Albenga, Alassio, Loano hanno ‘urlato’ no al forno crematorio nelle rispettive aree cimiteriali. Inquinamento, deprezzamento di immobili, persino danni ai terreni coltivati attigui e al buon nome del turismo. Già, salvare l’industria delle vacanze e quella agricola, dopo che i buoi sono scappati dalle stalle, gli alberghi sono cimeli, molte terre abbandonate. Trionfa il pendolarismo delle seconde case: il 95 % monolocali, bilocali. Una manna per le casse comunali. Tanto fumo negli occhi e poco arrosto ? Vedi chiusure e turnover di esercenti, commercianti, persino ambulanti extracomunitari al 75 % sul mercato settimanali. E’ questa la tipicità made in Italy ? Sta di fatto che a Savona capoluogo è prossima la riapertura del secondo forno, era ‘chiuso per restauro’. Su ben altro fronte, altra notizia- indiscrezione. Da Imperia tornerebbe alla Procura di Savona, il PM Alessandro Bogliolo, alassino doc.
Ormai è passato in cavalleria, nel dimenticatoio. C’era stata sollevazione, dicono ‘popolare’, con immancabili comitati lancia in resta, contro la proposta di un forno crematorio nella mega area cimiteriale di Leca d’Albenga. Trucioli.it, blog di volontari e senza pubblicità di sorta, aveva svelato in esclusiva e non per meriti speciali, la società, Srl, che si era costituita ad hoc: una quindicina di persone, tra imprenditori, uomini d’affari e titolari di Pompe funebri tra Andora e Finale Ligure, tra cui “Pompe Funebri Liguri Srl” , uffici in 9 centri della Riviera e a Pieve di Teco. Ma si è ancora una volta cavalcato il populismo, la disinformazione dell’ibrido ‘partito dei no’.
No agli inceneritori, no ai mega depuratori consortili, no alle nuove autostrade (Albenga – Garessio e Borghetto S. Spirito – Predosa ), no ai tracciati dell’Aurelia – bis già sconvolti da cemento selvaggio, no alla Ferrovia a monte (su questo aspetto, almeno tra Albenga e Finale, lo stato di fatto e le argomentazioni trovano consensi, dati tecnici alla mano al raddoppio in sede). La libertà di pensiero, di critica, di proposta alternativa, sono il sale della democrazia; il ‘partito dei no’ non ha sempre torto, purchè non vinca la demagogia alla leghista vecchia e nuova maniera, a volte alla grillina, altre volte alla forzitaliato e alla pidiessina. Sempre demagogia si tratta, muniti di una buona dose di miopia, o disinformazione della materia di cui si parla. Spesso non si riesce a guardare oltre il proprio naso. Tuttologi e basta.
Limitiamoci al tema ‘forni crematori’. Da Alassio, la scorsa estate, avevamo ricevuto una e mail non anonima, sempre in lista d’attesa. Il testo: “...A parte gli scherzi da buon umore, se ci fosse una proposta intelligente ed una relativa informazione trasparente, il forno crematorio ad Alassio portava dei bei soldi al Comune ed anche risparmiava agli alassini e agli abitanti del comprensorio che vogliono farsi cremare, senza dover peregrinare in Piemonte, attendere tre o quattro giorni, con funerali ad una settimana dalla morte. Bastava fare l’entrata dell’Aurelia bis e costruire il forno dietro la zona più alta del cimitero ed era già fattibile. Senza causare, come hanno pensato i più fantasiosi, file di carri funebri lungo le strade di Alassio”.
Ad Albenga, diciamo solo che tra i promotori della prima ora, figura Mauro Zunino, ex sindaco del centro destra, famiglia di imprenditori e possidenti immobiliari che non hanno bisogno né di sponsor politici al potere, né di ‘banche amiche‘ , tipo Carige e Carisa, per costruire immobili ed investire. Lo vedete Zunino interessato in un’opera autolesionistica per Albenga, il futuro, i figli, i nipoti, i cugini tutti nelle stesse società d’affari? E c’è chi si fa vanto di aver sventato una ‘catastrofe per Albenga”. Quanto è successivamente accaduto a Loano, tenuto conto dove sorge il nuovo camposanto (Berbene), dell’attigua trafficatissima ed inquinante Autofiori, parlare di ‘danni irreparabili’ pare al limite della demenza. Forse ci sono ‘altoparlanti umani‘che non conoscono altre realtà fiorenti in centro e nord europa, oppure zone a vocazione turistica, come se qui non si morisse. Senza andare lontano la confinante Costa Azzurra. Ai paesi più progrediti e sviluppati non sta a cuore l’impatto ambientale? Suvvia, siamo almeno obiettivi! I primi ad essere ‘felici’ sono i gestori di impianti crematori a Bra, Acqui Terme, ecc. Questa volta il ‘partito del no’, a prescindere, è imbattibile.
IL RITORNO A PALAZZO DI GIUSTIZIA DI SAVONA DEL MAGISTRATO ALESSANDRO BOGLIOLO
Tra le novità già annunciate per la cittadella giudiziaria di Savona, la più significativa è certamente il pensionamento, per fine agosto, di un pilastro quale è stato ed è il procuratore capo Francantonio Granero. Aveva praticamente iniziato la carriera nella vecchia pretura della città della Torretta, dismette la toga dove ha scelto di abitare ed attendere l’ULTIMA chiamata. Auguriamo tardi, tardi.
La Procura della Repubblica, da sempre, è il centro nevralgico di un potere temporale sul fronte del rispetto della Costituzione democratica, del codice penale, della legalità. Quando la Procura si muove con autonomia, quando può avvalersi di uno staff all’altezza delle esigenze, quando non insegue fantasmi e sotterranee lotte di potere, quando la preparazione e l’umiltà dei magistrati ha solo come punto di riferimento il rispetto della legge, non solo è credibile, autorevole e sostenuta dai cittadini. Rappresenta un baluardo, una garanzia contro la sopraffazione, le ingiustizie con rilevanza penale. Da non confondere con le ideologie e le confessioni religiose.
Da qui la speranza che Granero, mai dimenticato dagli organi di informazione locale e va a suo merito, abbia un degno successore. Non solo un magistrato che possa restare per il periodo richiesto, meglio se estraneo al tessuto locale. Avrà modo e tempo per approfondire, attorniarsi ed avvalersi di colleghi volenterosi, capaci, irreprensibili. Basti pensare, per lo spessore delle inchieste e la ‘qualità del lavoro’, ai sostituti Giovanbattista Ferro e Ubaldo Pelosi.
Intanto nel mondo forense si è diffusa l’indiscrezione del ritorno nel ‘palazzo del vele’ di Alessandro Bogliolo, alassino, il papà fu ottimo insegnante. Il magistrato, sposato, una figlia diciassettenne, lasciò la prima volta la Procura di Savona, per Genova, nel 2010, quindi a Imperia per sostituire il collega Ersilio Capone. Diciotto pagine di internet (Google) raccontano solo nei ‘richiami’ il percorso saliente ell’attività di Bogliolo insediato nella procura della provincia ponentina, terra di affarie traffici, omicidi mafiosi, di big del potere finanziario, della politica. Basti pensare a Claudio Scajola per un periodo tra gli uomini più potenti d’Italia: da ministro dell’Interno (neo indagato per la morte di Marco Biagi), a braccio destro del leader massimo Silvio Berlusconi, a presidente della commissione parlamentare del Copasir (servizi di Intelligence), ai sodali sparsi nel sottobosco, al sistema che ad un certo punto venne definito “cupola”, “regno di Scajola” proprio nell’ambito di inchieste a raffica, quasi tutte coordinate da Bogliolo. Alcune già concluse con l’assoluzione. Altre in attesa di sentenza definitiva.
Il Pm Bogliolo si è trovato ad occuparsi – ha pure retto la supplenza di capo dell’ufficio del procuratore – dei casi più scottanti degli ultimi cinque anni che hanno dominato, scosso, turbato, stupito, con risvolti e risonanza a volte nazionale. Bogliolo, ai detrattori, alle assoluzioni, pare ripeta di aver svolto il proprio dovere con scrupolo ed impegno – chi non fa errori alzi la mano -. Certo non ha guardato in faccia nessuno si suol dire. Perquisizioni incluse e senza risparmi di energie. Ha dato credito al lavoro di un team di investigatori scomodi nei confronti di imprenditori e pubblici amministratori arrestati, esposti al ludibrio impietoso di mass media, delle locandine fuori dalle edicole. Ma succede sempre così. Non è un’eccezione, Con scarcerazioni definite clamorose in primo grado di giudizio, con pronunce della Suprema Corte che ha bocciato certi teoremi accusatori, di uno dei suoi magistrati più esposti, non il solo, basti pensare a Roberto Cavallone. Gli stessi detrattori non possono neppure sbandierare di trovarsi di fronte ‘ad una toga rossa’. Bogliolo non ha mai nascosto simpatie per la destra ideologica ed è iscritto a magistratura indipendente.
L. Cor.