Trucioli

Liguria e Basso Piemonte

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Ricordo di Giovanni Filippini, ex segretario del Pci di Borghetto S. Spirito. I processi…


Ho incontrato Giovanni Filippini in occasione di una delle prime riunioni nella sede degli allora DS (Democratici di Sinistra) a Borghetto Santo Spirito. Quel giorno era stato costituito il fondo per le spese elettorali della campagna elettorale: io ero il candidato Sindaco per la lista civica “Una Mano a Borghetto” appoggiata dal centro-sinistra.

Giovanni neppure mi conosceva, ma con grande entusiasmo fu tra i primi a contribuire economicamente alla creazione di quel fondo. Dopo quelle elezioni ne sono diventato amico. Lui era appena tornato dal Venezuela, dove molti ( a torto) pensavano si fosse recato per scappare (da chi ?) da Borghetto Santo Spirito.

Se ne era andato da Presidente del Mattone Rosso e quando ritornò si ritrovò a rivestire, quale ex amministratore di quella cooperativa, la qualità di indagato. Si rivolse a me per la sua difesa. In questa sede non ho alcuna intenzione di parlare delle sue vicende processuali (richiamo mia lettera a La Stampa del 14-11-10, vedi), salva la necessità di seguito di formulare alcune doverose precisazioni.

Giovanni Filippini è morto il 19 giugno 2015. Se ne è andato in punta di piedi e la famiglia l’ha salutato con esequie private.

Come amico di Giovanni ho ritenuto, a distanza di qualche mese dalla sua scomparsa, ricordarlo oggi (domani avrebbe compiuto 73 anni) ben sapendo che molti dei suoi detrattori non mancheranno di criticarmi aspramente per questa mia scelta e ciò rafforza in me la convinzione che questo mio intervento sia a maggior ragione doveroso.

A chi, a Borghetto Santo Spirito, ha la memoria corta, molto corta, mi permetto di rammentare che Giovanni Filippini, per quanto mi risulta, è stata la prima ed unica persona capace in quel territorio, che di Spirito Santo non mi pare sia stato permeato abbastanza, di dare vita ad un progetto di edilizia popolare.

La vendita di alloggi per residenti a prezzi grandemente inferiori a quelli di mercato fu dovuta alla iniziativa di Giovanni Filippini e oggi come ieri appare una chimera.

A Borghetto in questi anni di nomi ne sono stati fatti tanti, di personaggi di vario tipo se ne sono visti parecchi, di sindaci pure, ma alla fine l’unico capace di costruire in un territorio (oggi in Riviera gli imprenditori edili si devono leccare le ferite per la loro miopia), a prezzi accessibili, è stato Giovanni Filippini, che naturalmente non era originario di Borghetto Santo Spirito, ma del bresciano.

Ricordo, con orgoglio, quando mi raccontava che, quando era segretario del PCI di Borghetto, aveva ricevuto un telegramma di congratulazioni dall’allora segretario nazionale Achille Occhetto, in occasione di una delle rare vittorie del partito comunista. Eppure in questi anni Filippini e la sua famiglia sono stati giudicati e giustiziati dal tribunale del popolo borghettino. Dimenticato dal partito democratico di Borghetto Santo Spirito e dai molti suoi ex compagni di partito Giovanni Filippini veniva dal basso e ci legava quello spirito di sfida alle difficoltà della vita di cui è dotato, di regola, solo chi è costretto a partire dall’ultima fila.

Giovanni nasce cliente e diventa un amico. Gli unici dati processuali certi sono che la moglie di Filippini, la signora Enrica, è stata definitivamente assolta da ogni accusa e lo stesso Giovanni e Omar definitivamente per alcune delle accuse: il resto è tutto in discussione. Altro dato certo è che io non ho visto un solo cittadino di Borghetto Santo Spirito accomodarsi tra il pubblico ed assistere ai processi che hanno coinvolto Giovanni e la sua famiglia. Ciò è avvenuto in conformità alla regola secondo la quale i borghettini, oltre a votare sempre per la parte sbagliata, anche in questa circostanza, hanno difettato di spirito critico.

Nessuno ha cercato di documentarsi e capire. Molti però sono stati abili a sputar sentenze. Condannare è facile, riabilitare impossibile. Dinnanzi alla Corte d’Appello di Genova Giovanni Filippini, nell’unico momento in cui ha preso la parola nel corso dei suoi processi, ha rilasciato una dichiarazione con la quale ha spiegato ai giudici le ragioni delle sue condotte. L’ha fatto con moderazione e semplicità senza accusare nessuno. Ha mostrato grande dignità fornendo un esempio di che cosa significa avere coraggio e rispetto verso se stessi: quella dichiarazione è agli atti del processo e chi vuole può andare a leggersela anche se sono certo che nessuno dei borghettini lo farà.

Lo voglio ricordare così.  Un uomo sorridente che ha vissuto sul serio.Tutto il resto ormai è storia.

Alla prossima, forse.

Giovanni Sanna



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G.Sanna

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