meno nella pancia di qualcuno! ) Altro intervento sugli acquisti tecnologici. 13 Tac con relativo personale. Negli anni ’84 e ’85 abbiamo ricevuto il plauso della stessa Corte dei Conti. Mi lasci aggiungere che la Sanità è sempre finita in mano ai partiti e molti, chi più e chi meno, a titolo personale o dei partiti stessi, non hanno mai disprezzato tangenti. Si è vissuto anche un’era in cui non si faceva appalti.
Una maledizione per il Bel Paese che resiste ad ogni cambiamento politico di centro destra e di centro sinistra. Con la Lega al governo centrale… o di Regioni, vedi arresti e scandali in Lombardia.
Bene o male nel 1978 e anni seguenti, la gente credeva nella riforma sanitaria. Abolirono le Usl trasformate in azienda. Oggi siamo di fronte ad un malessere diffuso. Con la ‘865’ si pensava anche al miracolo e alla razionalizzazione della spesa sanitaria. Ma occorrevano risorse per produrre Prevenzione, Cura e Riabilitazione. Nel 1978 si arrivò alla legge ‘180’ per gli ospedali psichiatrici. I presidenti delle USL non erano per nulla interessati, nella psichiatria non c’erano appalti. Il mio braccio destro, dr. Ferrando, persona straordinaria, mi ricordava che nella sanità pubblica c’era o forse ci sono tre persone dove ne basta una.
Sulla diagnostica strumentale le code si creavano perché operatori ciondolanti al mattino operavano nella struttura pubblica, si scatenavano al pomeriggio nelle strutture private. Quando apprendo delle attese per certe diagnostiche di questi tempi inorridisco. Sono dell’idea che per alcune pratiche si possa trovare accordi col privato. Quando è necessario alcuni servizi è giusto comprarli all’esterno. Faccio un esempio: il lavaggio della biancheria all’Ospedale di S.Martino, nell”86, costava 3500 lire al kg, i privati ci offrirono di fare per 1000 lire….. In generale ci troviamo di fronte ad un bassissimo livello di senso dello Stato.
Ancora Sanità in Liguria. Cosa non è riuscito a fare ed avrebbe voluto?
Quando c’erano 20 unità sanitarie locali. Allora eravamo ad un punto di svolta, di mediazione tra poteri comunali, provinciali e regionali. Purtroppo vanno coltivate, ma il senso morale degli italiani è modesto. Trenta anni fa le cose andavano meglio, basterebbe chiedersi come mai in Piemonte non ci sono i nostri tempi di attesa. Solo un problema di risorse ? Il ministro Bindi aveva ragione che non ci può essere confusione tra il pubblico ed il privato. Esistono storture gravi nell’assunzione di personale. Ricordo cosa accadde nel 1986 quando cercavamo un cardiochirurgo… Molti ricorderanno lo scandalo Tac di Rosati. Ora avanza con una velocità crescente il settore della tecnologia sanitaria…Occorre adeguarsi senza perdere tempo, le risorse tecnologiche sono sempre più costose, bisogna utilizzarle ventiquattrore su ventiquattro.
Ingegner Josi, un piccolo spazio alla vita personale. Come vorrebbe essere ricordato…
Essere ignorato, siamo tutti di passaggio. Essere ricordato per non aver mai voluto male alle persone. La vita è una breve vacanza dal nulla e non sempre è piacevole. Tra i miei antenati i Monti Bragadin, mio bisnonno materno nel 1865 era a Pietra Ligure per dirigere i lavori della ferrovia Savona – Albenga, veneziani insediati a Padova. A Pietra ho avuto ed ho tanti amici. Tra le famiglie più storiche vorrei ricordare gli Accame, i Bosio, i Pegollo, i Rembado di Ranzi, i De Vincenzi, sindaco dopo la Liberazione, i Morelli, i Palmarini. Che debbo aggiungere di personale ? Sono divoratore di libri, compresi gialli, thriller, ascolto molta musica. Da 30 anni la mia vera passione culturale? Sono affascinato dal passaggio tra il mondo greco di Omero fino al momento della nascita della filosofia. Spesso leggo testi in greco antico. In quel momento è successo qualcosa di importante nella storia. I greci erano molto litigiosi tra loro, per questo quando in una Polis si creava una sovrappopolazione venivano distribuiti nel bacino del Mediterraneo. Si occupavano della questione i sacerdoti dell’Oracolo di Delfi… mandarono i più turbolenti e vivaci in Italia. Se parliamo del cristianesimo dovremmo ricordarci che il fondatore, secondo gli ebrei, è San Paolo che si occupava del mondo greco. San Pietro si occupava invece di Roma e non è casuale se il 29 giugno si festeggia San Pietro e Paolo.
Un rammarico…. una confidenza sottovoce.
Una debolezza: mi avrebbe fatto piacere che Pietra Ligure ricordasse papà con… un’intitolazione. Ci stava pensando Giacomo Accame, poi cadde la sua giunta. Papà che a Natale prendeva i conti in sospeso dell’anno di tanti pietresi meno abbienti e li stracciava. Vorrei ricordare il nonno che faceva il praticante presso la Farmacia Richeri. Di notte imbalsamava gli uccelli per far studiare i figli. Sono un cattolico non praticante. Mi ripeto, ho conosciuto il cardinale Siri, era un uomo straordinario. Quando ci incontravamo parlavamo in dialetto. Ricordo le conversazioni con monsignor Giovanni Cicali, era vicario generale dell’ Arcidiocesi di Genova. Ero assessore e mi diceva: ‘Il cardinale ha grande ammirazione nei suoi confronti, non è mai venuto a chiedere voti….”. Sono un pietrese che torna volentieri, ma amo Genova che mi ha dato tanto e dove vivo gran parte dell’anno.
I ricordi…? L’avvocato Stefano Carrara Sutour di Loano racconta che siete stati compagni di banco durante gli anni del liceo classico Chiabrera, sezione staccata di Loano, ospitata nei locali del Convento di Sant’Agostino e ancora prima nelle scuole medie. Quanti aneddoti scolastici e giovanili…?
Scuole medie in via dei Gazzi, poi al Kursal. Stefano era soprannominato ‘Cocchi’, intelligente, artista, vivace, sanguigno, siamo stati insieme dalla seconda media e alla seconda liceo. Si giocava a biliardo. Sul lungomare di Loano c’era una favolosa pasticceria, compravo i Krapfen (bomboloni), ne mangiavo fino a 12 14 per volta. Un modo di curare i postumi della fame di un ultimo terribile anno di guerra. A Savona tra le persone che ricordo al liceo la figlia del compianto dr.Tagliasacchi di Ceriale, la professoressa Tagliasacchi: era bravissima in latino e greco. Ma per il greco ero competitivo ! Il mio problema in classe era la ‘condotta’. Facevo ridere e Stefano, compagno di banco, ne sa qualcosa. A Loano, tra gli insegnanti, l’ingegner Ennio Della Torre, mitico albenganese. Potrei continuare, ma è il caso di non annoiare.
Una nota finale. Il Comune di Pietra Ligure, nel 2013, ha insignito Giuseppe Josi Pietrese dell’Anno per la sua costante, responsabile ed appassionata partecipazione all’attività politica locale e regionale. Per il suo intenso impegno e la sua lungimiranza che, in particolare, in qualità di Assessore regionale, lo ha visto strenuo sostenitore di una visione innovativa ed aziendale della sanità attribuendo alla stessa valore sociale ed economico, nonché fautore della valorizzazione, della tutela e del potenziamento dell’Ospedale “S. Corona” da lui considerato presidio sanitario di grande prestigio non solo nazionale, risorsa fondamentale e strategica per il territorio, fonte di sicurezza per tutto il ponente ligure. Per il solido e profondo legame che lo unisce alla Città di Pietra Ligure”.
Luciano Corrado
CHI ERA PAPA’ ENRICO, FARMACISTA A PIETRA LIGURE