Un comunicato dell’agenzia di stampa. Le dichiarazioni del longevo direttore, Mimmo Gerolamo Angeli, 78 anni, iscritto al n. 157 dell’Ordine dei giornalisti professionisti a 30 anni, genovese doc di via Zara. Aveva coetanei i compianti Gianclaudio Bianchi, Giuseppe Palermo, Gianfranco Migliorino, Claudio Tempo. Resiste, nella sua Nervi, Piero Sessarego. Un annuncio triste quello di Angeli; da cronisti di strada, nonostante gli anta, sarebbe interessante raccogliere una testimonianza, senza filtro, di un collega di lungo corso nella gloriosa e tormentata (pure dal fallimento) vita del giornale. Tra risalite e discese, tra speranze e delusioni, annunci e illusioni, finanziamenti ed assistenzialismo, apice e crisi di lettori, di pubblicità, messi nell’angolo come a accade a chi ‘perde potere’. Azzardiamo un nome, non proprio casuale, Attilio Lugli. E’ stato presidente dell’Ordine, cronista di giudiziaria, membro del Comitato di redazione. Ha conosciuto il Mercantile da dentro e poi da fuori. Una testimonianza per non dimenticare, errori inclusi, aneddoti.
GENOVA, 13 luglio 2015.- “Siamo quasi arrivati alla fine, i nostri sacrifici sembrano destinati a fallire“. Così Mimmo Angeli, (nella foto) direttore e presidente della cooperativa ‘Giornalisti e poligrafici che nel 1979 rilevò la testata de Il Corriere Mercantile nata nel 1824, scrive nel giornale oggi in edicola con la prima bianca sfondata dal titolo ‘Così muore un giornale’. “Noi come altre cento testate italiane siamo costretti dai tagli alla legge sull’editoria a alzare bandiera bianca – scrive Angeli – Non vogliamo vivere di sovvenzioni, vogliamo rispettate le leggi create per aiutare l’editoria no profit che si è trasformata grazie ai governi che si sono succeduti, in una scandalosa distribuzione di denaro a giornali che non ne avevano diritto”. “Vogliamo esistere per difendere la nostra libertà,consapevoli che si debbano anche, nel limite dell’impossibile, far quadrare i conti. Per questo abbiamo resistito oltre ogni limite, aggrappati al nostro giornale – scrive Angeli – spiegando che la nostra cooperativa è composta da giornalisti e poligrafici con gli stipendi fermi da anni, disposti a rimboccarsi le maniche con un piano editoriale di lacrime e sangue. Le risposte sono cadute nel vuoto, a parte qualche interessamento che non si è concretizzato” nella “indifferenza di una città che si appresta a perdere il suo giornale senza uno squillo di solidarietà o protesta”. È evidente, conclude Angeli “che le nostre difficoltà sono lo specchio della profonda crisi della politica, di quella controrivoluzione che ha coltivato i semi dell’antipolitica, del ‘sono tutti uguali fino a una specie di pulizia etnica delle idee e dell’informazione”. (ANSA).
Editoria. Slc-Cgil: l’agonia del Corriere Mercantile è una pessima notizia. Apuzzo: è un altro passo verso l’appiattimento e l’omologazione. – Roma, 13 luglio 2015 – L’agonia del Corriere Mercantile «e’ una pessima notizia per l’informazione italiana». Lo afferma la segretaria nazionale della Slc-Cgil, Barbara Apuzzo, secondo cui, «dopo quasi 200 anni dalla sua fondazione, oggi siamo costretti ad assistere alla probabile fine di una storica testata, il Corriere Mercantile di Genova». L’ultimo caso, eclatante – sostiene Apuzzo – di una lunga serie di annunci `mortuari´ mentre si rincorrono, soprattutto sui social media, dichiarazioni roboanti sull’imminente riforma dell’editoria. Ogni volta che viene meno la voce di una testata giornalistica, l’intero paese perde una porzione del pluralismo alla base della democrazia». E’ finito il tempo dei proclami – aggiunge la sindacalista – soprattutto se non nelle sedi idonee: ora, non tra anni, bisogna capire come si supera strutturalmente la crisi del settore dell’editoria che evidentemente non e’ congiunturale. A cio’ si aggiunge la necessita’ di capire come dovra’ essere accompagnata la trasformazione in corso e come tutelare l’occupazione. Non possiamo pensare che tutto si risolva negli enormi sacrifici richiesti a giornalisti e poligrafici». «Tutti temi questi – conclude Apuzzo – che avremmo voluto affrontare con il governo, che appare sfuggente sulla reale consistenza della riforma e nei fatti indifferente a tali notizie che significano, nell’immediato, la perdita di centinaia di posti di lavoro e, in prospettiva, l’appiattimento e l’omologazione di idee e informazione». (askanews)