L’ultimo numero del trimestrale A Campanassa, oltre 2 mila copie inviate agli abbonati, accende i riflettori su almeno cinque aspetti di Savona 2016, meritevoli di essere rivelati e conosciuti dai cittadini. Il primo, il Comune ha perso 640 mila € di finanziamenti Europei destinati al restauro del Brandale. Aurelia bis: si chiede che la galleria rifugio di via Schiantapetto sia conservata e ancora il sottopasso di Miramare non venga distrutto, ma riutilizzato. Terzo: la nuova passeggiata di Zinola arredata con panchine ‘discutibili’. Infine problemi a non finire per la passerella ciclo-pedonale sotto il Priamar.
Il caso più grottesco e grave, per i danni conseguenti, è senza dubbio la perdita della somma destinata ai restauri del Brandale. L’articolo pubblicato su A Campanassa apre uno scenario desolante che chiama in causa la giunta del sindaco Berruti e del vice sindaco Di Tullio. Si racconta, tra l’altro, di “incredibili mesi in cui la pratica passava tra uffici comunali e Soprintendenza.., per ben due volte, tra redazione di due versioni progettuali sono passati 14- 17 mesi e così dal progetto presentato ufficialmente dal sindaco nel 2012 si è arrivati al 2015…con il sospetto del malfunzionamento nei rapporti tra diversi uffici comunali che hanno seguito la pratica: Servizio politiche e progetti innovativi, Settore Qualità e dotazioni urbane….”.
A leggere il trimestrale A Campanassa da quando la presidenza è stata affidata al gruppo del presidente Carlo Cerva, ex Dc della prima ora, si può trarre una pacifica conclusione. Nelle pagine redazionali non si fanno sconti al potere di turno, sia essa l’amministrazione comunale o altre istituzioni. Non limitandosi alla cronaca, ma approfondendo gli argomenti, alla ricerca di quella verità che rappresenta un servizio al lettore e al cittadino. Gli articoli di A Campanassa non parteggiano per questo o quel schieramento, pane al pane, quasi sempre facendo emergere la buona e la cattiva politica, pur senza ergersi a giudice. Un arbitro, si direbbe, che si sforza di non farsi condizionare anche se non è facile resistere. Forse i primi a dargliene atto sono proprio i ‘padroni del vapore’, messi sotto esame senza secondo fini e senza manovratori. Non si ospita retorica, né ipocrisia, non si incensa e non si fa campagne di delegittimazione. Arduo tacciare gli articolisti di faziosità per partito preso o per conflitto di interessi.
Ecco il link per scaricare l’ultimo numero: cliccare qui.