A 9 anni dai fatti, a 6 anni dalla citazione in giudizio, la parrocchia San Giovanni Battista di Loano ha vinto la causa civile. Il tribunale di Savona ha condannato la Finbox Immobiliare Srl a risarcire oltre 100 mila euro, tra danni causati al Duomo, spese legali e perizie. Una controversia scaturita dalla costruzione di un immobile, attiguo alla basilica di Piazza Italia, in particolare due piani interrati di box. Operazione edilizia che aveva ottenuto le autorizzazioni del Comune e della Soprintendenza. C’era stato anche l’intervento, con sequestro (poi revocato,) della Procura della Repubblica ed un ricorso al Tar. Il compianto parroco, don Pino Zunino, non si era rassegnato. Aveva fatto causa all’impresa ed avrebbe voluto coinvolgere lo stesso Comune, ma venne sconsigliato e ripiegò con un clamoroso comunicato in cui spiegava perchè la chiesa era inagibile: “Che cosa è successo, che cosa stiamo facendo, che cosa abbiamo fatto in passato”. Uno sonoro schiaffo agli ‘smemorati’, peraltro più attivi che mai.
Nei giorni scorsi alla cancelleria del tribunale civile è stata depositata la sentenza. La richiesta danni complessiva ammontava a 400 mila euro, ridotta dai giudici a 100 mila, ma è un primo punto fermo. Una pietra miliare della giustizia. Resta l’interrogativo se la Finbox è solvibile e metterà mano al portafogli, in attesa di decidere se appellarsi o meno. Il lungo iter della causa era ormai finito nel dimenticatoio dei cittadini loanesi e dei mass media. Non di chi, con don Pino, si era preso l’impegno morale a non spegnere il ‘faro’ su una vicenda che tanto clamore e indignazione aveva suscitato. E grande amarezza per colui che, in quel periodo, rappresentava la comunità della prima parrocchia di Loano, San Giovanni Battista appunto.
Una rapida incursione nella rassegna stampa per leggere cosa bolliva in pentola e quale fosse l’interesse dell’informazione locale. Titoli come: “Loano, chiusa la chiesa di San Giovanni. Nei giorni scorsi era stato scoperto un cedimento ed era stata eretta un’impalcatura dietro l’altare. Il provvedimento dei vigili del fuoco in attesa di una perizia sulla volta lesionata. Il sindaco Angelo Vaccarezza annuncia “Affideremo l’incarico ad un ingegnere esperto per capire cosa è accaduto e quali sono gli interventi da attuare” (8 febbraio 2005). L’articolo del Secolo XIX era firmato da Giò Barbera.
Oppure: “Loano, don Pino spiega dal pulpito che i danni alla chiesa sono colpa del park. In un accorato intervento i retroscena della vicenda per cui San Giovanni Battista è stata chiusa “. Il Secolo XIX del 25 febbraio 2005 a firma di Luca Rebagliati. E ancora: “Loano, cantiere sequestrato. Irregolarità edilizie nella costruzione dei box. Gli scavi potrebbero aver danneggiato la chiesa di San Giovanni“. La Stampa del 26 febbraio 2005, con Augusto Rembado. Il 2 marzo 2005, Il Secolo XIX: “Chiesa in pericolo, il sindaco ora ordina di sospendere in lavori. Ordinanza ferma i cantieri dei box di piazza Italia, tra le storiche mura”. Il 20 marzo 2005, La Stampa: “Riapre oggi la parrocchia di San Giovanni. Di nuovo agibile la chiesa di Loano. Il sindaco Vaccarezza ha revocato l’ordinanza emessa l’8 febbraio…a determinare la decisione era stata in particolare la rottura di una ‘chiave’ – termine tecnico catena – della volta della cupola. Un parere è stato chiesto all’ingegnere Stefano Podestà dell’Università di Genova…nei prossimi giorni verranno esaminate le questione degli immobili, con box interrati, in corso di costruzione vicino al Duomo di San Giovanni. Per presunte irregolarità edilizie sono da tempo sotto sequestro i cantieri relativi agli scavi…una verifica che rischia di fermare interventi attesi da tempo in centro a Loano”.
L’8 maggio 2005, a tutta pagina Il Secolo XIX, con Dario Freccero, annunciava: “Loano, quattro sotto inchiesta per i danni alla volta della chiesa. Domani superperizia a San Giovanni Battista per capire se c’è un effettivo pericolo di crollo e le cause. Nominato uno dei massimi esperti italiani, il prof. Benini che si è occupato anche della Torre di Pisa. L’ipotesi di reato chiama in causa l’articolo 730 del codice penale. Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico e artistico nazionale….Prevede l’arresto fino ad un anno e un’ammenda non inferiore a 2065 euro. Il Duomo fu eretto dentro le antiche mura fra il 1633 ed il 1638, consacrato nel 1662. Fu costruito grazie alle donazioni di molti cittadini loanesi sotto Giovanni Andrea II ed ancora oggi considerato un dono ereditato dagli antenati e dunque doppiamente da conservare e curare…ha una superficie di 480 mq, di forma dodecagonale. Già nel 1887 fu al centro di verifiche statiche, il terremoto aveva infatti lesionato la cuspide. Nel 2005 – concludeva il servizio – i problemi sono arrivati non da una scossa tellurica bensì da ruspe e scavi per l’ennesimo park interrato della Riviera di ponente”.
Il 10 luglio 2005, altra tappa del “cupolone story“. Il Secolo XIX: “ Loano si mobilità per la sua chiesa. Raccolti migliaia di euro per ristrutturare il Duomo…“. Nel servizio, di Silvia Andreetto, le parole di don Pino: “ In un mese le offerte hanno già superato quota 10 mila euro….da destinare al restauro urgente del cupolone. Abbiamo esposto un manifesto in tutti gli esercizi commerciali della città: bagni marini, albergatori, bar ed abbiamo ottenuto una risposta eccezionale…quando sono arrivato a Loano, nel 1992, in chiesa pioveva da 12 punti. C’erano catini per contenere l’acqua disseminati ovunque. L’acqua penetrava dalle fessure della copertura del tetto, quando oltre alla pioggia, c’era anche vento…Ma di recente dopo i lavori di scavo dei box, le infiltrazioni erano penetrate nei muri provocando danni agli stucchi che dovranno essere restaurati, così come la facciata. L’intervento si è reso urgente ed il costo da sostenere si aggira sui 317 mila euro…in quanto occorre intervenire sul cupolone sia all’interno, sia all’esterno….”.
Nulla o quasi è stato successivamente reso noto. Né la sorte dell’inchiesta penale, pare col proscioglimento degli indagati. Né la sorte della causa al Tar che avrebbe dato ragione all’impresa. Morto don Pino, silenzio sulla controversia civile e le lungaggini, c’è stata la soppressione della sede distaccata di Albenga del tribunale. Fascicoli trasferiti, assegnazione a nuovi giudici. Tra i testi che hanno deposto, monsignor Fiorenzo Gerini che fu amministratore – economo della diocesi. Non solo, l’opposizione dei legali della Finbox aveva l’obiettivo di addossare la responsabilità dei danni all’impresa edile che aveva eseguito i lavori in appalto. C’era il nodo di appurare, con perizia, il nesso di causalità tra scavi e lesioni all’edificio sacro. La stessa perizia, pare, ha attribuito la colpa non agli esecutori, ma al committente, ovvero la Finbox, il cui operato – insieme a quello di altre imprese operanti nella zona del centro storico – era stato raccontato il 27 giugno 2008, sulla pagina de La Stampa, con queste parole : ” Dopo tanto cemento Loano fa notizia per un nuovo polmone verde che sorgerà tra Palazzo Doria e le vecchie mura….”. Suscitando, all’epoca, una presa di posizione su trucioli savonesi, da parte di Gilberto Costanza che si domandava polemicamente se, dopo tanta beneficenza al verde pubblico, nella costruzione del nuovo teatro (opera abbandonata dalla giunta Pignocca e che causò la spaccatura del gruppo consiliare di opposizione) tra le imprese interessate ai lavori figurasse la Finbox per tre piani di box interrati.
C’è da dire che l’imprenditore privato non fa il benefattore per missione o passione, semmai è l’ente pubblico (Comune, Provincia, Regione, Soprintendenza) che devono bilanciare e tutelare il primario interesse collettivo. E fa riflettere, oggi come ieri, il comunicato che emise don Pino Zunino proprio nel febbraio 2005 – leggi a fondo pagina -. Un documento che riproponiamo per non dimenticare. Il sacerdote ricordava, tra l’altro, che “le osservazioni alla Variante dello strumento urbanistico di attuazione – adottata dal consiglio comunale con deliberazione n. 77 del 15 dicembre 2003, proposte in data 12 marzo 2004 dal legale rappresentante della parrocchia, furono respinte in toto, con deliberazione del consiglio comunale n. 22 del 5 aprile 2004. Non solo, con lettera di studio legale, in data 20 aprile 2004, la parrocchia di San Giovanni Battista ribadiva e confermava la validità delle osservazioni non accolte dall’Amministrazione comunale”, retta dall’allora sindaco Angelo Vaccarezza. Da parte sua la minoranza consiliare si era astenuta. Don Pino ribadiva che “avrebbe continuato a perseguire ogni azione di tutela a favore della parrocchia”.
La sorte che Loano ha vissuto in tema di strumento urbanistico, edificazione del territorio, con risultati e conseguenze, è sotto gli occhi dei cittadini più attenti e sensibili. Distratti esclusi. Auguriamoci che non accadano disastri alluvionali per ‘c0lpa o insipienza’. E non fare, in tal caso, i conti con la grave realtà che ci circonda e ci avvolge. Ad iniziare da chi continua a rinviare scelte, impegni e dichiara ai tanti menefreghisti che a Loano si pratica “la riqualificazione del tessuto urbano”. Bontà loro, con la moltiplicazione dei vani abitabili, con un sistema stradale inadeguato e la dissoluzione della qualità della vita che di conseguenza si percuote sull’industria turistica di qualità. In compenso si festeggerà San Silvestro – Capodanno in piazza Italia, tra canti e balli, proprio di fronte a due chiese, ai fedeli in preghiera. Evviva !
Luciano Corrado