Torniamo alle buone tradizioni, alle buone abitudini dei nostri nonni. Non gettiamo alle ortiche un pensiero gentile, a volte basta una parola di augurio per regalare una manciata di felicità ad un parente, un amico, alle tante persone sole che ci circondano, ad iniziare dai nostri anziani, da chi vive in una casa, ma anche chi è ospite di una residenza protetta, di un ospizio, o ricoverato in ospedale, in casa di cura. Ognuno di noi si faccia parte diligente, dia il buon esempio. Ne abbiamo tutti bisogno come la bontà ed il sorriso dei giusti.
La settimana dal 6 novembre a 12 novembre contempla la ricorrenza degli onomastici di San Emiliano vescovo, San Ernesto di Zwiefalten abate, di San Goffredo di Armiens vescovo, di San Oreste martire, di San Leone I° Magno Papa, di San Martino di Tours vescovo, di San Giosafat Kuncewycz vescovo.
Non trascorre giorno senza compleanni e onomastici. E’ l’occasione buona per fare gli auguri ai propri cari: il coniuge, i genitori, i figli, i parenti, gli amici e i conoscenti.
Spesso succede che, presi dai tanti problemi della vita (in fase crescente ai nostri giorni!), non si guarda il calendario che normalmente è appeso alla parete o posto su una scrivania, un mobile della cucina o della sala da pranzo.
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Nulla di grave (per modo di dire!), però quale probabile delusione per chi si aspettava che – incontrando un parente, un amico o conoscente – gli facesse gli auguri. Viceversa: una grande gioia!
Ritenendo cosa utile agevolare chi naviga in internet e i sempre più numerosi lettori di www.trucioli.it continua la rubrica settimanale.
<strong >Giovedì 6 novembreonomastico di<strong >San Emilianovescovo.
Vescovo irlandese, pellegrino a Roma, morì in fama di santità, nel viaggio di ritorno, nei pressi di Faenza. Al ritrovamento del suo sepolcro, si narrano numerosi prodigi. Il suo corpo è custodito in Cattedrale a Faenza. Per sant’Emiliano, come per tanti altri santi, le testimonianze sulla vita. A Faenza esisteva una ecclesia s. Emiliani già nel XII secolo.
Martirologio Romano: Vescovo irlandese, pellegrino a Roma, morì in fama di santità, nel viaggio di ritorno, nei pressi di Faenza. Al ritrovamento del suo sepolcro, si narrano numerosi prodigi. Il suo corpo è custodito in Cattedrale a Faenza.
<strong >Venerdì 7 novembredi<strong >San Ernesto di Zwiefaltenabate<strong >.Nel 1140 era abate del monastero fondato a Zwiefalten (Wùrttemberg) nel 1089 dai conti Kuno e Liutold von Achalm, ma nel 1145 diede le dimissioni e si unì all’esercito crociato del Re Corrado III. Sulla sua attività come abate si sa poco, meno ancora sulla sua fine. Secondo la leggenda cadde nelle mani dei Saraceni e fu crudelmente martirizzato; viene venerato, infatti, nel suo monastero di Zwiefalten come santo martire. La sua festa è celebrata il 7 novembre. Talvolta fu confuso con l’omonimo prevosto di Neresheim, il quale prese parte alla prima crociata. Nella chiesa di Zwiefalten si conserva sull’altare di S. Stefano una statua di Ernesto, raffigurato anche in due pitture.<em >Autore: Rudolf Henggeler. Fonte: Enciclopedia dei Santi
Martirologio Romano: …
S<strong >abato 8 novembre ricorre l’onomastico di<strong >San Goffredo di Armiensvescovo.
Goffredo conte di Buglione, nato in Francia, era giovinetto al tempo della prima Crociata, e più tardi divenne monaco dell’abbazia di Monte San Quintino, dove fu ordinato sacerdote. Divenne Abate di un altro monastero, a Nogent, e si distinse non soltanto per la sua preparazione dottrinale e spirituale, ma soprattutto per la sua integrità morale, rara in tempi in cui gran parte dell’alto clero era contaminata dalla simonia. Per i suoi meriti e non – una volta tanto – per tornaconto politico, i feudatari e il Re lo elessero Vescovo di Amiens, dove entrò a piedi nudi, in abito da pellegrino, evitando ogni fasto. Il Vescovo San Goffredo fu veramente degno del suo nome, perché cercò senza riposo di ristabilire nella diocesi quella pace di Dio a cui il suo nome accennava.
E poiché erano molti i nemici della pace di Dio – tra i potenti e tra il popolo, tra i feudatari e tra gli stessi religiosi – la sua vita fu difficile e la sua attività di riformatore pacifico ostacolata e denigrata. Si tentò perfino di avvelenarlo, ma il veleno fece morire, al suo posto, un povero cane! In quel tempo la città di Amiens cercava di organizzarsi in libero Comune, scrollando il giogo dei feudatari.
In molte città, i Vescovi, eletti dai feudatari e gelosi dei propri privilegi temporali, contrastavano le tendenze comunali del popolo, appoggiando invece chi aveva in mano il denaro e le armi. San Goffredo, al contrario, fu con i propri cittadini, alleato dell’iniziativa comunale, che però fallì. Quando i feudatari ripresero il controllo della città, la vita del Vescovo amante della giustizia divenne ancor più difficile. Era ancora giovane quando si ammalò, fuori di Amiens, durante un pellegrinaggio alla chiesa dei Santi Crispino e Crispiniano, di cui era devoto. Morì l’8 novembre del 1115, in una abbazia dedicata ai due Santi calzolai e lì fu sepolto, lontano dalla sua bella cattedrale, presso la quale si era consumata la sua vicenda di pastore giusto e Vescovo contrastato. Fonte: Archivio della Parrocchia.
Martirologio Romano: A Saissons in Francia, deposizione di San Goffredo, vescovo di Amiens, che, formatosi per un quinquennio alla vita monastica, patì molto nel ricomporre i dissidi tra i signori e gli abitanti della città e riformare i costumi del clero e del popolo.
Domenica 9 novembre ricorre l’onomastico di San Oreste martire. Nella letteratura greca il nome Oreste è famoso perché portato dal figlio di Agamennone, vendicatore del padre sull’adultera madre Clitemnestra, e a sua volta perseguitato dalle furie infernali. Un nome di rude origine e di tragica risonanza, ma ancora largamente diffuso nel mondo cristiano. Con certezza si sa una cosa: fin dall’antichità si venerava un Martire con quel nome. Alcuni monasteri importanti erano a lui dedicati come quello che, nel IV secolo, vi fu la contesa tra la giurisdizione di due Vescovi, in Cappadocia. E’ nel secondo Concilio di Nicea, nel quale vennero condannati gli Iconodasti, cioè gli spezzatori e gli spregiatori delle sacre immagini, che si ha notizia di un monaco partecipante al Concilio e appartenente al monastero di Sant’Oreste. L’indiscriminata persecuzione dell’imperatore romano Diocleziano aveva disseminato di Martiri tutta la Cappadocia. Sant’Oreste venne detto medico, accusato di stornare il popolo dalla idolatria. Un medico, infatti, può molto sull’animo dei malati, bisognosi di aiuti materiali ma anche di di conforti spirituali. Denunziato come cristiano e diffusore della nuova fede, egli non negò e chiese al cielo un prodigio capace di far presa sul popolo, che egli voleva trarre alla verità del Cristianesimo. Infatti, con un soffio della sua bocca, le statue degli idoli volarono come foglie morte e le colonne del tempio furono mulinate come fili di paglia.
Martoriato con i chiodi, trascinato da un indomito cavallo, alla fine il suo cadavere trasfigurato venne gettato in un fiume, dal quale lo trasse un misterioso personaggio, rivestito da una magnifica dalmatica. Fu così che le reliquie del Martire giunsero fino al luogo dove doveva trovarsi il punto fisso e obbligato di tutta la leggendaria Passione, cioè l’antico e anticamente famoso monastero di Sant’Oreste, in Cappadocia. Fonte: Archivio parrocchiale.
Martirologio Romano: A Tiana in Cappadocia, nell’odierna Turchia, sant’Oreste martire.
<strong >Lunedì 10 novembrericorre l’onomastico di<strong >San Leone I Magno. (Papa dal 29/09/440 al 10/11/461), consigliere di Celestino I e di Sisto III, inviato da Valentino a pacificare le Gallie, venne eletto papa nel 440 circa. Fu un papa energico, avversò le sopravvivenze del paganesimo; combatté manichei e priscillanisti. Intervenne d’autorità nella polemica cristologica che infiammava l’Oriente, convocando il Concilio ecumenico di Calcedonia, nel quale si proclamava l’esistenza in Cristo di due nature, nell’unica persona del Verbo. Nel 452 fu designato dal debole imperatore Valentiniano III a guidare l’ambasciata romana inviata ad Attila. I particolari della missione furono oscuri: è solo che il Re degli Unni, dopo l’incontro con la delegazione abbandonò l’Italia. Quando Genserico nel 455 entrò in Roma, Leone ottenne dai vandali il rispetto della vita degli abitanti, ma non poté impedire l’atroce saccheggio dell’Urbe. Dotato di un alto concetto del pontificato romano, fece rispettare ovunque la primazia del vescovo di Roma. Compose anche preghiere contenute nel “Sacramento Veronese”. Benedetto XIV, nel 1754 lo proclamò dottore della Chiesa. E’ il primo papa che ebbe il titolo di Magno (Grande).
Martirologio Romano: Memoria di san Leone I, papa e dottore della Chiesa: nato in Toscana, fu dapprima a Roma solerte diacono e poi, elevato alla cattedra di Pietro, meritò a buon diritto l’appellativo di Magno sia per aver nutrito il gregge a lui affidato con la sua parola raffinata e saggia, sia per aver sostenuto strenuamente attraverso i suoi legati nel Concilio Ecumenico di Calcedonia la retta dottrina sull’incarnazione di Dio. Riposò nel Signore a Roma, dove in questo giorno fu deposto presso san Pietro.
<strong >Martedì 11
novembre ricorre l’onomastico di Martino di Tours vescovo. Nasce in Pannonia (oggi Ungheria) a Sabaria da pagani. Viene istruito sulla dottrina cristiana ma non viene battezzato. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruola a sua volta, giovanissimo, nella cavalleria imperiale, prestando poi servizio in Gallia. E’ in quest’epoca che si colloca l’episodio famosissimo di Martino a cavallo, che con la spada taglia in due il suo mantello militare, per difendere un mendicante dal freddo.
Lasciato l’esercito nel 356, già battezzato forse ad Amiens, raggiunge a Poitiers il vescovo Ilario che lo ordina esorcista (un passo verso il sacerdozio). Nel 361 fonda a Ligugé una comunità di asceti, che è considerata il primo monastero databile in Europa. Nel 371 viene eletto vescovo di Tours. Per qualche tempo, tuttavia, risiede nell’altro monastero da lui fondato a quattro chilometri dalla città, chiamato Marmourtier. Si impegna a fondo per la cristianizzazione delle campagne. Muore a Candes nel 397. (Avvenire)
Martirologio Romano:Memoria di san Martino, vescovo, nel giorno della sua deposizione: nato da genitori pagani in Pannonia, nel territorio dell’odierna Ungheria, e chiamato al servizio militare in Francia, quando era ancora catecumeno coprì con il mantello Cristo stesso celato nelle sembianze di un povero. Ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida di sant’Ilario di Poitiers. Ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, manifestò in sé il modello del buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini, finché a Candes fece ritorno al Signore.
<strong >Mercoledì 12 novembrericorre l’onomastico di<strong >San Giosafat Kuncewyczvescovo.
Nasce a Wolodymyr in Volynia (Ucraina) nel 1580 e viene ricordato come il simbolo di una Russia ferita dalle lotte tra ortodossi e uniati. La diocesi di Polock si trovava in Rutenia, regione che dalla Russia era passata in parte sotto il dominio del Re di Polonia, Sigismondo III. La fede dei Polacchi era quella cattolica romana; in Rutenia invece, come nel resto della Russia, i fedeli aderivano alla Chiesa greco-ortodossa. Si tentò allora un’unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero cioè i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta <uniate>, incontrò l’approvazione del Re di Polonia e del Papa Clemente VIII. Gli ortodossi, però, accusavano di tradimento gli uniati, che non erano ben accetti nemmeno dai cattolici di rito latino. Giovanni Kuncevitz, che prese il nome di Giosafat, fu il grande difensore della Chiesa uniate. A vent’anni era entrato tra i monaci basiliani. Monaco, priore, abate e finalmente arcivescovo di Polock, intraprese una riforma dei costumi monastici della regione rutena, migliorando così la Chiesa uniate. Ma a causa del suo operato nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto. (Avvenire)
Martirologio Romano: Memoria della passione di san Giosafat (Giovanni) Kuncewi
cz, vescovo e martire, che spinse con costante zelo il suo gregge all’unità cattolica, coltivò con amorevole devozione il rito bizantino-slavo e, a Vitebsk in Bielorussia, a quel tempo sotto la giurisdizione polacca, crudelmente assalito in un tumulto dalla folla a lui avversa, morì per l’unità della Chiesa e per la verità cattolica.
Nota: Per chi fosse interessato ad approfondire la vita di San Giosafat Kuncewicz si consiglia di accedere al sito www.santiebeati.it . E’ riportata una omelia sul santo con una ampia e dettagliata nota esplicativa dell’autore: Padre Tomas Tyn.
Fonte: www.santiebeati.it
Gilberto Costanza