Mentre la triplice, guidata dalla segretaria provinciale della Cgil savonese, continua a strillare che per salvare l’occupazione occorra assolutamente riavviare i 2 vecchi gruppi a carbone spenti dal marzo scorso anche se non sono in condizioni di essere risanati (dopo 43 anni di onorato servizio), da qualche parte spunta il piano ” b”: ovvero le pregiate aree di Tirreno Power vengano adibite come retroporto per la piattaforma Maersk. Elementare , Watson, ma inaudito per il forte partito del carbone, il quale controbatte subito che la soluzione é impossibile. E sapete perché? Per riusarle sarebbe obbligatorio progettare una procedura di bonifica e decontaminazione, paragonabile a quella posta in essere per l’ Acna di Cengio ed i lavoratori hanno bisogno di alternative immediate.
I fautori del complesso carbocementizio savonese, hanno trovato, pur inconsapevolmente la soluzione, il piano “c”: il governo deve obbligare l’azienda della famiglia di Carlo De Benedetti a risanare l’area contaminata a proprie spese, impiegando gran parte delle maestranze che vorrebbe licenziare,risolvendo cosi sia l’urgente problema occupazionale, sia un suo riutilizzo produttivo da parte delle ditte interessate. Dunque le alternative i esistono, basta avere le idee chiare, ovvero volere continuare a insistere su lavorazioni malsane e gravemente nocive per l’aria, l’acqua, il suolo, nonché deleterie per la salute dei lavoratori e dei cittadini? Leggi!